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La Cappella Sansevero e il Cristo Velato

La Cappella Sansevero e il Cristo Velato

La Cappella Sansevero si trova nel cuore di Napoli ed è una sorta di tempio artistico ed esoterico. È un vero e proprio gioiello che non ha eguali al mondo. In questo articolo ho deciso di raccontarti tutto ciò che devi conoscere per goderti la visita al massimo.
Avrai informazioni utili sulla sua storia, sugli angoli più belli del suo interno e su come organizzarti l’itinerario.

La Cappella Sansevero è il vero gioiello della città di Napoli, l’attrazione che da sola merita un soggiorno a Napoli.

E quindi credo che fosse giusto dedicarle un articolo specifico, scendendo a fondo su tutto ciò che bisogna sapere.

Non è consentito fare foto o filmati all’interno, se non dietro ad un permesso speciale.

BREVE STORIA DELLA CAPPELLA SANSEVERO

La Cappella, ufficialmente chiamata Museo Cappella Sansevero, fa parte del patrimonio artistico internazionale e si trova nel centro di Napoli. È il museo cittadino più visitato, con circa 700 mila presenze annuali.

La sua costruzione risale agli inizi del ‘600 ad opera della famiglia di Sangro.

La Cappella ha una pianta longitudinale a navata unica con quattro archi per lato. Sei finestre inserite nella volta a botte illuminano l’ambiente. Sopra l’abside, si può ammirare l’illusione prospettica di una finta cupola.

L’IMPRONTA DELLA MASSONERIA

Il suo aspetto attuale si deve alla genialità di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero. Egli riuscì a creare un’opera dal ricco simbolismo, dove si respira un’atmosfera pregna di mistero e di tecnica sopraffina.

La Cappella Sansevero rappresenta “uno dei più singolari monumenti che l’ingegno umano abbia mai concepito.

Nel suo testamento, il principe raccomandò agli eredi di non modificare nulla dell’intera Cappella, per la quale aveva lavorato gran parte della sua vita.

Ma cosa significava per lui questo monumento?

Non semplicemente un tempio sepolcrale, quanto un messaggio da lasciare ai posteri ed un testimone imperituro delle sue arti e delle sue credenze esoteriche.

Infatti, ogni elemento che si trova è un piccolo ingranaggio del grande progetto di Raimondo di Sangro.

Le statue delle Virtù simboleggiano le tappe del cammino verso la conoscenza ed il perfezionamento interiore. Allo stesso modo, il pavimento con motivo a labirinto è un segno antichissimo della difficoltà del percorso iniziatico.

LA FIGURA DI RAIMONDO DI SANGRO

Ma vediamo un po’ chi era questo principe di Sansevero.

Esponente dell’illuminismo europeo del ‘700, Raimondo di Sangro fu uno degli uomini più attivi ed eclettici della sua epoca. Uomo d’armi, letterato, scienziato, prolifico inventore e mecenate, fu il primo Gran Maestro della Massoneria napoletana.

Nei suoi laboratori si dedicò a qualunque campo della scienza e dell’arte, dalla chimica alla meccanica, dalla tipografia all’idrostatica. Non rivelò mai pubblicamente i suoi studi ed i segreti dei suoi miracolosi risultati.

È forse dovuto a questo mistero, unito alla sua appartenenza ai Massoni, che da una parte divenne mito e simbolo dei fermenti culturali dell’epoca, dall’altra venne preso di mira dall’Inquisizione.

Fu la stessa Congregazione dell’Indice della Chiesa, opponendosi alle sue opere, a confermare la grandezza di questa figura, riconoscendogli “un ingegno prodigioso”.

Può essere definito il Leonardo da Vinci del Settecento per la stessa curiosità verso ogni aspetto della Natura e la perenne sperimentazione.

LE STATUE PIÙ IMPORTANTI DELLA CAPPELLA SANSEVERO

Visitando la Cappella, si nota la grande presenza di statue. Alcune rappresentano le Virtù e simbolicamente sostituiscono le tappe che deve intraprendere un iniziato. Le altre sono i monumenti ai vari membri della famiglia di Sangro.

Mi soffermerò (in breve) sulle tre che rapiscono gli occhi più di qualunque altra:

la Pudicizia, il Disinganno e la celebrità assoluta, il Cristo Velato.

Naturalmente, il Cristo Velato lo lascio per ultimo. Dulcis in fundo…

Pudicizia

Ultima statua prima dell’abside sul lato sinistro della navata, è un monumento dedicato alla madre di Raimondo, Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, morta quando lui era un neonato.

la Statua della Pudicizia è una delle tre statue “magiche” della Cappella Sansevero

Fu realizzata nel 1752 dal veneto Antonio Corradini e lascia ammaliati per la incomparabile maestria raggiunta nel modellare il velo che copre la donna.

Aderisce al corpo in maniera tanto naturale da dare l’impressione di essere un tessuto bagnato, che ne segue le forme e dà un tocco di sensualità all’intera figura.

L’artista ha voluto rappresentare il tema vita/morte e la tragedia di una vita troppo breve.
Per farlo si è servito di alcuni elementi simbolici:

l’albero della vita, la lapide spezzata ed il bassorilievo alla base, che rappresenta l’incontro di Gesù Cristo appena risorto con la Maddalena.

Disinganno

Spostando l’occhio al lato opposto della navata, ci si imbatte nell’altro capolavoro di perfezione, il Disinganno.

Il Disinganno, ultima statua a destra all’interno della Cappella

Realizzato dal genovese Francesco Queirolo nel 1753-54, questa opera è dedicata al padre di Raimondo, Antonio duca di Torremaggiore.

Quest’ultimo, straziato dalla perdita prematura della moglie, lasciò il figlio alle cure del nonno per iniziare una vita in giro per l’Europa, “asservito alle giovanili brame”. Ritornò a Napoli soltanto negli ultimi anni di vita, dedicandosi alla vita sacerdotale.

L’opera simboleggia un uomo che si libera dal peccato (rappresentato dalla rete, che è semplicemente impossibile descrivere a parole per quanto è realistica), aiutato dal piccolo angelo che sta a simboleggiare l’intelletto umano.

A completare il simbolismo, ci sono il globo terrestre (allegoria delle passioni mondane) e la Bibbia aperta ad esso appoggiata: il libro sacro rappresenta una delle tre grandi luci della Massoneria.

Il bassorilievo alla base riporta l’episodio di Gesù che dona la vista al cieco. Facile associare l’episodio al significato dell’intera statua.

Il Cristo Velato

E siamo arrivati alla statua più importante.

La rappresentazione di Cristo deposto dalla croce, coperto da un velo si trova al centro della navata. Nonostante questo, è praticamente impossibile vederlo dall’ingresso a causa della gente tutta attorno.

Creato dal napoletano Giuseppe Sanmartino nel 1753, nelle intenzioni del principe di Sangro doveva essere posto al centro della Cavea sotterranea.

La fama che circonda questa opera, tra le più suggestive che esistano, si deve al mito attorno alla sua realizzazione.

Essendo Raimondo un famoso alchimista e sperimentatore, è sorta più di due secoli fa la leggenda secondo la quale l’opera sarebbe il risultato di un processo alchemico. Troppe la perfezione e la trasparenza del velo per essere davvero in marmo.

In realtà, numerosi studi e documenti hanno provato che l’opera è totalmente composta in marmo e ricavata da un unico blocco. Aspetto che non fa che aumentare lo stupore dinnanzi ad essa.

Inserire il Cristo Velato tra i più grandi capolavori della scultura di tutti i tempi non è un’eresia. Mica per niente, tra gli estimatori c’era anche un certo Antonio Canova, che di scultura un minimo se ne intendeva…

Egli dichiarò che sarebbe stato disposto a dare 10 anni di vita per essere il realizzatore di un tale capolavoro.

La descrizione della statua è irrilevante. Oltre che essere famosissima, è proprio impossibile riuscire a rendere con le parole ciò che trasmette.

Ogni singolo dettaglio tocca una tale perfezione che è naturale che alimenti i sospetti dell’intervento alchemico. Vederlo dal vivo dà un’emozione quanto mai viva.

Non è consentito fotografare il Cristo Velato nè filmarlo, salvo speciali auorizzazioni.

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