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Il golpe è servito, anzi no: addio alla Superlega (per ora). E menomale

Curva B tifosi san paolo

Addio alla Superlega: stroncato sul nascere il colpo di stato progettato dai grandi club d’ Europa. Tutto resta come prima, per ora.

Il golpe è servito, anzi no: addio alla Superlega (per ora). E menomale.

Finisce, apparentemente, tutto in una bolla di sapone, il progetto dei grandi club europei di creare un super campionato stile NBA.

Uno scossone che nella notte tra il 19 e il 20 aprile aveva messo paura alla governance del pallone. Un vero e proprio colpo di stato portato avanti da 12 club in barba alle rispettive federazioni e alla UEFA, con il solo intento di recuperare fondi freschi per far fronte a bilanci disastrosi e disastrati da anni di scellerata gestione finanziaria. La crisi da Coronavirus, poi, ha fatto il resto.

L’ antitesi della leggenda di Robin Hood.

Il leggendario eroe britannico Robin Hood nel XIII secolo, da nobile decaduto, si rifugiava nella foresta di Sherwood, sempre in guerra con lo sceriffo di Nottingham che tartassava con ingenti tasse gli abitanti della Contea.

L’ arciere difendeva il popolo; “rubava ai ricchi per dare ai poveri”. I ricchi (e indebitati) del pallone invece, capitanati da Florentino Perez e Andrea Agnelli, avevano intenzione di rubare ai poveri.

L’ intento era quello di far fuori i club meno abbienti e meno seguiti per un torna conto personale. Un escamotage cinico, un campionato ad inviti con un giro di svariati miliardi di euro, utile per nascondere spese incontrollate, portate avanti negli anni.

Addio Superlega: vince il romanticismo del calcio.

Ma, per fortuna, il progetto è naufragato. Le minacce della UEFA e della FIFA ma soprattutto dei tifosi, motore indiscusso del giuoco del calcio, hanno bloccato tutto.

I primi a scendere in piazza sono stati i tifosi delle inglesi che avrebbero boicottato le loro squadre del cuore. E così i tifosi del Chelsea, del Manchester City e dello United e poi quelli del Liverpool, hanno protestato sui social e con striscioni all’ esterno delle sedi dei club. Chiaro il messaggio: il calcio è dei tifosi. Stop.

Passo indietro delle stesse società, le prime a far crollare, nel giro di neanche 48 ore, l’ insana idea.

Il calcio nasce e rinasce in Inghilterra.

Il calcio, quindi, rinasce in Inghilterra. E riparte da dove tutto era iniziato nel lontano 1848. Lo sport più popolare al mondo (appunto) resta dei tifosi supportato dai sogni e dalle aspettative più o meno reali che ognuno di loro ripone nelle proprie squadre del cuore.

Non poteva essere auspicabile un calcio di èlite, senza meritocrazia e senza quella sana competizione, base principale di tutti gli sport.

Il calcio è bello perchè non sempre vince il più forte o il più ricco. Il romanticismo e la favola devono esistere, perchè, in fondo, siamo stati tutti tifosi del Leicester City che, nel maggio del 2016, divenne per la prima volta Campione di Inghilterra, primeggiando contro i petrodollari del City e del Chelsea.

Oppure del Porto che, nel maggio del 2004, vince la sue seconda storica Champions League, dopo 17 anni.

Giusto quindi fermare tutto. Ma siamo sicuri che non si ritorni alla carica? Ai posteri l’ ardua sentenza.

Ma c’è ancora qualcuno che non molla…

Ma c’è ancora il presidente del Real Madrid che non molla. Per Florentino Perez il progetto va avanti, nonostante i numeri siano drasticamente venuti a mancare in poche ore.

Per lo spagnolo la Superlega si deve fare. Anche Agnelli, nonostante l’ ammissione del fallimento dell’ idea, batte ancora sulla bontà del progetto e siamo certi che, nell’ ombra, continuerà a studiare nuove strategie.

Bello invece il gesto delle proprietà inglesi e del Milan che, nella persona di Maldini, hanno chiesto scusa ai tifosi per l’ idea alquanto avventata.

Il tentato “omicidio” del calcio: ora è giusto punire gli “scissionisti.”

La UEFA, nell’ intento di bloccare il tutto, aveva promesso pugno duro agli “scissionisti”, ma tutto è bene quel che finisce bene: tutto archiviato.

Il presidente FIGC Gravina, interrogato su possibili sanzioni ai tre club italiani co-fondatori della Superlega, ha risposto con un diplomatico: “Non si può punire un’ idea…”

Intanto “quell’ idea” era praticamente diventata ufficiale, il golpe era bello e fatto ed è giusto  punire, anche come monito per il futuro, chi aveva architettato il tutto.

Il tentato omicidio viene sempre punito, pena inferiore rispetto all’omicidio, vero, ma pur sempre giudicabile e condannabile. Ma, come al solito, la giustizia del pallone, viaggia un pò da sè. E siamo sicuri, purtroppo, che anche questa, finirà in una bolla di sapone.

 

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