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Napoli: vale di più il terzo posto dell’Atalanta che il tuo secondo posto. Ecco perchè…

Nazionale

Anche il campionato 2018/2019 è stato archiviato, con molti verdetti emessi soltanto all’ultima giornata. Il Napoli è stato sconfitto sabato sera dal Bologna: gli azzurri non avevano più motivazioni e hanno ceduto il passo alla squadra emiliana apparsa più pimpante e propositiva.

Domenica sera, però, con la chiusura delle altre partite, spunta un risultato che sembrerebbe sorprendente. L’Atalanta, infatti, ha chiuso il campionato al terzo posto ed accede, così, di diritto alla prossima edizione della UEFA Champions League. Il risultato della squadra orobica può sembrare davvero incredibile, ma se si facesse un’attenta analisi non ci si meraviglierebbe del piazzamento.

IL SETTORE GIOVANILE

Innanzitutto la squadra bergamasca ha un settore giovanile su cui ha puntato gli occhi mezza Europa. Il centro sportivo di Zingonia è all’avanguardia ed è una fucina di talenti. Ogni anno, infatti, la squadra bergamasca mette in mostra giovani talenti e riesce a ricavarne interessanti plusvalenze. Paragonabile al famosissimo “Metodo Crujiff”: l’ex giocatore olandese ha fondato un centro giovanile all’avanguardia all‘Ajax prima e al Barcellona poi. Proprio l’Ajax, da questo punto di vista, è un riferimento per moltissime squadre europee: tanto è vero che l’ultimo gioiellino sfornato dal vivaio, Frenkie De Jong, è stato ceduto al Barcellona per la conisderevole cifra di 80 milioni di euro.

Il Napoli aveva progettato, tempo fa, di costruire un centro sportivo giovanile, la “Scugnizzeria“, sulla falsa riga della “Cantera“catalana, ma il progetto non è mai decollato. Addirittura, proprio il Barcellona ha strappato una giovanissima promessa, di soli undici anni, alle giovanili azzurre, trovando collocazione lavorativa anche ai genitori del piccolo Enzo (questo il nome del bambino prodigio) pur di accaparrarsene le prestazioni.

L’ALLENATORE

L’Atalanta ha un allenatore, Gianpiero Gasperini, che riesce a valorizzare il materiale umano a propria disposizione, non avendo paura di lanciare giovani affamti. Il tecnico di Grugliasco ha un feeling particolare con i giovani: dal 1994 al 2003 ha allenato le giovanili della Juventus, dalla quale sono usciti molti giocatori che poi si sono affermati. Quando, ha allenato in giro per l’Italia ha continuato a monitorare e lanciare giocatori giovani che poi si sarebbero affermati.  Non ultimo il difensore Gianluca Mancini, sul quale, proprio il Napoli, tempo fa, aveva messo gli occhi.

Carlo Ancelotti ha, dalla sua parte, un palmarès ricchissimo. Ha vinto praticamente tutto. E’ riuscito a trionfare in ogni manifestazione cui ha partecipato. Ma ha vinto nei top club europei, quelli che avevano a disposizione il fior fior di giocatori. Anche il tecnico di Reggiolo riesce a creare un feeling particolare con i propri giocatori, basti pensare al rapporto strettissimo con Cristiano Ronaldo. Il portoghese non ha legato con nessun altro tecnico quanto ha legato con l’attuale tecnico del Napoli.

Ancelotti richiede giocatori già pronti, già affermati ed adatti a giocare il tipo di calcio che lui pratica. Inoltre Ancelotti ha scelto Napoli, una piazza esigente che non concede il tempo ad un giovane di maturare e fare esperienza. Al primo sbaglio si può venire subito bersagliati (basti pensare a quanto accaduto, in diverse circostanze, a Lorenzo Insigne). 

L’unico giocatore, giovane, arrivato tra lo scetticismo generale, che è stato fortemente voluto da Ancelotti Jr. ed è stato valorizzato da Ancelotti Sr. è stato Fabian Ruiz. Un giovane, già formato, con grande esperienza internazionale, capace di rompere gli equilibri e gli schemi.

LA COPPA ITALIA

L’Atalanta è arrivata in finale della competizione della Coppa Nazionale. Ha perso soltanto per sfortuna contro la Lazio, nella finale di Roma. La sede della finale, suscita da anni molte polemiche, e quest’ anno non ci sono state eccezioni: infatti i tifosi biancocelesti erano in numero maggiore rispetto a quelli orobici, e di fatti hanno giocato in casa. Ma la svolta della competizione la squadra orobica l’ha impressa nella gara dei quarti di finale quando ha asfaltato i campioni d’Italia della Juventus. Nella gara ha messo in campo la voglia di vincere e la determinazione necessaria per portare il risultato a casa. La grinta messa in campo e trasferitagli dal tecnico ha fatto il resto: la Juventus è stata annichilita e annientata nel gioco e nel risultato. Il 3-0 finale (che, paradossalmente, sta stretto agli orobici) è senza appello. Da lì la cavalcata fino alla sfortunata finale.

Il Napoli è arrivato ai quarti di finale. Proprio come la squadra bergamasca la svolta è stata nella gara dei quarti. Nella sfida di San Siro la squadra azzurra è caduta sotto i colpi di Piatek che, con una doppietta, ha chiuso la partita. Il dato preoccupante, però, è che la squadra in quel di Milano sembrava non essere proprio scesa in campo, lontana controfigura di quella ammirata fino a qualche tempo prima. Ancelotti non ha preso (non è sua abitudine) sotto gamba la gara, ma la squadra è stata evanescente ed è uscita bruscamente dalla competizione.

IL CAPITANO

L’Atalanta ha sempre coccolato il suo capitano, il Papu Gomez, il quale ha stabilito un legame viscerale con la tifoseria nerazzurra. Nonostante nelle scorse sessioni di mercato sia stato accostato a diverse squadre (tra cui proprio il Napoli), ha sempre seccamente smentito e rifiutato ogni possibile destinazione. La società ha preso atto della volontà del capitano e ha rinnovato il contratto, adeguandogli l’ingaggio (il più oneroso per le casse societarie), promettendogli, a fine carriera, un posto nella dirigenza.

Il Napoli ha riservato un trattamento particolare per Hamsik. Lo slovacco, in 12 anni, è sempre stato messo in discussione. E’ stato criticato, anche pesantemente, ed ogni estate sembrava fosse quella buona per i saluti. Ma alla fine, in una fredda notte di Febbraio, Hamsik è partito davvero, destinazione Cina, precisamente al Dalian. Non ha resistito alla tentazione del denaro.

In Oriente Hamsik percepirà in soli 3 anni, gli stessi soldi che a Napoli ha guadagnato in ben 12 anni. Ed è stato un addio passato inosservato, non un saluto, non un giro di campo. Come se lo slovacco avesse commesso un torto imperdonabile, tanto da non voler mettere neanche la faccia.

L’ATTACCANTE

Nell’Atalanta è definitivamente esploso Duvàn Zapata. Il colombiano, proprio ex Napoli, ha trovato a Bergamo la sua definitiva consacrazione. Ben si era comportato nella sua esperienza napoletana ma, forse ancora troppo giovane, non ha trovato la continuità necessaria.

Quando, prima a Udine e poi a Genova con la maglia blucerchiata, aveva trovato una certa continuità aveva avuto un rendimento altalenante.  Nella prima parte del campionato, Zapata, aveva incontrato qualche difficoltà che gli aveva messo in discussione la titolarità, salvo poi esplodere nella seconda parte del campionato.

L’exploit gli ha permesso di superare, perfino, Cristiano Ronaldo nella classifica dei marcatori.

Nel Napoli, Arek Milik, ha avuto fasi alterne. Il polacco era reduce da due gravissimi infortuni che ne hanno compromesso due stagioni in riva al Golfo, ma quando è rientrato ha fatto sentire il suo peso. Ha avuto una media realizzativa straordinaria. 1 gol ogni 104 minuti giocati: praticamente, considerando anche i minuti di recupero la media era di un gol a partita. Superiore addirittura a Cristiano Ronaldo.

Però Milik non sempre è stato lucido e non sempre è stato preciso. Ha sbagliato dei gol clamorosi (basti pensare quello dei minuti finali contro il Liverpool nella gara di ritorno, che poteva permettere agli azzurri di andare agli ottavi della competizione) e, nel finale del campionato si è un pò spento.

Ha chiuso la stagione con 20 gol, di cui 17 in campionato e neanche una in Champions League. Dato che non è preoccupante, ma sicuramente invita ad un’attenta riflessione.

LO STADIO

L’Atalanta, dopo una diatriba con il comune di Bergamo, ha trovato un accordo per la privatizzazione dello stadio (come sta avvenendo per la maggior parte degli stadi italiani) grazie alla quale, la società e il comune divideranno le spese per la ristrutturazione (attualmente l’Atalanta le partite casalinghe le sta disputando a Reggio Emilia) e per la manutenzione. Dopo un determinato periodo di tempo, la concessione temporanea diventerà definitiva e la proprietà dello stadio passerà alla società.

Il Napoli da anni fa lotte intestine con il comune per la manutenzione del San Paolo. De Laurentiis non ha esitato, più volte, a definire “cesso” lo stadio.

Le condizioni della struttura non sono delle migliori, ma si ha l’impressione che il Presidente e il Comune vogliano giocare allo scaricabarile. Per fortuna di entrambi a luglio inizieranno le Universiadi. Questa manifestazione ha portato dei soldi con i quali si è avviata un’opera di manutenzione.

Ma per la privatizzazione o, quantomeno, per una concessione a lunghissimo termine i problemi sono molteplici. Cosa che non è accaduta a Bari (l’altra società della famiglia De Laurentiis), dove il sindaco Decaro ha promesso la privatizzazione del San Nicola. Il problema della burocrazia esiste, ma è relativo. L’impressione è che, a Napoli, non ci sia la volontà politica di intervenire in questo senso.

LA TIFOSERIA

La tifoseria bergamasca è tra le più calde d’Italia, ha dimostrato di sostenere la squadra ed appoggiare le scelte societarie. Il presidente Percassi è ben voluto dalla tifoseria, in quanto si è sempre dichiarato primo tifoso, ed ha agevolato, quando ha potuto, la tifoseria organizzata, come poteva. Il prezzo del biglietto nei settori popolari è sempre rimasto contenuto, in prezzi abbastanza abbordabili, cosa che è stata gradita dalla tifoseria.

La tifoseria napoletana, invece, si è schierata contro il Presidente De Laurentiis. Il presidente è reo, secondo la tifoseria, di aver fatto uscite inopportune, talvolta offensive, nei confronti della tifoseria, della città e, più in generale, degli abitanti di Napoli. Inoltre ha adottato una politica dei prezzi dei biglietti abbastanza discutibile. I biglietti per le partite considerate non di cartello venivano venduti, nei settori popolari, a caro prezzo. Si pagava, mediamente, non meno di 30 euro a persona (cifre astronomiche se si consideravano famiglie con più figli). Anche per questa politica lo stadio San Paolo è rimasto, molto spesso, purtroppo, desolatamente vuoto.

LA FILOSOFIA SOCIETARIA

L’Atalanta ha una filosofia societaria chiara da anni. Giocare bene e divertire il pubblico, se a questi due presupposti dovesse seguire una vittoria ancora meglio. Il presidente Percassi è il primo tifoso della squadra, è entusiasta del tecnico e dei giocatori ed ha un buon rapporto con la tifoseria. Purtroppo la società gode di un bacino di utenza limitato e ristretto e quindi gli introiti maggiori arrivano dalle cessioni di calciatori (magari con plusvalenze). Nonostante le continue cessioni, l’Atalanta si ritrova ogni anno a lanciare giovani interessanti (che servono a fare cassa) e a lottare per posizioni di prestigio. Per la prima volta nella sua storia, quest’anno, ha chiuso il campionato al terzo posto.

La filosofia societaria del Napoli è altrettanto chiara da tempo.L Lottare per le prime posizioni, cercando di mantenere una oculata gestione economico societaria. De Laurentiis vuole evitare follie di mercato, ma prendere i giocatori giusti, utili e funzionali al gioco proposto dal tecnico e dagli schemi che propone, calibrando gli investimenti.

Dovrebbero coincidere una serie di fattori e di circostanze per vincere, ma non sempre accade e quindi, meglio l’accesso alla Champions League che porta dei ricavi sicuri che tentare di lottare per vincere senza essere, oggettivamente, mai in grado di poterlo fare.

Il presidente, inoltre, non è ben visto dalla tifoseria per delle dichiarazioni sempre sopra le righe, con le quali è caduto, molto spesso, in una inutile retorica, talvolta offensiva.

IL CAMMINO EUROPEO

L’Atalanta non è andata molto avanti nel cammino Europeo. Infatti è uscita contro il Copenaghen nei playoff di Europa League lo scorso 30 Agosto. Da lì l’Atalanta ha lavorato per ritornare in Europa e lo ha fatto dalla porta principale. La fatale lotteria dei rigori è stata, praticamente, una benedizione per Gasperini che ha, infatti, dichiarato:  “Forse uscire a Copenaghen in quei famosi rigori è stata una fortuna: non saremmo riusciti a tirare fuori una stagione così. Avevamo lavorato una stagione per riuscire ad agganciare l’Europa, ma rivista oggi è forse stata la pietra da cui è nato questo campionato”.

Il Napoli, in Europa, ha praticato un percorso ad ostacoli ed è uscito dai gironi della Champions League, soltanto per sfortuna. Il palo a Belgrado di Insigne che ha inchiodato il risultato sullo 0-0, e la sconfitta (l’unica nel girone) contro il Liverpool in Inghilterra hanno sancito l’uscita dalla massima competizione europea. Un pò come accadde con Benitez, nel famoso girone infernale chiuso a 12 punti insieme ad Arsenal e al Borussia Dortmund di Klopp. Ora come allora fuori per un solo gol nella classifica avulsa. Il Napoli si è proiettato poi in Europa League uscendo, però, ai quarti di finale (proprio come nel cammino in Coppa Italia).

Lo Zurigo non è stato avversario temibile e il Salisburgo ha messo in difficoltà gli azzurri. Dopo la sonora vittoria casalinga per 2-0; dopo il gol del vantaggio in terra austriaca, il Napoli si è spento e ha perso per 3-1 rischiando una clamorosa rimonta dalla squadra austriaca. Salisburgo sottovalutato dagli azzurri ma che l’anno prima avevano vinto contro la Lazio a domicilio e fatto fuori Borussia Dortmund (sempre a domicilio) e spaventato l’Arsenal. Arrivando a 5 minuti dal sogno della finale Europea.

Contro l’Arsenal non c’è stata storia, né partita: la squadra inglese ha chiuso la pratica già nella partita di andata che si è chiusa per 2-0 in favore degli inglesi. Lo 0-1 di Lacazette, nella gara di ritorno, è stata una formalità. Peccato che il Napoli, per affrontare al meglio le gare europee abbia perso punti, preziosissimi in campionato.

IL CAMPIONATO ED IL PIAZZAMENTO FINALE

L’Atalanta dalla vittoria contro il Napoli dell’Ottobre dell’anno scorso, dopo che il tecnico Gasperini fu messo in discussione, non si è più fermata facendo una scalata che l’ha portata al piazzamento champions di quest’anno. Non ha sbagliato una partita, non ha sbagliato un colpo, ha perso punti soltanto contro squadre oggettivamente più forti. Ma la mano di Gasperini è stata fondamentale per la cavalcata che l’ha portata al piazzamento champions.

Il tecnico ha ritenuto una benedizione l’uscita ai playoff di Europa League contro il Copenaghen per potersi dedicare esclusivamente al campionato. Addirittura aveva dichiarato, alla vigilia dell’ultima gara di campionato, che era più facile arrivare al terzo posto che al quarto. Sosteneva che con una sconfitta avrebbe concluso il campionato al quinto posto (sempre meritevolissimo di elogi), ma la sua squadra è entrata in campo col piglio giusto, sbarazzandosi abbastanza agevolmente del Sassuolo.

L’Atalanta ha così coronato un sogno lungo 112 anni di approdare direttamente alla fase a gironi della Champions League: complice un campionato livellato verso il basso, la squadra orobica ha dimostrato di poter competere fino alla fine per traguardi importanti. Ha chiuso a quota 69 punti, 10 di meno rispetto al Napoli, ma si è meglio posizionata rispetto all’Inter per il vantaggio negli scontri diretti. Praticamente la realizzazione di un sogno.

Il Napoli, dopo aver concluso lo scorso campionato a 91 punti, con strasichi polemici a non finire, quest’anno chiude a quota 79 punti. Non è difficile vedere che, rispetto all’anno scorso, ha totalizzato ben 12 punti di meno. Il paragone tra i tecnici è altrettanto esemplificativo. Sarri al primo anno finì al secondo posto a quota 82 punti, tre in più di quest’anno, nonostante un avvio abbastanza disastroso con soli due punti in tre partite (contro la Sampdoria al San Paolo la squadra azzurra si è fatta rimontare un doppio vantaggio; contro l’Empoli era passato in vantaggio e ha rischiato di perderla).

L’avvio non brillante di Sarri gli costò diverse critiche, addirittura fu messo in discussione; Ancelotti non è mai stato messo in discussione. La squadra, con Sarri, ha lottato per la vittoria del titolo, sfiorata nello scorso campionato; con Ancelotti, quest’anno, il campionato era chiuso già da febbraio, quando il Napoli ha preferito concentrarsi sulle coppe europee perdendo, in malo modo, qualche punto per strada.
La sconfitta di Empoli e il pareggio casalingo contro il Genoa erano stati dei segnali poco incoraggianti, ma si pensava che l’attenzione fosse rivolta alla delicatissima partita dei quarti di Europa League contro l’Arsenal. La sconfitta dell’Emirates Stadium ha aperto una leggera crisi, che ha messo in discussione l’operato del tecnico.

Il Napoli, quest’anno, non ha mai messo in discussione il podio, vista anche la pochezza mostrata dalle altre squadre. Non poteva lottare per la vittoria finale, per la distanza siderale che lo separava dalla Juventus, ma, paradossalmente, non poteva finire neanche fuori dalla Champions League per tutto il vantaggio che aveva accumulato sulle inseguitrici.

 

 

 

 

 

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