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L’ex difensore del Napoli Raul Albiol al Corriere dello Sport: “Italia e Spagna sono i paesi più colpiti dal virus, ma ne usciremo. Napoli mi manca, spero di tornare presto”

Raul Albiol, difensore spagnolo, che ha giocato 6 stagioni a Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al “Corriere dello Sport”, nella quale parla del drammatico momento che vive tutto il mondo, parla di calcio (ma non solo), parla di Napoli e fa un invito ai calciatori

 

Raul Albiol, difensore spagnolo, che ha giocato 6 stagioni a Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport”, nella quale parla del drammatico momento che vive tutto il mondo, parla di calcio (ma non solo), parla di Napoli e fa un invito ai calciatori

Albiol parla  di questo difficilissimo momento:Italia e Spagna sono i Paesi più colpiti e in difficoltà: e sì, dobbiamo restare uniti e andare avanti mano nella mano. Tutti noi. Tutto il mondo contro questo casino”.

Il quotidiano sottolinea come la sua vita, al pari di quella di miliardi di altre persone nel mondo, in questo momento è sospesa, bloccata. “Quedate en casa” come dicono a Puçol, spicchio azzurro della Comunità autonoma Valenciana di 19mila abitanti sospeso tra Valencia e Vila-real, dove si respira aria di mare e d’estate si contano i turisti.

Di questi tempi, però, è un deserto“: sottolinea il difensore spagnolo.

Certo, le scene sono identiche un po’ ovunque: poche anime in giro se non gli angeli travestiti da medici e infermieri, le forze dell’ordine, l’irriducibile popolo delle attività essenziali e l’esercito dei supermarket:

“Sì, puoi andare a fare la spesa, ma personalmente non sono mai uscito. Mai in tre settimane“.

Il “Corriere dello Sport” ricorda il suo passato a Napoli. Allan lo chiamava “el Patron” sia per celebrarne il carisma, sia per scherzare un po’ sull’onda della serie televisiva dedicata a Pablo Escobar. Tutti oggi lo ricordano come un grandissimo difensore. Uno dei migliori. Uno dei più rimpianti.

Albiol è rapito dalla nostalgia: “Napoli manca anche a me, a mia moglie e ai miei figli: quando questo casino finirà, perché finirà, torneremo”.

In vacanza intende?
Sì, a trovare gli amici: mi manca Lello, un fratello più che un amico. Mi mancano i compagni. Mi mancano Mario, il portiere del palazzo in cui abitavo, e tante altre persone. Sa cosa?”.

Cosa?
“In realtà io e la mia famiglia saremmo dovuti venire in questo periodo. Tra marzo e aprile. Approfittando di una pausa delle scuole”.

E invece è andata così. Bisogna difendere se stessi e gli altri: surreale, vero?
“E’ incredibile quello che sta capitando, una cosa nuova per tutti. Un colpo durissimo: si vive male, con enorme tristezza e lontani dai familiari e dalle persone care. E si contano i morti, si combatte con la paura. Si piange”.

Lei ha mai pianto?
“Sì, è capitato ascoltando le esperienze della gente che non conosci e guardando le immagini trasmesse dalla Spagna, dall’Italia, dalla Cina. Tutto il mondo è unito nella sofferenza. E la sofferenza fa male”.

L’Italia e la Spagna sono i Paesi maggiormente colpiti dal Covid- 19:
“Tante persone sono contagiate e tante sono morte. E stanno morendo. Voi siete due settimane avanti, ma ora anche qui le terapie intensive sono in sofferenza e negli ospedali mancano attrezzature, respiratori e mascherine. Attendiamo aiuti proprio come voi”

Lei possiede una mascherina?
“No. Né io, né la mia famiglia. Ma siamo chiusi in casa, speriamo al sicuro, al contrario dei medici, degli infermieri e del personale sanitario che lavora senza sosta e combatte ogni giorno per aiutare tutti noi. Per recuperare i malati, per alleviare le sofferenze di chi sta male o addirittura malissimo.

Dobbiamo aiutarli e sostenerli in ogni modo possibile. Bisogna restare uniti e, ripeto, soprattutto aspettare in casa che finisca questa specie di guerra biologica: è l’unico modo per dare una mano a loro e anche alle persone più anziane e maggiormente esposte ai rischi. Personalmente non vedo i miei genitori da un mese, ma stanno bene e mi basta questo”.

Lei ha fatto il tampone?
“Io ho fatto il tampone, sono negativo. Ma sono chiuso in casa, spero al sicuro. Bisogna restare uniti e in casa aspettando che finisca questa specie di guerra biologica. Piango ascoltando le esperienze della gente e guardando le immagini trasmesse. In tutto il mondo è una sofferenza.”

Conosce persone contagiate?
Sì, ma per fortuna stanno abbastanza bene. Ho letto anche di Pepe Reina, ma non l’ho ancora sentito”.

Ha mai parlato con Hamsik? Lui vive la Cina:
“No, non ancora. Parlo invece con Callejon, Fabian, Ospina, Koulibaly e Allan. Con i terapisti. I vecchi amici del Napoli”.

Calcio fermo?
“Non so cosa accadrà, è ovvio che coi club che perderanno soldi e noi fermo, credo sia la soluzione migliore il taglio degli ingaggi ai calciatori”.

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