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“O munaciello” – La magia di Napoli tra miti e leggende

Leggenda del munaciello

Leggenda del munaciello . Napoli è una città magica, la sua storia fin dalle origini si è ammantata di miti e leggende.

La leggenda del “munaciello”. Che sia nata dal dissolversi del corpo della sirena Partenope sull’isolotto di Megaride, suicidatasi dopo il passaggio di Ulisse. O dai leggiadri passi che generavano fertilità della fanciulla Partenope. Scappata  dalla natia Grecia per amore di Cimone, poco importa: la poesia e l’amore l’hanno creata. Napoli dalle 500 cupole, quante sono le sue chiese, ha una storia intrisa di religiosità e spiritualità che cammina di pari passo alla ricchezza di segreti, storie di fantasmi e leggende.

Come tutte le leggende, alla base ci sarebbe sempre un fatto accaduto o comunque un riferimento reale. Ma quanta magia c’è in una storia raccontata dalla nonna di casa al focolare riunito?

Se si avverte la presenza di qualcuno quando invece si dovrebbe essere soli, se le cose scompaiono e poi riappaiono in altri posti… magari troviamo delle monetine dove non dovrebbero essere. Potrebbe essere distrazione, o magari in casa abbiamo o Munaciello!

La leggenda de “O munaciello”, letteralmente il piccolo monaco, è una delle figure esoteriche più famose della tradizione partenopea. Uno spiritello di piccola statura, vestito con un saio, che fa scherzi alla famiglia che inconsapevolmente lo ospita. Secondo alcuni, questo personaggio sarebbe realmente esistito.

Durante il regno di Alfonso V d’Aragona, intorno al 1445, la figlia di un ricco mercante di stoffe, Caterina Frezza, era innamorata di Stefano Mariconda, un semplice garzone. Si incontravano di notte, lui camminava sui tetti per raggiungere le sua amata e una sera cadendo nel vuoto, morì. Caterina era già incinta e venne rinchiusa in un convento dove diede alla luce il bimbo nato da quella relazione clandestina. Si dice che il bimbo fosse deforme e che la mamma lo vestisse con un saio col cappuccio come quello dei frati. Il piccolo veniva deriso per strada, era appunto chiamato o munaciello, data la sua statura. Scomparve misteriosamente anche se quando furono ritrovate le ossa di un nano in una fogna, tutti diedero la colpa alla famiglia di Caterina. Era ancora offesa per l’affronto di quella gravidanza sfortunata. Il popolo napoletano, tuttavia, cogliendo la disperazione e la tragica poesia della storia, continuò a vederlo aggirarsi nel buoi degli androni dei palazzi. Colpevole degli eventi sfavorevoli che si verificavano, frutto della sua sete di vendetta.

Ma non è l’unica leggenda che ci parla di una figura piccola e sfuggente, ospite delle case napoletane. Anche se quest’altra storia potrebbe risultare meno poetica.

La storia e la vita di Napoli si sono sempre sviluppate e intrecciate in due mondi paralleli, esiste una Napoli sotterranea che ha tanto da raccontare. Un dedalo di gallerie sotterranea che si snodano sotto tutta la città, un mondo fin troppo reale memoria di un passato antichissimo risalente all’epoca greca e romana.

I munacielli, sarebbero esattamente i cosiddetti pozzari. Coloro i quali si occupavano della gestione di questi cunicoli e quindi abilissimi nel destreggiarsi nella complessità del labirinto sotterraneo. Coperti da un mantello da lavoro che somigliava al cappuccio dei preti, sbucavano nella notte dal sottosuolo per giungere di soppiatto nelle case del centro storico. Dove approfittavano di uno spuntino, conquistavano le donne del focolare e rubacchiavano in giro. Chi si appostava per scoprire l’arcano, vedeva solo delle tozze figure incappucciate che sparivano nel buio.

Da qui la leggenda, certo decisamente meno poetica della precedente! Ne esistono altre, una delle quali riporta il munaciello alla dimensione magica e spirituale.

Un’ ipotesi è che sia un piccolo demone dispettoso e cattivello che infesta case, nasconde oggetti e lascia monete con l’intento di attirare a sé i vivi. Gli spiritelli abiterebbero tre le rovine dei monasteri del centro storico o delle case antiche.

Ma, sempre per tornare alla dimensione poetica a cui il popolo napoletano riporta la vita, nelle case partenopee il munaciello potrebbe essere anche una benedizione.

O Munaciello: a chi arricchisce e a chi appezzentisce

Si dice che qualcuno si sia arricchito ospitandolo in casa, ancora oggi una fortuna improvvisa fa pronunciare “Avrà il munaciello in casa“. E’ quindi una questione di simpatia o antipatia l’effetto che può avere la sua presenza, ma le rigide regole del folclore ci spiegano che non bisogna parlarne a nessuno! Altrimenti porta sfortuna. Certo possiamo ingraziarcelo con del buon cibo, che magari lui potrà trasformare in oro. Ma guai a dirlo in giro: la magia finirebbe portandolo in altre case.

E lo sapeva bene il protagonista della commedia di Eduardo De Filippo “Questi fantasmi”. Era il munaciello o l’amante della moglie che si nascondeva nell’armadio?

Come sempre maestro di vita ed abile narratore della dimensione umana, Eduardo De Filippo ci ha raccontato uno spaccato della spiritualità napoletana spesso filtrata dalle sue miserie. E per concludere con la Smorfia Napoletana, la sintesi di tutte le leggende che ruotano intorno alla nostra esistenza, 37 fa o munaciello, 72 a meraviglia e  46 fanno e danari. Ovviamente sulla Ruota di Napoli.

Cu’ na bona fortuna!

 

 

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