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EDITORIALE- Finalmente il Napoli! Non c’è due senza tre

Editoriale Napoli-Juve: non c’è due senza tre. Adesso per gli azzurri viene il bello. A patto che si continui così per il prosieguo della stagione

Editoriale Napoli-Juve: non c’è due senza tre. Adesso per gli azzurri viene il bello. A patto che si continui così per il prosieguo della stagione.

Finalmente il Napoli. Finalmente quello che tutti avremmo voluto vedere, ma dall’inizio: non c’è due senza tre…

Il Napoli riparte con una vittoria, anzi con due, pesantissime vittorie. Prima contro la Lazio, in Coppa Italia, che ha regalato agli uomini di Gattuso la semifinale della Coppa Nazionale, poi la vittoria, tanto importante, quanto pesante, contro la Juventus. Quella di Maurizio Sarri.

Quel Maurizio Sarri che si aspettava “Fischi d’amore“, che Napoli gli ha regalato, prima di relegarlo nell’oblio della mente, prima di lasciarlo nella fredda indifferenza totale. La fredda indifferenza che ti tocca, per forza di cose, quando scegli di andare in un posto freddo, per ragioni fredde, che il cuore (quello dei tifosi) non sempre non riesce (e non vuole, molto spesso) comprendere.

Ma le scelte altrui tocca rispettarle, e allora con Rino Gattuso, avanti tutta. O, per meglio dire, indietro tutta: nella fase di non possesso l’allenatore calabrese schiera un catenacciaro 4-5-1, per ripartire, in palleggio, con un offensivo 4-3-3 e avere la superiorità numerica nella fase di impostazione. Cercando di palleggiare in faccia all’avversario nella fase di costruzione della manovra, in parità numerica con gli avversari (4 contro 4 e 5 contro 5), così come spiegato da Ringhio nel post partita.

Anche il tecnico di Figline Valdarno, il toscanaccio Sarri, ha impostato una Juve catenacciara. Ma non come quello impostato da Gattuso. Il toscano ha preferito un catenaccio stile italia anni ’70. Il catenaccio un pò vintage che serve a non prenderle. Insomma, andando anche quello che è sempre stato il suo credo calcistico. Fare, sempre, un gol più degli avversari. Stasera no. Stasera l’importante era non prendere gol e, provare, se possibile, a non subirne. Invece il Napoli aveva voglia di rivalsa. Lo ha dimostrato, messo in pratica, e attuato fino alla fine.

Avendo la meglio. Avendo ragione del calcio (ormai ex) totale del triennio Sarrista e del calcio (poi vorrei capirlo meglio) liquido di Ancelotti. Anzi mettendo una pietra tombale su entrambi. Ha vinto il gioco pragmatico. Lo spogliatoio si è compattato, ha seguito le direttive del suo tecnico e ha avuto ragione di una corazzata blasonata.

E ha vinto nonostante un rigore netto, ai limiti del clamoroso, sia stato negato. Un tocco di mano in area di rigore da parte di Cuadrado che, da regolamento, avrebbe dovuto essere sanzionato. Ma così non è stato. La squadra ha mantenuto i nervi saldi, ed è riuscita nell’impresa di segnare e raddoppiare nel giro di pochi minuti. Annichilendo una Juventus che, per 60 minuti, non ha tirato in porta. Anzi, per un’ora di gioco, non ha quasi mai superato la metà campo azzurra. Non ha creato problemi alla retroguardia partenopea, guidata da un Manolas formato Roma.

Una retroguardia che sembrava far riecheggiare la Leggenda del Piave: “Non passa lo straniero!” E lo straniero non è passato. Ha provato a stanare gli azzurri, ha provato ad impensierirli, ha provato a stancarli (come nel pugilato). Ma niente. Non passa lo straniero! Anzi sì. Nei minuti finali, un Ronaldo con un’acconciatura (a me ha lasciato interdetto eh!) ai limiti della decenza (sia chiaro, nulla contro, ma non si può proprio guardare) è riuscito ad infilare Meret. E io scommetto che non sa neanche lui come! Una palla diretta a lui, che si ferma quasi a metà strada, con Meret che sbaglia i tempi dell’uscita, viene toccata con l’esterno e si infila in rete.

Ma il Napoli è fatto così. Il suo popolo è fatto così. Deve soffrire. Ce l’ha nel sangue. Anche perché, diciamocela tutta, la vittoria sofferta è più bella (magari per noi non sarà l’unica cosa che conta, ma vuoi mettere quando arriva così…), alla fine arriva e il fischio finale, diviene liberatorio. Per tutti.

Anche per Sarri che (stranamente senza scaccolarsi) in conferenza stampa ha dichiarato che se proprio toccava una sconfitta avrebbe preferito fosse a Napoli, perché la squadra azzurra cui si dice molto legato potesse riprendersi definitivamente.

E anche noi ce lo auguriamo. Perché si sa che non c’è due senza tre…ma il quarto vien da sé. Sperando che si possano iniziare ad inanellare una serie di successi per provare, quanto meno, a risalire la china. Perché questa classifica, il Napoli non se la merita e ha il dovere di scalarla. Con un Politano in più. E con un Demme (stranamente bocciato da Ancelotti la scorsa estate) che ha, finalmente, dato quell’ordine a centrocampo che a Napoli mancava da tanto, troppo tempo.

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