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Emergenza Coronavirus, Napoli, il programma per ripartire: lavoro e ritiro a Castel Volturno Il Napoli si è già messo in moto per ripartire.

Repubblica - il Napoli

Come si legge sulle pagine de Il Mattino tutti i giocatori azzurri sono rimasti in città ed hanno svolto un lavoro personalizzato a casa. Il Napoli sarebbe pronto a ripartire con un ritiro in isolamento


Il centro sportivo del Napoli è stato già sanificato con l’operazione che verrà ripetuta appena prima della ripresa della preparazione: previsti ambienti separati per cambiarsi ma potrebbe essere la possibilità per i calciatori di fare la doccia nelle camere dell’albergo attiguo al campo di allenamento.

Prima della ripresa dell’attività gli azzurri dovranno essere sottoposti a tamponi.

E si attende una procedura generale standard veloce per tutti quelli non contagiati dal virus (al momento non possono essere fatti in centri privati.

Esami da ripetere dopo 4-5 giorni mantenendo l’isolamento.

Per questo, se venissero confermate le linee guida emerse ieri, durante la fase di completamento degli esami gli azzurri dovranno rimanere in ritiro a Castel Volturno.

Dopo il maxi mercato e la maxi stagione, nel calcio arriva l’ultima novità: il maxi ritiro. Ovvero il calcio chiuso in una bolla.


Scrive il Corriere dello Sport:
“I centri sportivi potrebbero diventare dei veri e propri bunker anti Coronavirus per permettere alle squadre di isolarsi tra una partita e l’altra. Dopo la quarantena i calciatori dovranno scordarsi i rientri a casa, i lunedì in famiglia e le gite fuori porta con le mogli. Presumibilmente, dal via libera ufficiale ci saranno almeno 3 settimane di preparazione atletica e poi si giocherà ogni 3 giorni a porte chiuse”.

Ieri la commissione medica della Figc si è riunita in videoconferenza per tracciare un protocollo a cui i presidenti dei club – dai professionisti ai dilettanti – dovranno adeguarsi per garantire le condizioni sanitarie ai loro tesserati.

Ci sarà innanzitutto l’obbligo, per i club, di sanificare i centri sportivi.

Ma anche di limitarne l’accesso e la fruizione solo a poche persone: atleti, staff tecnico, medici, preparatori, cuochi e magazzinieri. Prima di dare l’idoneità occorrerà eseguire alcuni esami, tra cui test molecolari, test sierologici ed esami del sangue.
Chi invece è risultato positivo al virus, dovrà sottoporsi ad un percorso diverso che comprende anche visite agli apparati respiratori e cardiovascolari. Uno screening completo per escludere danni collaterali a reni, stomaco, fegato e cervello.
Ma solo 11 club su 20 saranno capaci di accogliere squadra e staff in un centro sportivo per tre mesi. Juventus, Lazio, Inter, Roma, Napoli, Milan, Parma, Bologna, Cagliar. Gli altri 9 (e le società di B,C, e i dilettanti) dovrebbero utilizzare strutture come resort e alberghi con il rischio di esporre i propri giocatori al contatto con personale alberghiero e turisti,vanificando gli sforzi fatti.
Scrive il CorSport:
“Chi non possiede un centro dove potersi ritirare dovrebbe traslocare in delle vere e proprie safe, delle aree bonificate dove il rischio contagio rasenta lo zero”.
Avranno le possibilità per farlo? Spetterà ai medici sportivi stilare, entro martedì, una relazione in cui vengano fuori tutte le problematiche esistenti.

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