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Il venerdì del Napoli – Il monologo Ancelottiano nell’incubo dell’Emirates, modalità santino attivata per Alex Meret e sei giorni per non mollare il sogno Europa

Un mese di Aprile di “passione e sofferenza”, non solo per la Pasqua ormai imminente ma in particolar modo per un azzurro che non riesce ad esprimersi con le sue sfumature più belle ed intense. Dopo i passi falsi deludenti contro Empoli e Genoa ci si aspettava una gran reazione di carattere in Europa League, unico obiettivo manifestato e dichiarato che ormai resta al Napoli di Ancelotti. Nonostante al cospetto ci fosse un top club come l’Arsenal, ciò che davvero contava era proprio l’approccio al match per vivere una notte di sogni e speranze. Gli stessi, sono stati in gran parte sostituiti da un realtà che conferma ancora troppi interrogativi: il Napoli è sceso in campo timoroso, abulico, fumoso e quasi frastornato, compromettendo con il passivo subìto anche il ritorno al San Paolo. Ora servirà una vera impresa, una prestazione perfetta e da grande squadra per far dimenticare ciò che ad Aprile non è andato e dare ancora un senso ad una stagione che potrebbe, ahimè, terminare davvero anzitempo.

I come Inizio Incubo

Tantissime aspettative accompagnavano Napoli-Arsenal ed un giovedì sera che conteneva al suo interno tutti i crismi per essere davvero indimenticabile. Al di là del risultato, così come cantano gli ultras, da tifosi si voleva assistere ad una bella partita, rievocando le notti di Champions quando gli azzurri hanno indossato il loro vestito migliore mettendo in seria difficoltà ogni avversaria. L’Emirates è di un fascino immenso, Mertens e compagni dispensano concentrazione e sorrisi insieme a 3000 cuori pulsanti pronti a sostenerli ma al pronti via qualcosa proprio non va. I padroni di casa impongono il ritmo alto, sfruttano ogni porzione del campo mettendo in difficoltà i terzini partenopei, Allan e soci perdono una quantità immensa di palloni favorendo così il contropiede dei Gunners. Un inizio da incubo, così come il parziale al 25′: un 2-0 senza appello, per un giovedì che si preannuncia sin da subito assolutamente da dimenticare.

A come Attacco Leggero

Alla vigilia del big match contro l’Arsenal, una domanda teneva banco in ogni bar, in tutte le tv, in qualsiasi discorso di tifosi ed appassionati di calcio, ancor più tra radio e giornali: chi giocherà in attacco per il Napoli? Nelle ore antecedenti alla gara dell’Emirates, erano salite incondizionatamente le quotazioni del duo leggero Insigne-Mertens, raccogliendo consensi ed entusiasmo. Con una difesa perforabile come quella degli inglesi, i due scatenatissimi folletti partenopei daranno sicuramente filo da torcere. Vero a metà: tantissimo movimento per entrambi, qualche occasione maggiormente velenosa creata in particolar modo per il capitano, mancando però di quel guizzo decisivo che avrebbe tenuto ancor un po’ più aperto il discorso qualificazione. Nella ripresa poi, un flusso di tre parole ha attraversato l’Italia fino al canale della Manica, creando un potente fil rouge tra il Tower Bridge ed il Vesuvio: “Miett a Milììììììk” riecheggiava senza appello ed al 66′ detto fatto: il risultato però, ahimè, non è comunque cambiato.

M come Monologo Ancelottiano

Si soffre all’Emirates. In campo, sugli spalti ed anche in panchina. “Non va bene, usate la testa!” continua a ripetere Ancelotti Senior, fissando spesso il vuoto e suo figlio Davide, non riuscendo proprio a trovare una spiegazione plausibile per l’atteggiamento troppo morbido e sotto ritmo del suo Napoli. Errori di posizione, tecnici e tattici, palle perse, clamorose occasioni sprecate, la paura negli occhi dei suoi uomini: tutto ciò non può appartenere ad una squadra come quella azzurra, arrivata carica e ricca di speranze di Inghilterra, così come i suoi tifosi. Non c’è pacchetto di gomme che tenga, non c’è improperio che possa scacciar via quella delusione. Ed ecco, che quasi preso dallo sconforto del momento, mister Ancelotti inizia ad interrogare se stesso, in un monologo silenzioso abilmente ripreso al 49′ dalle telecamere di Sky. Chissà il suo io cosa gli abbia risposto: fatto sta che, forse impaurito in stile esorcista, il Napoli ha iniziato a giocare meglio.

S come SantoMeret

Mondalità Santino attivata al 69′ per Alex Meret quando il talentuosissimo estremo difensore azzurro strappa gli applausi dei presenti e di tutto il popolo partenopeo divanato con una doppia parata da fuoriclasse che salva così un risultato già compromesso, lasciando ancora senso alla gara di ritorno al San Paolo. Il classe ’97 e sottolineo 1997, ha preso per mano la sua squadra per larghi tratti, sistemando una difesa spesso in black out, scuotendo i compagni vittime di errori individuali e suonando la carica quando non c’era da mollare poichè le cose non andavano per nulla bene. Un Meret vero leader, nonostante nei suoi occhi si leggesse tutto il timore e la concentrazione per l’impegno. Ma via così, con la spregiudicatezza della giovane età e la voglia di arrivare lontano: intanto, si va a posizionare all’apice della trinità azzurra, con SantoKoulibaly post Juve-Napoli e le fatiche del giovane Allan nel girone di Champions League. Pregate per noi.

D come DoppioCambio

E’ il minuto 83 ed il Napoli è ancora sotto di due reti. La ripresa sta regalando uno spettacolo più equilibrato rispetto alla prima frazione di gioco, conseguenza in particolar modo dell’Arsenal che ha abbassato il ritmo per gestire il risultato. Qualche occasione da gol importante anche per gli azzurri, che nonostante aver divorato due reti con Insigne e Zielinski, non riescono proprio ad accorciare le distanze. Milik è subentrato ma serve qualcosa in più. Ancelotti mastica, cammina, guarda Davide, l’Emirates, i problemi in campo, il tabellone con il passivo e non ha dubbi: ora è tempo di osare, ora è tempo di provarci davvero fino alla fine. Ed è così che si appella alla doppia mossa della disperazione, così come avvenuto in parte anche contro Genoa ed Empoli: fuori Ruiz ed Insigne, nella mischia invece Younes e lo scatenatissimo Ounas. Tanto movimento, cross e fantasia in particolar modo per il classe 1996 che, seppur sia andato ancora una volta vicino alla marcatura, gli tocca ancora rimandarla. E non c’è due senza tre.

G come Giovedì al San Paolo

Nell’ennesimo post partita triste e sconsolato, c’è chi vuole incredibilmente e stupidamente la testa di Ancelotti, chi ha già individuato il solito capro espiatorio e chi, come la maggior parte dei tifosi, semplicemente sta ndussecato: stanotte probabilmente in molti non hanno riposato bene, pensando e ripensando a ciò che è andato storto, a come mettere nel mirino un’impresa che farebbe così proseguire il sogno azzurro in Europa dando ancora senso a quest’ultimo mese di una stagione di transizione che ha comunque regalato tantissime soddisfazioni. A noi giornalisti resta con orgoglio il compito di scrivere, analizzare, capire, sviscerare ogni considerazione ed ogni giocata fino all’osso. Ai tifosi del Napoli invece, un compito ancor più arduo: quello di dimenticare per sei giorni cosa è successo all’Emirates e sostenere Koulibaly e compagni come mai fatto sino ad ora, tornando a casa senza voce e si spera, con il cuore pieno di orgoglio. Ci sarà tempo per le critiche, delle disamine, dei bilanci ma non è decisamente questo: adesso c’è solo da cantare e sostenere, a caccia di un sogno. E che compito ai giocatori? Quello di crederci, fino all’ultimo secondo. Di scendere in campo con gli occhi di brace, con il coltello tra i denti regalando, comunque vada, una notte di grande sport e di bel calcio, che faccia confermare a testa alta ed a gran voce che si è fieri di questo Napoli, del suo cammino, del suo approccio. Che faccia costruire una grande squadra per il prossimo anno per provare ancora a vincere qualcosa di importante e confermarsi tra le migliori squadre d’Europa. Per far capire a tutti di cosa sono capaci gli azzurri e delle emozioni che solo il San Paolo può regalare. Perchè solo così, al di là del risultato, sarà comunque un gran bel venerdì del Napoli.

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