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La tarantella Napoletana

Oggi parliamo di TARANTELLA NAPOLETANA.

Lo spazio del giovedì di Casa Napoli, riservato ogni settimana alla Napoletanità o per meglio dire alla Napolitudine è dedicato quest’oggi alla TARANTELLA NAPOLETANA.

In questo articolo proveremo a ripercorre le origini, la storia e le movenze tipiche della tarantella napoletana, che ha ispirato anche la famosissima: “Tammurriata nera”.

La tarantella è una delle danza popolari più amate anche ai giorni nostri, ma la sua storia ci porta molto lontano, forse addirittura ai culti greci in onore di Dioniso.

La tarantella è una danza popolare italiana di origine napoletana.

Ballata a coppie, accompagnata da tamburelli e nacchere, questo ballo si svolge in un crescendo fatto di ritmi travolgenti.
La tarantella nasce a Napoli ai primi del ‘700, ed era ballata da giovani popolani che si esibivano durante le feste dal profondo significato collettivo come quella di Piedigrotta e quella della Madonna dell’Arco.

La prima fonte storica invece associa la nascita della tarantella sempre nel XVIII secolo, ma questa volta nella città di Taranto. Secondo alcuni storici, la città di Taranto fu uno dei primi centri in cui si diffuse questa danza e soprattutto uno dei primi luoghi dove si diffusero i culti orgiastici di Dioniso, ai quali la tarantella veniva associata visto la carica erotica e ritmica presenti in questo ballo.

La chiesa dal principio non vide di buon occhio questo tipo di danza, per cui diede vita ad una serie di persecuzioni verso coloro che praticavano questo ballo. La tarantella racconta quindi anche una storia di repressione e intolleranza presente nel sud Italia. Secondo la tradizione dell’Italia meridionale, questa danza si configura come un ballo propiziatorio legato alla superstizione popolare.

A tale danza si attribuivano poteri benefici

nella guarigione di persone colpite dal morso della tarantola.

La leggenda voleva infatti che grazie a questo ballo così ritmato, la persona colpita dal morso di questo particolare ragno, eliminasse attraverso il sudore il veleno dal proprio corpo.

Probabilmente l’etimologia del suo nome deriva proprio dal complesso fenomeno del tarantismo pugliese.

Esistono diversi tipi di tarantella nei diversi territori del centro-sud Italia. Ognuna esprime una sua particolarità come per esempio in Sicilia dove questa danza presenta atteggiamenti meno irruenti da quella napoletana.

C’è poi la tarantella Abruzzese, che comprende due sottotipi: la saltarella e la ballarella.

La tarantella pugliese che viene chiamata anche pizzica e che si diversifica a seconda delle diverse città della regione.

Poi c’è la tarantella sorrentina famosa per le movenze lascive ed erotiche che richiamano gli atteggiamenti delle sirene alla conquista di Ulisse.

Che sia abruzzese, siciliana, napoletana poco importa, la tarantella in qualunque delle sue varianti è diventata nel tempo la sintesi di tutte le danze del sud, conosciuta in tutto il mondo.

Non solo una danza!

Una curiosità, quando parliamo di tarantella nel dialetto napoletano è possibile non riferirsi solo a questo ballo tradizionale di cui abbiamo parlato.

La tarantella infatti viene usata nel gergo napoletano come sinonimo di problema, in riferimento ad una questione fastidiosa da risolvere.

Non è una rarità infatti ascoltare nei vicoli della città, napoletani che utilizzano la divertente espressione “mo facimm e tarantell!”. E statene certi nessuno con questa affermazione pensa a farsi un giro di ballo.

Quando si parla di tarantelle il primo ballo che viene in mente è probabilmente la pizzica salentina, detta anche taranta.
Oppure ad altre forme di tarantelle dell’entroterra Campana che esistono nei vari territori e riscuotono un grande successo.

Ad esempio la tarantella montemaranese, che ha nel carnevale una tradizione nota in tutto il mondo, o anche la tarantella cilentana, una delle più famose al mondo.

Essa ha fortissimi legami con la terra e con il mondo contadino, a cui è indissolubilmente legata, una forza e un richiamo irresistibile verso la terra.
Tale richiamo si prova ascoltando il canto e la musica, e osservando il ritmo della danza napoletana che nasce dalla gestualità contadina.

Per i sanniti il ballo era un rito propiziatorio legato al ciclo riproduttivo della terra, ovvero si ballava anche perché si pensava propiziasse buoni raccolti.

Per molti è proprio durante l’epoca sannita che la tarantella è diventata la danza contadina campana per eccellenza.

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