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Cds, Ruggero Cappuccio: “Sarri è Don Chisciotte, ma Gattuso lo batterà”

Sarri

Lo scrittore  e regista Ruggero Cappuccio al Corriere dello Sport ha parlato del ritorno a Napoli del figliol prodigo Maurizio Sarri:

“Tra Napoli e il tecnico della Juve Maurizio Sarri  c’è stata una storia d’amore e gli amori finiscono in tragedia Lo applaudiranno in trentamila. Una vera storia d’amore. Di somma grandezza. Ma la tragedia è quasi sistematica al di là dei Promessi Sposi: Romeo e Giulietta, ad esempio, muoiono entrambi». Vada per la metafora amorosa: Insigne, da napoletano e tifoso azzurro, interpretando lo spirito di molti concittadini ha parlato di tradimento. Tradimento juventino”.

Poi aggiunge:

“Sarri incarna l’essenza del romanticismo del tifo. La sua presenza in questa città ha risvegliato impulsi ed emozioni smarrite dai tempi di Vinicio e Clerici, e con il suo modo di raccontarsi e raccontare ha favorito una sorta di risveglio sensuale del tifoso napoletano. Poi, però, dobbiamo decidere se vogliamo parlare di sogno o realtà, romanticismo e realismo: ecco, il calcio è un fatto reale.

 Una professione

«Certo. Oggi vengono allenate iene, mentre prima si allenavano
e si formavano esseri umani. Il calcio di oggi è fatto di odio, rancori, frustrazioni, capricci e ripicche, non di elementi sentimentali. A me basta che quando un professionista gioca o allena la mia squadra dia il massimo fino alla fine: Sarri lo ha dato».

Sarri è Don Chisciotte, ma Gattuso lo batterà”.

Tornando al Napoli: crede nella vittoria con la Juve, bene. E nella qualificazione alla prossima Champions?

«No, obbiettivamente no. L’Europa League, però, è possibilissima».
Dica la verità: vorrebbe rivedere Sarri sulla panchina del Napoli?
«Assolutamente sì. Mastroianni lasciò il suo precedente regista per
lavorare con Fellini: che doveva fare? Non scherziamo».Lo rivorrebbe anche senza la tuta?

«Lui resta completamente diverso dagli altri allenatori: lo vedi nel modulo, nel modo di dialogare e masticare sigarette. Quel tipo di essenza non si cancella mai: chi lo immagina domato dalle buone maniere industriali di un altro tipo di società, deve capire che una tigre resta tigre anche nel giardino
di una villa sulla Cassia».

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