Carlo Verdone a Tuttosport: «Che supplizio quella partita con De Laurentiis, temevo che dicesse che portassi sfortuna»

L’attore Romano Carlo Verdone è stato intervistato dalla Redazione di Tuttosport, raccontando, con la sua solita amabilità, il suo rapporto con il calcio e con la Magica Roma, soffermandosi poi su di episodio avvenuto con il Presidente Aurelio De Laurentiis
Una domanda è relativa al rapporto con De Laurentiis suo produttore cinematografico
«Ricordo che una volta in cui il Napoli era in B mi invitò a vedere una partita estiva di precampionato. Mi portò allo stadio e mi disse una battuta che m’aspettavo. “Se perdiamo m’inca… se vinciamo vuol dire che porti bene”. Con lui funziona così. È fatto così. Nel suo ufficio, dietro a lui, c’è un corno napoletano alto quasi un metro: è il trionfo della superstizione. Quella sera il Napoli vinse 1-0 e io a un certo punto avevo paura che gli altri pareggiassero. Già me lo vedevo arrabbiato mentre usciva dallo stadio che diceva in giro: “L’ho invitato allo stadio e porta sfortuna!” È stata un supplizio quella partita. Due anni fa mi chiese chi vedevo bene per l’attacco. Consigliai ad Aurelio di prendere Kane. De Laurentiis in tempi non sospetti mi disse anche che Sczczesny sarebbe andato dalla Roma alla Juve. Tra presidenti si dicono tutto, solo noi tifosi sappiamo le cose per ultimi».
Da giovane che calciatore era Carlo Verdone?
«Io sono stato bravino fino a 28-29 anni. Poi ho avuto una serie di problemi seri per cui sono calato. Per anni sono stato il bomber della Nazionale Attori, ma mi allenavo poco. Ero un po’ sovrappeso, non avevo più lo scatto di prima. Gli attori che fanno i calciatori sono sempre un po’ ridicoli. Mi sono divertito molto, ho fatto anche dei bei gol. Poi però mi sono fatto molto male alla colonna vertebrale, mi sono operato per una frattura: un incidente in moto. Sono finito dentro una buca, anzi una voragine: era notte, un fenomeno aveva tolto le fiaccolette che indicavano il pericolo e ci sono finito dentro in pieno con la mia 4 cilindri, una Honda Nighthawk 650, bella ma molto pesante».
Da piccolo chi era l’idolo di Carlo Verdone?
«Essendo io della Roma era Manfredini, il centravanti, detto Piedone. Andavo allo stadio e si sperava sempre in un suo gol. Però a me piacevano tanto anche Mazzola, Rivera e Altafini. Come romanista ricordo pure Panetti, Cudicini, Manfredini e Menichelli. Poi c’è stata la bella Roma, quella di Pruzzo, Bruno Conti e Falcao del grandissimo presidente Viola. Poi oggi è chiaro che, essendo io amico di Totti, tutte le emozioni che mi ha regalato in campo non si contano. L’ho sentito qualche giorno fa».
Quanto manca il calciatore Totti all’ambiente Roma?
«Te ne accorgi anche dagli spalti, sono un po’ vuoti. Non so se Totti avrebbe aumentato gli spettatori. Certamente le squadre venute dopo non sono state competitive. E per noi romanisti la vendita di certi giocatori forti è stata disastrosa. Poi noi tifosi abbiano capito che Pallotta aveva in mente più che altro l’obiettivo di fare lo stadio. Per me la perdita di Salah è stata una cosa terribile. C’è una foto in cui io l’abbraccio in campo. Gli stavo dicendo “Oh, tu non te ne vai via da qua”. E lui m’ha fatto una faccia… Poi pure Szczesny abbiamo venduto, anche lui fortissimo. Quindi Alisson. Tutti quelli che abbiamo dato via hanno vinto Champions, scudetti e quant’altro. Insomma, abbiamo capito che la Roma non ha il budget della Juventus» […]
Adesso, in assoluto, qual è il giocatore che la intriga più di tutti?
«In questo momento quello che vedo più completo, se sta in forma, è Cristiano Ronaldo. Me rode un po’ dirlo, ma è così. Però è una bella lotta tra lui e Messi. Difficile dire. Pure Kane del Tottenham non scherza: allenato bene e in una squadra forte, può essere devastante».

Laureata in Giurisprudenza nel 2003 all’Università degli studi di Napoli “Federico II°”.
Ha conseguito l’abilitazione di Avvocato nel 2009.
Dedita alla professione forense, è una grande appassionata di calcio e del Napoli.