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Insigne-Ancelotti: l’abbraccio della concordia

Insigne-Ancelotti abbraccio

L’abbraccio tra Insigne ed Ancelotti spegne il fuoco delle polemiche

La tribuna a Genk una mazzata incredibile. Poi la prestazione opaca a Torino e l’assit per Milik contro il Verona. Serviva il goal decisivo in Champions League alla Red Bull Arena per zittire tutte le critiche. Lorenzo, con la fascia da capitano sul braccio, si prende il Napoli sulle spalle e lo trascina di peso alla vittoria fino a mettere di prepotenza un piedi agli Ottavi di finale. La corsa di Insigne per dare un abbraccio ad Ancelotti: un gesto dai mille significati.

73′ minuto

Bisogna ricordare bene il momento. Minuto 73 della partita. Il Napoli ha appena subito il goal del pareggio, con la difesa colpevole nel lasciare libero il gigante Haaland da solo davanti alla porta. In una partita difficile contro una squadra spigolosa come quella austriaca il Napoli avrebbe potuto disunirsi e demoralizzarsi, come spesso accaduto in passato. Lo stesso Lorenzo, entrato dalla panchina meno di dieci minuti prima, è stato più volte accusato di poca personalità ed incisività nelle partite che contano.

Ma questa volta no, non lo può permettere. L’etichetta di talento eternamente incompiuto gli sta stretta. Non gli va più giù che a Napoli, nella sua città e tra i suoi tifosi, si dica che ormai in nazionale dà il meglio di sé e che la N cucita sul petto sia diventato un peso. Lui, a differenza di altri, per arrivare ad indossarla quella maglia ha dedicato la sua vita. Sa solo lui quanto sudore ha versato, quanti sacrifici e magari si, quante lacrime gli sono cadute dagli occhi. Questa sera Lorenzo da Fratta se la vuole ricordare e vuol far capire davvero cosa sia in grado di fare.

Prende palla in area e calcia, restando in piedi nonostante stesse inciampando. La sfera si insacca ed il settore ospiti esplode. Lui allarga le braccia e si lascia andare all’esultanza che farà storia.

La corsa e l’abbraccio della concordia

Corre Lorenzo, scatenato e diretto verso la panchina. Un solo obiettivo nella sua mente, andare da Carlo. Ancelotti è lì, fermo ad aspettarlo. Come un figlio che si rifugia dal padre dopo aver commesso un errore, Insigne raggiunge il mister. Mani che stringono le paffute guance dell’allenatore prima di abbracciarlo più forte che può. Poi l’onda dei calciatori e dello staff azzurro a circondarli e dirgli a gesti che loro tutti ci sono, che viaggiano sulla stessa barca. E che è arrivato il momento di viaggiare insieme verso luoghi e traguardi di prestigio.

Un Napoli che soffrendo riesce ad arrivare alla vittoria. Pace fatta e scuse in pubblico del capitano al suo allenatore. Passa anche da qui la maturazione di un uomo, dal capire quando è il momento di scusarsi e fare un passo indietro. Forse passa anche da qui l’inizio di una nuova fase dell’era Ancelotti a Napoli.

“Allora si, che vale la pena di vivere e soffrire”, cantava il grandissimo Pino Daniele.

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