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Il curioso caso di Diego Demme: da insostituibile a sacrificabile

Da insostituibile a sacrificabile: la parabola di Diego Demme dopo appena sette mesi in maglia azzurra.

“Mio padre ha scelto di chiamarmi Diego perché è un grande tifoso di Diego Maradona, per questo mi ha chiamato così. I tifosi sono un po’ pazzi, ma in senso positivo. Mi hanno detto che il Napoli è un grande club. Sono felice di essere qui. Sono già stato due volte a Napoli, ho visitato la città ed adoro il cibo napoletano. La città è molto bella. Il mio posto preferito è il lungomare, è bellissimo quando ci cammini. Il calcio è la mia passione e sto vivendo il mio sogno”. Si presentò così Diego Demme al suo arrivo a Napoli. Era l’ 11 gennaio.

Uno come lui serviva come il pane. Il Napoli, guidato da Rino Gattuso (da quasi un mese, ndr), doveva correggere gli errori fatti sul mercato nella costruzione della squadra da affidare ad Ancelotti. Serviva un uomo d’ ordine, un calciatore un pò Gattuso un pò Pirlo, insomma.

Bravo Giuntoli che (con l’ avallo del  buon Ringhio!), puntò su questo piccoletto del Lipsia, la squadra tedesca che fino a quel momento stava battagliando con il Bayern Monaco per la testa della Bundesliga. Solo 12 milioni di euro e il Napoli trovò il suo uomo d’ equilibrio.

Diego Demme intervista Sky

 

Diego Demme da sempre innamorato di Napoli!

La cosa che colpì i tifosi azzurri non fu tanto l’ acquisto dell’ italo tedesco ma il fatto che il ragazzo classe 91, nonostante non parlasse benissimo l’ italiano, era letteralmente innamorato di Napoli!

Diego, nel corso degli anni, era stato “paparazzato” spesso sul lungomare partenopeo o a gustare una pizza margherita con vista sul Golfo.

Poi si sa, quando ti chiami Diego e ti presenti come suo tifoso e appassionato (da generazioni!), da queste parti “sciogli il sangue nelle vene, come una  finta di Maradona” (appunto!), parafrasando (in parte) una celebre battuta di Luigino, il poeta de “il Mistero di Bellavista”. E ci scusiamo anche noi con San Gennaro…

Ecco un post sul suo profilo Instagram, durante una trasferta del suo Lipsia in terra partenopea:

Sognando Napoli…

In fondo la sua innata, perché genetica, passione per i colori azzurri è stata alimentata nel corso del tempo da tenere coincidenze: nel 2017, quando Diego Demme ottiene la prima convocazione con la Nazionale tedesca, telefona a suo padre. Quel giorno, Enzo Demme risponde alla chiamata mentre passeggia per i Quartieri Spagnoli ( ! ).

L’anno precedente, invece, la famiglia Demme aveva trascorso proprio nel capoluogo campano il Capodanno. Il centrocampista azzurro conosce già la sua meta, deve soltanto arrivarci.

Addirittura in una delle sua scappatelle estive (quando ancora era in Bundes), il ragazzo viene riconosciuto dai tifosi (azzurri!) ad Ercolano: uno di loro, Liberato, fonda per lui un fan club! Strani scherzi del destino…

Bisogna attendere l’esonero di Carlo Ancelotti e l’arrivo sulla panchina del Napoli di Rino Gattuso affinché i propositi si realizzino per davvero. Ringhio (calabrese come Demme) lo individua per il suo centrocampo. Stessa tempra da lottatori, al punto che da sempre Diego ha confessato di essersi sempre ispirato a lui per l’interpretazione del suo ruolo a metà campo.

L’ultima volta Demme si era immortalato in un ristorante napoletano il 26 settembre del 2019 e tre mesi dopo, fa le valigie per trasferirsi definitivamente in città. È uno dei primi acquisti invernali del Napoli, in affanno da regista e muscoli a centrocampo, e infatti debutta il 14 gennaio con la maglia azzurra.

Ottavi di Coppa Italia: al San Paolo arriva il Perugia. In quell’occasione  già dimostra di essere davvero al posto giusto e ci si domanda: quanto pazzo o innamorato deve essere questo per lasciare il Lipsia, che in quel momento lottava per vincere la Bundesliga, rinunciare ai gradi di capitano per approdare in una squadra sprofondata negli abissi della classifica?

Ha fede il caro Diego (Demme). Crede in D10S e nella magia del suo tempio.

Un giro di boa e Demme diventa imprescindibile. La prima rete col Napoli la mette a segno il 3 febbraio a Marassi, Sampdoria-Napoli 2-4. E  quella gara non doveva neanche giocarla! Misteri della fede (calcistica…)

Ha vinto la Coppa Italia (contro i rivali della Juve!), quando il Napoli non alzava al cielo un trofeo dal 2014.

Il 27 giugno 2020 termina la Bundesliga e il Lipsia non vince il campionato, già archiviato con anticipo e messo in bacheca dal Bayern Monaco. La squadra della Red Bull inizia a perdere terreno proprio dopo il suo addio.

Nel frattempo, a Napoli,nella stessa giornata, nasce sua figlia. Un fiocco rosa su una casa che affaccia sul Golfo.

Tre generazioni affinché si realizzasse il sogno: arrivare a Napoli e restarci!

Il curioso caso di Diego “Benjamin Button” Demme.

Facendo un parallelo con il film di David Fincher del 2008, Diego Demme sta vivendo (o potrebbe vivere? ) la stessa situazione del protagonista della pellicola. Button da “anziano” diventa giovane: Diego da insostituibile diventa ( ? ) sostituibile, quasi uno scarto, sacrificabile sull’altare del calcio mercato. Da Beckenbauer a pedina di scambio. Un calcio che non ha sentimenti, che segue le solite fredde regole dei bilanci, degli ammortamenti e delle plusvalenze.

Il nostro numero 4 lascerebbe il posto a Jordan Veretout, un francese innamorato anche’ egli di Napoli. Magari qualcuno nella famiglia Veretout avrà come secondo nome (o anche terzo) Diego, ma in attesa degli eventi, non ce ne voglia il  rognoso e tecnico mediano della Roma (stima e affetto per lui) ma uno che si chiama Diego ha nel proprio DNA lo 081…

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