Barbano (CdS) sui rigori: “La retorica del sospetto è figlia di regole sbagliate”

Barbano ha analizzato l’assurdità del metodo dell’Uomo Vitruviano nel valutare i tocchi di mano in area di rigore
Continua a far discutere il calcio di rigore concesso dall’arbitro Valeri alla Juventus contro il Milan durante la semifinale d’andata di Coppa Italia. Il mondo dello sport e degli appassionati si sta dividendo nel giudicare la punibilità o meno del tocco di mano di Calabria. Sull’argomento si è espresso anche Alessandro Barbano, vicedirettore del Corriere dello Sport.
Questi si è soffermato innanzitutto sul paradosso del richiamare l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci per stabilire se un intervento con la mano può essere o meno da penalty.
Procedendo con ordine, il giornalista è partito da una considerazione alquanto importante. Ha ricordato che la “retorica del sospetto” si basa sul pensare che dietro gli errori arbitrali ci siano dei favori verso i “poteri forti”.
Questa mentalità che fa solo male allo sport, in realtà viene alimentata da regole sbagliate e soprattutto da un modo confuso e incoerente di interpretarle e applicarle.
A questo punto Barbano si è collegato all’Uomo Vitruviano. Il famoso disegno di Leonardo, un’opera di proporzioni ed equilibrio del corpo, è divenuto metro di paragone per spiegare la concessione o meno di calci di rigore piuttosto dubbi.
Gli esempi del vicedirettore del CdS e il “tradimento” dell’Uomo Vitruviano
Il giornalista leccese ha fatto degli esempi calzanti per dare forza al suo ragionamento. Ha messo a confronto i rigori concessi in Milan-Juventus e Cagliari-Brescia. Subito dopo ha riportato alla luce le dichiarazioni di Rizzoli dopo il penalty concesso ai lombardi.
Il designatore arbitrale disse che si era trattato di un errore, poiché in alcuni casi è più importante la “dinamica” con cui si verifica un’azione, piuttosto che la “geometria”.
La conclusione di questo ragionamento è scontata. La distanza tra la mano e il resto del corpo passa in secondo piano se c’è un movimento congruo e naturale del giocatore.
Barbano quindi è tornato su Milan-Juventus. Il difensore rossonero Calabria ha le braccia aperte perché sta cercando di colpire il pallone di testa per spedirlo in calcio d’angolo. Dunque, in questo caso, il movimento della mano segue naturalmente quello del corpo del calciatore mentre cerca il colpo di testa.
Invece in quest’occasione è cambiato tutto. È spuntato di nuovo il principio dell’Uomo Vitruviano: se il braccio è staccato dal corpo e aumenta la porzione di spazio occupata dal fisico, è calcio di rigore.
Infine un altro esempio che sembra confermare la scarsa coerenza. Durante Inter-Napoli, l’arbitro Calvarese non ha sanzionato un tocco di mano di De Vrij.
Il braccio del difensore interista era sicuramente lontano dal corpo. In questo caso, però, siccome il centrale olandese era in corsa, il movimento del braccio è stato interpretato come congruo rispetto alla dinamica. Dunque ancora il principio dell’Uomo Vitruviano, sparito però il giorno dopo in Milan-Juventus.
La conclusione di Alessandro Barbano è che nel metro di giudizio prevalga ancora troppo la discrezionalità dei direttori di gara. Inoltre, a suo parere, è ancora più grave quando si cerca di giustificarne gli errori dando delle spiegazioni chiaramente poco convincenti.
E per il vicedirettore del quotidiano sportivo romano, la proposta del challenge da sola non potrà bastare a migliorare la situazione.
Patrizia Gallina è una giornalista e conduttrice sportiva presso le emittenti televisive della Liguria, laureata in scienze umanistiche presso l’Università degli Studi di Genova. Ha ideato e condotto su Liguria Web Tv la trasmissione sportiva “Genoa e Samp i colori del calcio”, ha partecipato ad Antenna Blu al programma Footgolf, canale 16 del digitale terrestre, e in molte altre emittenti genovesi. Da sempre appassionata di calcio e di sport a 360 gradi, ha iniziato presso La Settimana dello Sport (giornale sportivo di Genova) e adesso è redattrice sportiva presso CasaNapoli.net