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Curva A: la protesta (poco) silenziosa dei tifosi

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La CURVA A, il gruppo di tifosi organizzati contraddistinti dal nome del settore che occupano allo stadio, ha alzato la voce. Spegnendola

Il tifo organizzato sugli stadi viene spesso additato come prepotente e pericoloso, i gruppi come la CURVA A sono guardati con circospezione dagli altri tifosi. Quando si va in trasferta, all’arrivo dei gruppi organizzati le forze dell’ordine serrano le fila. Addirittura, quando si comprano i biglietti per la partita si controlla se “la trasferta ĆØ vietata” ai residenti in Campania. Con la motivazione di poter vedere la partita tranquillamente. “PerchĆ© se ci sono i gruppi allora di sicuro qualcosa succede”.

Ma ĆØ proprio cosƬ? E cosa sarebbe lo stadio senza quel manipolo di tifosi che canta ininterrottamente per 90 minuti?

Giocatori d’esperienza di tutto il mondo hanno sentito le gambe tremare al ruggito del San Paolo, certamente non erano solo i gruppi organizzati a cantare e tifare. Ma ce ne stiamo accorgendo adesso che il Napoli sta deludendo tutti di quanto realmente manche l’apporto del tifo. Siamo sempre stati considerati l’arma in piĆ¹, il dodicesimo uomo in campo. E questo soprattutto grazie a chi ti coinvolgeva a cantare a squarciagola. PerchĆ© ĆØ inevitabile: se senti un coro cominci a cantare ed alzi la mano chi non ha mai cominciato a saltare al grido “Chi non salta juventino ĆØ…!!“.

Un tifo passionale che tutte le societĆ  di calcio hanno sempre cercato di addomesticare e indirizzare secondo i propri interessi. Non accade solo a Napoli che ci siamo dei divieti, quegli stessi divieti che, ben utilizzati sono tutela dell’incolumitĆ  delle famiglie di tifosi e dei gruppi organizzati stessi, oltre che del bene pubblico. Per quanto la cosa non ci piaccia.

Su tutti gli stadi circolano volantini e comunicati dissidenti con le politiche societarie: quando le cose in campo vanno bene non ci fa caso quasi nessuno. La gioia ristabilisce le prioritĆ  e siamo tutti felici. E’ quando il Napoli perde, che la frustrazione dei tifosi e della societĆ  stessa viene indirizzata verso altre questioni che solitamente passerebbero inosservate.

Oggi fanno discutere le misure restrittive che verranno attuate nell’utilizzo della struttura-stadio.

L’ultimo volantino, in ordine di tempo, ci parla del divieto di occupare un posto diverso da quello assegnato sul biglietto e di sedere in bilico sulla balaustra per il tifoso che lancia i cori. La questione va affrontata con luciditĆ .

Il volantino della Curva A recita: “Non assisteremo piĆ¹ alla partite casalinghe del Napoli fino a quando a noi e alla nostra gente non sarĆ  garantita la libertĆ Ā  di sostenere i colori. Rispettando chiaramente la legge ma facendolo con l’aggregazione e le modalitĆ  che hanno sempre contraddistinto il sentimento spontaneo del nostro popolo”.

Se il modello che si vuole importare in Italia ĆØ quello degli stadi inglesi, occorre allora che vengano anche adeguate le strutture e le modalitĆ  di accesso agli incontri di calcio. Non solo ammaestrare le folle quindi, ma soprattutto collaborare con esse senza togliere alle partite di calcio la componente umana. Fatta di tifosi che vogliono solo sostenere la propria squadra del cuore.

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