L’altra campana: intervista a Massimiliano Esposito

Intervista esclusiva a Massimiliano Esposito per la rubrica “l’altra campana”
Dopo Nicola Diliso (al LINK l’intervista completa) la redazione di CasaNapoli.net ha intervistato in esclusiva, per la rubrica l’altra campana, Massimiliano Esposito. Di seguito vengono riportare le parole dell’ex calciatore di Serie A, tra cui di Napoli e Brescia.
Hai militato nel Brescia in uno dei periodi migliori nella storia della società. Tra il 2000 e il 2002 la squadra, guidata da Carlo Mazzone, raggiunge il 7° posto in classifica di Serie A e la finale di Coppa Intertoto. Come sono stati quei due anni?
“E’ stata un’esperienza molto positiva. Oltre ai traguardi raggiunti come società ho avuto la possibilità di giocare con campioni come Baggio, Guardiola, Luca Toni ed altri. Professionalmente e a livello personale sono stati anni importanti”.
Che effetto fa giocare con Roberto Baggio?
“Quando hai giocatori come lui in squadra impari tantissimo. Poi è sempre stato uno dei miei idoli ed averlo come compagno è stato emozionante, soprattutto all’inizio. Inoltre avevo la maglia numero 10 e ovviamente l’ho ceduta a lui. In campo cercavo di carpire tutto quelle che sono le specialità, i segreti e la semplicità. Roby nel gioco era di una assoluta semplicità. Porto sempre questo esempio ai miei ragazzi quando alleno, perché quando si parla di campioni pensano chissà a quali cose facciano mai. Un segreto dei grandi campioni è la semplicità nel gioco e la semplificazione di ogni situazione sul campo”.
Massimiliano Esposito
Con l’arrivo del Presidente Cellino ed il nuovo allenatore Corini il Brescia è ritornato in Serie A, iniziando discretamente il campionato. Che piazzamento ti aspetti dalla squadra? Quale ruolo può avere Mario Balotelli in questo organico?
“Eugenio Corini è un allenatore esperto e competente, lo conosco bene e ci ho giocato assieme. So quanto sia meticoloso e prepari ogni gara nel miglior modo possibile. Secondo me il Brescia raggiungerà a fine anno una posizione a metà classifica, come si diceva una volta nella parte sinistra, quella alta. Poi la società è stata geniale nel prendere Balotelli. Non c’è però solo Mario perché il Brescia è un’ottima squadra che è strutturata bene e ha tanti giocatori di qualità. Vedi Bisoli, Tonali o Donnarumma. Balotelli è un grande calciatore che si deve rivalutare e può dare ancora tanto al calcio italiano. Se si mette in testa di poter essere un valore aggiunto porterà il Brescia a raggiungere risultati importanti”.
Parlando del Napoli, si può dire che tu abbia vissuto da calciatore due fasi della società. Nel 1996-97, ancora competitiva, arrivava in finale di Coppa Italia. Nel 1998-1999 era invece la prima stagione di Serie B dopo più di trenta anni dall’ultima volta.
“Il primo anno arrivai dalla Lazio. Ero molto entusiasta ed avevo voglia di dimostrare alla città, ai tifosi ed alla squadra per cui ho sempre tifato. Volevo dare il mio contributo per raggiungere gli obiettivi. Poi qualcosa è andato storto ma sono dettagli. Il problema principale era una società inesistente negli ultimi anni di Ferlaino, per cui sono capitato a Napoli probabilmente nel momento peggiore. Forse questo è l’unico rammarico che ho dell’esperienza in maglia azzurra. Quando capii lo stato delle cose decisi di andarmene a causa di una disorganizzazione incredibile. Sono andato via in prestito perché non volevo retrocedere nella mia città, cosa che avvenne comunque. L’anno dopo rientrai dal prestito e in Serie B disputammo un campionato normalissimo. Il Napoli era ormai diretto verso il fallimento, perché poi si sono susseguite altre proprietà che hanno tentato di risollevarlo con tentativi miseri. Solo dopo anni si è avuta la fortuna di trovare De Laurentiis, con una rinascita che ha portato ai risultati che vediamo oggi”.
Sei stato uno dei primi giovani napoletani a vestire la casacca azzurra nell’era post Maradona. Credi ci siano state troppe aspettative o pressioni su di te?
“Durante la mia permanenza a Napoli vivevo molto la città. Non mi nascondevo e nel bene o nel male ci ho sempre messo la faccia. I napoletani mi hanno sempre dimostrato affetto e stima, aiutandomi a gestire quella pressione che un napoletano al San Paolo sente in determinate situazioni. E’ ovvio che quando giochi per la squadra della tua città e ne sei tifoso vorresti dare il triplo di quello che puoi, anche se non sempre si riesce. L’importante è far vedere il bene e l’attaccamento ai colori. Questo tuttora mi viene riconosciuto soprattutto sui social e per me significa tanto, perché vuol dire che sono riuscito a lasciare un segno nonostante i problemi societari. I tifosi ricordano la persona che ero, che viveva in mezzo a loro i momenti belli e meno belli”.
Da napoletano conosci il peso di indossare la maglia della squadra della propria città. Per Lorenzo Insigne finora non è sempre stato facile, a volte il rapporto con la piazza è stato di odio-amore. Che effetto può avere su di lui la fascia da capitano? Come giudichi invece il giovane Gianluca Gaetano?
“Napoli è una piazza difficile perché il tifoso napoletano, oltre ad essere passionale, vive di calcio. Questo lo differenzia dalle altre tifoserie. Capita spesso che se in una settimana fai goal sei un fenomeno, mentre se quella dopo sbagli la partita cadi dal piedistallo. Non c’è equilibrio di giudizio ma è normale quando si parla dei tifosi napoletani, perché quando ci sono troppa passione ed attaccamento si vorrebbe sempre vincere ed arrivare primi. E’ giusto che Insigne indossi la fascia, è un napoletano e nessuno meglio di lui la poteva portare. Ha personalità e può fare la differenza in questo Napoli. In questi anni ha dimostrato di essere un grande giocatore e di essere attaccato alla maglia. Quando entri al San Paolo e sei napoletano senti un peso maggiore sulle spalle, perciò gli va dato il merito di quello che ha fatto in azzurro fino ad oggi. Gianluca Gaetano è un giocatore di prospettiva di grandi qualità. Ha giocato ancora poco ma gli stanno dando tempo per maturare. Ha dimostrato di avere grandi colpi e di poter essere importante per il Napoli in prospettiva futura”.
Ci racconti dell’esperienza con il Beach Soccer e della tua carriera di allenatore oggi? Dove ti vedi tra qualche anno?
“Quando ho terminato la mia carriera tra i professionisti ho iniziato a giocare nei dilettanti, e ciò mi consentiva di giocare sia a calcio che a beach soccer. Questo, in quanto sport nuovo, aveva bisogno di visibilità e perciò di alcuni ex calciatori. Tra i tanti c’eravamo anche io, Torrisi e Diego Maradona Junior. Abbiamo iniziato questa avventura insieme che poi ho portato avanti fino ad arrivare ad allenare la nazionale italiana di beach soccer. Ho iniziato con l’idea di fare un’esperienza nuova, in quanto era la prima da allenatore. Mi ha permesso di confrontarmi con una squadra, uno staff tecnico e la Federazione. Inoltre ho dovuto studiare dei fondamenti di calcio a 5 perché il beach soccer non è altro che il calcio a 5 spostato sulla sabbia, con movimenti simili ma con tecnica diversa. Ho poi fatto tesoro di quello che ho imparato e mi è servito anche per il calcio a 11 per l’inizio della mia carriera da allenatore. Oggi sono nel settore giovanile del Padova e ricopro il ruolo di vice allenatore della primavera. Credo che ogni ex calciatore possa dire la sua e portare l’esperienza sul campo, anche se oggi il mondo degli allenatori è cambiato. Lo scenario calcistico richiede prevalentemente dei didattici e vede un po’ in maniera negativa la categoria degli ex calciatori, anche se secondo me la pratica serve molto di più. Ho sempre giocato a calcio e porterò avanti questa passione finché ne avrò l’opportunità. Sicuramente rimarrò sempre in questo mondo, ma valuto anno dopo anno perché non so dove sarò in futuro”.
L’altra campana: Massimiliano Esposito saluta i tifosi
“Faccio un in bocca al lupo alle mie ex squadre Brescia e Napoli. In particolare spero che il Napoli si riprenda quanto prima dalla sconfitta contro il Cagliari per affrontare sia questa partita che la prossima di Champions. Saluto il popolo napoletano e tutti i tifosi del Napoli”.

Nato e cresciuto nella periferia est di Napoli, da sempre tifoso ed appassionato
Vive in Trentino, dove si è formato e lavora come Infermiere