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Napoli, la conferenza stampa di Aurelio De Laurentiis: “Devo far quadrare i conti, ma no ridimensionamento. Napoli – Verona? Parlerò con i giocatori. Mai voluto esonerare Gattuso.”

De Laurentiis su Spalletti

SSC Napoli, la conferenza stampa di Aurelio De Laurentiis: “Devo far quadrare i conti, ma no ridimensionamento. Napoli – Verona? Parlerò con i giocatori. Mai voluto esonerare Gattuso.”

Aurelio De Laurentiis, presidente della SSC Napoli, parlerà in conferenza stampa dalle ore 15:30 di mercoledì 30 giugno. La conferenza stampa darà a stampa e tifosi le prime dichiarazioni ufficiali della società da mesi a questa parte. Il Napoli è infatti in silenzio stampa dallo scorso febbraio e nessun tesserato ha rilasciato dichiarazioni ai media su alcun argomento. Casanapoli.net seguirà la conferenza stampa di Aurelio De Laurentiis in diretta e fornirà tutti gli aggiornamenti in tempo reale.

 

12:00 – La SSC Napoli ad ora non ha fornito indicazioni sugli argomenti che saranno affrontati durante la conferenza. E’ possibile che, tra i numerosi temi, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis voglia fare chiarezza sul finale di stagione, sul rapporto con l’ex allenatore Gennaro Gattuso e sul nuovo ciclo tecnico che sarà avviato da Luciano Spalletti. Il patron azzurro potrebbe anche dilungarsi sull’argomento Superlega.

 

13:30 – La conferenza stampa di Aurelio De Laurentiis potrebbe dare spazio a commenti sulle ultime voci di mercato. Carlo Alvino, giornalista notoriamente vicino alle vicende della SSC Napoli, riporta Mario Rui come uno dei giocatori in uscita. Il nuovo tecnico Luciano Spalletti potrebbe spingere per l’ingaggio di Emerson Palmieri, a sua volta in uscita dal Chelsea e già allenato durante la sua seconda esperienza a Roma.

 

14:20 – DAZN trasmetterà in diretta streaming la conferenza stampa di oggi pomeriggio.

 

14:50 – Cresce l’attesa per le parole del presidente. Nel frattempo, il cambiamento del nuovo Napoli potrebbe interessare anche l’area staff. Radio Kiss Kiss riporta, infatti, un probabile ritorno a Napoli per il team manager Giuseppe Santoro, che ha già lavorato in azzurro durante la gestione Mazzarri. Santoro acquistò l’attuale capitano del Napoli Lorenzo Insigne nel 2006 dalla scuola calcio Olimpia Sant’Arpino per 1500 euro.

 

15:30 – La conferenza stampa di Aurelio De Laurentiis inizierà alle 15:45, manca poco alla fine del lungo silenzio stampa del Napoli.

 

15:45 – E’ tutto pronto per l’inizio della conferenza stampa

 

15:52 – C’è qualche minuto di ritardo nello stabilire il collegamento, ma la conferenza dovrebbe iniziare a momenti. Da uomo di cinema, il presidente del Napoli De Laurentiis non disdegna di dare all’evento della conferenza un po’ di suspance.

 

15:59 – Nell’attesa che la conferenza di De Laurentiis abbia inizio, ricordiamo che domani l’Italia affronterà il Belgio nei Quarti di finale di Euro 2020. Il gruppo Napoli, composto da Insigne, Di Lorenzo e Meret, affronterà Dries Mertens da avversario.

 

16:00 – Inizia la conferenza. Presiedono il Responsabile della Comunicazione Lombardo, Aurelio e Edoardo De Laurentiis.

 

Il Responsabile della Comunicazione Lombardo introduce la conferenza di De Laurentiis.
“Non c’è un canovaccio preciso, spazieremo su più argomenti.”

 

De Laurentiis inizia la conferenza stampa con una lunga introduzione.
“Vi ringrazio di essere venuti. Sono stati momenti difficili, questi del Covid, che non ci aspettavamo. Quindi ci ha colti impreparati. Già nello scorso campionato avere questo problema nel mese di marzo, ritardare la fine del campionato, non avere lo spazio e il tempo per programmare l’annualità conclusa quest’anno, dove ognuno pensa ai propri egoismi… io avevo detto che con il Covid ci sarebbe stata incertezza sugli stadi. Che senso ha programmare i campionati europei e costringerci, dopo non aver avuto riposo o un vero ritiro, nè un mercato vero? Ora dobbiamo fare la corsa per fare assist agli istituzionalisti? Quelli che non investono il loro denaro nel calcio e occupano i loro posti grazie a noi?

Non sono concretamente al nostro servizio, ma ci creano problemi non da poco. Adesso leggevo che siccome il Premier inglese ha “castigato” i protagonisti inglesi della Superlega, allora gli si accorda, Covid e varianti o meno, la possibilità di fare la Finale a Londra. Si parla di 75.000 partecipanti, forse riducibili a 25.000, ma io vi ricordo quando è partito il primo lockdown. Una settimana prima a me si chiedeva di andare a giocare in Spagna… e io dissi che sembrava stesse per scoppiare la Terza Guerra Mondiale e che era assurdo. Arrivare a Parigi e poi prendere un pullman… per queste persone è più importante giocare che preservare la salute della persone.

Tutto questo ancora mi scandalizza. Tra poco pubblicheremo i calendari, ma chi è che ci dice, sin da adesso… anzi, vorrei chiederlo a Draghi, che deve prendere atto che ci sono più di 30 milioni di italiani che trovano nel calcio uno sfogo. L’80% di questi sono uomini che lavorano per il Paese. Allora, caro Draghi, perchè tu ti disinteressi completamente del mondo del calcio? Che è una valvola di sfogo importante? Perchè tu, che hai una grande credibilità in Europa, non convinci i tuoi colleghi a resettare tutti all’unisono le partenze dei rispettivi campionati, posticipandone l’inizio a una data che sia foriera di serenità e tranquillità sul piano vaccinale?

Perchè in Europa non è nata una obbligatorietà ai vaccini? E’ assurdo che ci sia gente che non pensa nemmeno di vaccinarsi. Questa Guerra Mondiale sarà subdola e meno comprensibile, e si può fare una dietrologia gigantesca, che però non porta da nessuna parte. Perchè quindi Draghi, che è un grande economista che stimo, si disinteressa allo sport nazionale numero uno?

Forse non ha considerato che qui in Italia il calcio ha una valenza economica molto importante. Però, guarda caso, per colpa del Covid, è sotto di 1 miliardo e mezzo. Ma non mi sembra che il Governo italiano si sia fatto un esame di coscienza dicendo “togliamo il burocratese della Federcalcio e apriamo una porta di innovazione” verificando come sanare i bilanci in rosso. Siamo tutti in rosso a causa del Covid e serve una soluzione. Il calcio è una panacea a tutti i soprusi, che serve per andare in ufficio il lunedì per ricominciare con entusiasmo, confrontandosi nello spirito cavalleresco. Questo processo esiste e va difeso. C’è tanto da lavorare nel calcio, e non è stato mai fatto nulla. Sono 40 anni che diciamo che ci sono leggi sbagliate e nessuno fa nulla, perchè “ci deve pensare il Governo”. Ma il Governo non fa nulla.”

 

Cosa è accaduto secondo lei la sera di Napoli – Verona? Negli ultimi mesi ha qualcosa da rimproverare, a sè o a qualcuno?
“Rimproverare qualcosa a qualcuno è sempre la strada più corta e più efficace. Quando rompi qualcosa, se riaggiusti i cocci si vede. E’ stato un anno e mezzo improprio, con il Covid e senza dodicesimo uomo in campo. Le partite sembrano giocate in un acquario. Le voci degli allenatori sembrano stordenti e quasi si inimicano la squadra che prova a fare un gioco. Se ricordate le altre squadre, come in un acquario, c’era una situazione irreale. Le voci degli allenatori impetuosamente diventavano protagoniste. Non credo che con il tifo dello stadio avvenga questo. Al massimo l’allenatore chiama a sè un giocatore e gli dice cosa fare.

Quando non c’è nessuno sugli spalti che urla tu hai la libertà di condurre il gioco dalla panchina. Io non mi rimprovero nulla. E’ stato un campionato falsato, ma per tutti. Poi la dietrologia ti porta ad avere cattivi pensieri ma a me non interessa. Il fatto dell’ultima partita, grande delusione. Io sono andato negli spogliatoi durante l’intervallo a dare la carica e mi ha fatto molto piacere vedere il gol segnato, che mi ha quasi rilassato. Non mi ha fatto piacere poi vedere il pareggio. Tu arrivi alla fine di un campionato così negativo e complesso sul piano nervoso perchè giochi sul filo di lana la qualificazione, e anche il risultato degli altri è importante. E in qualche modo sei già stato bastonato durante l’anno in partite dove meritavi qualcosa di più. Poi c’è l’episodio contro il Cagliari che già ci aveva creato dei patemi d’animo.

Io non ho nulla da recriminare. E’ stato un anno e mezzo molto falsato. Abbiamo fatto un assist agli Europei senza sapere nulla, se si potesse girare per l’Europa o meno. E ancora adesso parliamo di partire il 20 agosto! Senza sapere se avremo negli stadi i tifosi. Io vorrei tanto che alcuni miei colleghi mi dessero ragione e convincessero 10 squadre a non partire. Magari qualcuno così ci ascolterà.”

 

Cosa pensa della Superlega? E’ vero come scrissero in Spagna che Perez chiamò De Laurentiis per coinvolgere il Napoli?
“Perez non mi ha mai contattato. Non sono mai stato a favore della Superlega, perchè ne faccio una questione economica. Non è facendo un super torneo a 12 che risolvi i problemi economici del calcio. Questi si risolvono se prendi coscienza che la Champions League e l’Europa League non servono economicamente a nessuno. Florentino Perez ha avuto il merito non di inventare la Superlega, che è una cretinata. Ma di dire “perchè voglio crearla”?

Champions ed Europa League non servono ai nostri bilanci perchè gli investimenti sono tali che non possiamo andare avanti con questi fatturati per fare assist istituzionali a chi crede di governare il calcio anzichè tutelarlo. Questo è un grosso problema. Sono anni che dico che dobbiamo creare un campionato europeo più equilibrato, dove non si va per estrazione da Monte Carlo chiamando le vecchie glorie per capire chi gioca con chi. E’ un meccanismo basato solo sulla fortuna. Invece dovremmo creare equilibrio. I 5 paesi più importanti sono quelli che possono permettersi calciatori più costosi: Spagna, Francia, Inghilterra, Germania e Italia. Queste 5 nazioni meriterebbero un campionato europeo a sè stante, il martedì, mercoledì e giovedì. Perez vuole fare i 12, ma bisognerebbe dare la possibilità democratica a tutti di competere, anche a Udinese e Fiorentina se si qualificano.

I primi 6 delle prime 5 nazioni diventerebbero un torneo a 29 partite secche. In questo modo tra sponsor, stadi e piattaforme porti a casa 10 miliardi, non i 3 di cui parla Perez. E gli altri 25 Stati? Chi arriva primo fa un’altra competizione a 25. Il primo della competizione a 25 e il primo di quella a 5 Stati fanno poi la Finalissima. La Finalissima sarà vista da 2-3 miliardi di persone… questo è quello che la UEFA non ha saputo valutare. Avrebbero potuto chiedere un parere a noi dell’ECA. Quando lavoravo all’ECA già ero consapevole che le cose non andassero. Siamo passati da 32 milioni di monte ingaggi con Mazzarri in Champions a 100 milioni in Europa League.”

 

Come andrà a finire?
“Dovrebbe prevalere il buon senso. La cosa più auspicabile è che tutti gli attori del problema e del sistema si possano sedere intorno a un tavolo. Se faccio giocare la Juventus con il Crotone, è difficile che i calabresi vincano. Voi mi direte che lo sport è anche questo, ed è vero. Ma io risponderei che è altrettanto vero che Veltroni nel 1996 disse che le società di calcio non sono dei club ma delle società per azioni. Con bilanci a posto e finalità lucrative. Se si crea un torneo scompensato per capacità economiche e quindi poco omogeneo, non si sta rispettando il concetto di Veltroni e Prodi. Ho fatto un’analisi sotto gli occhi di tutti molto obiettiva. Le istituzioni devono fare le istituzioni e non prendere per mano noi industriali, altrimenti perderemo la nostra qualifica di imprenditori. Altrimenti ci riempissero di denaro e faremo i prenditori.”

 

E’ stato molto critico con il calcio italiano e la UEFA. Cosa pensa del Mondiale 2022 in pieno inverno?
“Quella è un’altra super cazzata del secolo. Però parliamo della FIFA, quindi sempre istituzioni. Infantino è molto capace e preparato, ma ci sono interessi nati illo tempore grazie ai qatarini. Quello che era valido pre-Covid dovrebbe essere ridiscusso post-Covid. L’impresa privata sa mutuare e dimensionare investimenti, rischi, mercato… il pubblico si basa solo su rapporti e strette di mano.

Questo fa danni a cascata e non se ne accorgono. Non capisco nemmeno perchè dare i calciatori per le competizioni continentali. Poi se si fanno male chi mi ridà i soldi indietro? Mi rimborsano la svalutazione di un calciatore? No, ma nessuno ne parla. Io spendo 200 milioni sul mercato e poi mi chiedono i calciatori, e volevano anche fare le Olimpiadi. Però poi “De Laurentiis ha negato a Fabian Ruiz di andare a Tokyo”… ma stiamo scherzando? Con tutte queste situazioni aperte bisognerebbe ridurre i campionati a 16 squadre per avere meno partite. Ma non possiamo gestire campionati a 20 squadre e il calendario così come è. In Qatar ci sono gli stadi con l’aria condizionata, il caldo non è nemmeno una motivazione.”

 

Come immagina il futuro con Spalletti? A che punto è il rinnovo di Insigne?
“Spalletti ha sempre avuto la mia considerazione e stima. Prima che andasse alla Roma dallo Zenit mi venne a trovare in ufficio dicendomi che per un po’ di tempo non poteva muoversi. Lo trovo un profilo giusto per il Napoli, perchè sa allenare bene e anche noi giocando contro di lui abbiamo faticato. Saper gestire anche delle situazioni come quelle passate a Roma e Milano, con l’assenza della proprietà nello spogliatoio, è stato un fattore. Se l’è cavata bene. Con Insigne non ci siamo ancora visti. Dopo l’ultima di campionato è andato subito in Nazionale e non volevamo sollecitare la situazione anzitempo. Dopo gli Europei ci parleremo e vedremo cosa accadrà.”

 

SSC Napoli – Aurelio De Laurentiis parla in conferenza stampa

 

Quale sarà la strategia del Napoli per risollevarsi dopo le ultime due stagioni in fase calante?
“Non è un problema di non andare in Champions. Secondo me il Napoli è passato da 30 milioni di stipendi, a 50, poi 75, 120 e adesso 156. Bisogna innanzitutto sanare questo problema. Spendiamo cifre che non fatturiamo, dobbiamo rivedere le cose in base alle nostre possibilità. C’è chi fattura molto più di me e da due anni non mi paga o lo sta facendo adesso. Non bisogna separare l’economia dalla finanza. La mia esperienza nel cinema mi permette di affrontare i problemi finanziari prima di quelli economici. Quindi non c’è un ridimensionamento, ma una presa di coscienza che da un punto di vista del bilancio ci fa rivedere il budget. Non vogliamo fare fallire il Napoli, ma riportarlo sui binari giusti. Dovremo tagliare le spese in eccesso.

Pochissime aziende del calcio sono sane, alcuni hanno anche perdite da 1 miliardo. Senza considerare i nuovi investimenti, che non è detto facciano sanare la passività.”

 

Il 30 giugno inizia la nuova stagione. C’è qualcosa che non rifarebbe nell’ultimo anno? Cosa pensa di fare per fronteggiare i problemi economici, cessioni sul mercato?
“Non basterà forse vendere un giocatore. Magari bisognerà vendere quelli che hanno aumentato a dismisura, attraverso la loro parte salariale, quello che il Napoli non può pagare. Purtroppo il Covid ci ha giocato un brutto scherzo, quello di avere fiducia nelle autorità. E ne paghiamo le conseguenze. Anche in Europa tutti quanti sono andati a casaccio, e pensavano che sarebbe potuta finire prima. Ma non è ancora finita. Io sono un entusiasta, e sempre su di giri. Qual è l’errore? Magari io due acquisti non li avrei dovuti fare. Avrei dovuto essere più calmo perchè c’è ancora il Covid, e il campionato è falsato e non significa nulla. Avrei dovuto pensare a congelare tutto e sopravvivere. Invece da ottimista quale sono ho investito troppi soldi e mentre investivo mi telefonavano per dirmi che non potevano rispettare i contratti.

A quel punto respiri, soffri e vai avanti. Ma ho commesso un errore di valutazione. Immagino sempre che gli altri siano d’accordo con me, e questo è un grave errore. Dovrei partire dal concetto che gli altri non la penseranno mai come me. Ma io sono un guerriero cavalleresco da torneo e devo poter sfidare gli altri su quel piano, non rischiando l’osso del collo. Una cosa che avrei voluto fare e non ho fatto, magari dopo Verona – Napoli? A un certo punto, viste alcune partite dove il mister non si sentiva nella forma perfetta e visto che tutti che tutti i commentatori erano ex calciatori amici suoi, ho evitato le speculazioni. Tutte le speculazioni ricadono poi sui tifosi e nello spogliatoio. Per questo ho indotto il silenzio stampa, per dare una continuità di percorso.

Ho convocato anche una riunione al Britannique con Lombardo, Canonico, Chiavelli e tutta la squadra. Alla squadra dissi che pagavo gli stipendi in anticipo, però l’allenatore andava rispettato e seguito. Poi parlai in separata sede con Gattuso. Con Benitez io mi sento ogni 4-5 mesi, è rimasta una certa sintonia. Lui è un uomo molto inglese sul piano organizzativo. Ricordo ancora quando mi diede una lista per gli acquisti, roba che ci sarebbero voluti 300 milioni… Poi me ne presentò un’altra in 5 minuti e anche quella era troppo onerosa. Anzichè mandarmi a quel paese ne fece un’altra dove c’erano giocatori che ancora sono in squadra.

Con Benitez avevo un contratto annuale con un’opzione. Lui ha sempre avuto problemi con la famiglia che gli creavano disagio. E’ uno molto meridionale, a modo suo. Quando gli esercitai l’opzione mi disse che doveva stare con la famiglia in Inghilterra. Ma era lui che non doveva firmare il contratto in primo luogo. Quell’anno arrivammo quinti solo per un rigore sbagliato, e il difetto a Higuaìn è anche rimasto. Io non ho mai voluto esonerare Gattuso, l’ho solo visto dolente e se non ricordo male assente in panchina qualche volta. Mi sono preoccupato di cosa sarebbe successo nel caso le cose potessero precipitare. Chiamai Spalletti e lui mi diede disponibilità, al che gli dissi che se fosse stato necessario l’avrei richiamato. Tutto qui.”

 

Sull’addio a Gattuso.
“Qui ho Nicola Lombardo testimone. Prima della partita, dando per scontato che saremmo andati in Champions, ho preparato un saluto per Gattuso presso il club dove sarebbe andato a lavorare. Due giorni dopo mi telefonò Barone chiedendomi di scrivere due righe e lo feci subito. Quando abbiamo pareggiato abbiamo fatto indietro perchè era troppo enfatico. Ancora oggi sento gente scandalizzata per un tweet. Ognuno misura la propria educazione ed esperienza come meglio crede. Avrei dovuto essere arrabbiato, ma già dall’anno precedente avevo pensato che ci saremmo salutati. Io lo presi per tamponare l’uscita di scena di Ancelotti. Anche se avesse vinto il campionato la sua missione a Napoli si sarebbe conclusa. Mendes è un amico. Abbiamo parlato anche sul rinnovo del contratto, e non ci siamo trovati in linea. Ci siamo firmati due righe, poi quelle vanno a finire nelle mani degli estensori legali e diventano 27… allora ho soprasseduto.

Tant’è che alla fine non si è sentito bene e ho sentito Spalletti solo per tutelare il Napoli. Ma era una situazione che dipendeva dalla sua salute. Poi lui è diventato assolutamente capace e presente. Purtroppo abbiamo perso partite che non avremmo dovuto perdere. Non si è creata una continuità effettiva, che mi ha confermato il fatto che dovevamo salutarci a prescindere.”

 

In Francia abbiamo difficoltà con i diritti TV. Quanto è ottimista sul futuro del calcio italiano con DAZN. Per chi tiferà fra Insigne e Mertens?
“Ovviamente per Insigne, da italiano. In Francia ci sono molti problemi dettati principalmente da Canal Plus e dal PSG.”

 

 

Nel primo campionato post-Covid, ha messo in preventivo di sacrificare qualche giocatore sul mercato? Vorrà spiegazioni dalla squadra per l’ultima giornata?
“Non voglio fare dietrologia, ma i calciatori sono giovani. Sicuramente in una cena a Dimaro affronterò l’argomento guardandoli negli occhi. Vorrò delle risposte ma non nel senso che volete voi. Riguardo ai giocatori bisogna stabilire prima con l’allenatore che cosa sostituire o meno. Solo quando sapremo e avremo definito dove operare, si vedrà se il mercato permetterà di operare in uscita. In relazione alle uscite agiremo in entrata. Serve il parere tecnico dell’allenatore. Vedrò Spalletti venerdì alle 12:30 a Castelvolturno. Lui ha un contratto dal primo luglio, e ci metteremo subito al lavoro. Rinunciare a offerte indecenti? Probabilmente quest’anno non arriveranno, ma magari.

Nessuno è incedibile per delle proposte appropriate. Credo sia la risposta più esaustiva.”

 

C’è la possibilità che in questo calcio possa infiltrarsi la criminalità, come paventato dal libro di Cantone “Calcio e Mafia”?
“Quella pubblicazione non è di Cantone. Volevo prenderne i diritti per farne una serie TV. Lui ha fatto un’altra pubblicazione, dove viene fuori che il calcio è tutto corrotto. Noi pensiamo a Calciopoli, ma fa ridere rispetto al testo di Cantone o di Declan. Si parla di un certo Dan, che opera da Singapore dove la ‘ndrangheta calabrese di quarta generazione insieme ai messicani gestisce il calcio-scommesse. Il giro passa per la Russia, i Paesi del Nord, Scozia, Irlanda, Portogallo, Svizzera, Germania, Polonia e anche Italia, fermandosi a Napoli. Girano 500 miliardi in nero all’anno. Con quei soldi si possono fare eleggere anche presidenti di Stati importanti, figuriamoci cosa può accadere nel calcio mondiale.

La cosa bella è che Declan cita tutto. Quindi le persone che amano questo mestiere come voi, e che sono computer accesi sulla storia del calcio, è possibile che non li conosciate? Altrimenti facciamo finta che con un calcio al pallone si risolve tutto. Questo è un grosso problema, che si lega al disamore dei giovanissimi per questo sport. Pensiamo ai cinque cambi, è inaccettabile che non si sappia come gestirli. E devo vedere gente che gioca gli ultimi 5 minuti nonostante questo. Con cinque cambi pare che non sia cambiato nulla. Anche questo concetto di dover per forza andare d’accordo con lo spogliatoio, è un’altra falsa idea che esiste nel mondo del calcio. La partita è fatta di due tempi. Si mette sul tavolo questa opportunità, e in tutte le partite nessuno fa i cambi come dovrebbe. In una partita senza supplementari che senso ha?

Ci siamo spaccati in quattro per fare questo? Poi l’anno scorso giochiamo a luglio finendo ad agosto, e interruzioni ogni 10-15 minuti. Come nel basket. E perchè non abbiamo continuato? Non è spettacolo anche quello? Quando vi dico che il calcio è governato da persone anziane, incapaci di innovare per paura del rischio, intendo questo. Non vogliono perdere la loro posizione dominante, ed è grave. I giovani preferiscono giocare ai videogame e seguire il calcio su FIFA. Nessuno ha detto agli arbitri di evitare di interrompere il gioco ogni 2 minuti, magari. In Inghilterra il gioco è velocissimo, qui ci facciamo due palle così con la tattica. Il calcio è intrattenimento, non deve annoiare.”

 

Aurelio De Laurentiis parla in conferenza stampa delle strategie per il prossimo anno

 

Qual è l’obiettivo del Napoli per il prossimo anno?
“Ho bisogno di far quadrare i conti e ritornare in Champions.”

 

Non pensa sia stato un errore prolungare il silenzio stampa? Non sarebbe stato meglio mandare un tesserato a parlare dopo Napoli – Verona?
“Con i tifosi posso scusarmi soltanto io. E qualunque scusa fatta da un calciatore può sembrare una cosa voluta. Io dialogo con i miei tifosi e ci sono quelli che mi amano e quelli che mi odiano. E’ chiaro che il tifoso ha sempre ragione in quanto tale. Non ha interesse alla salvaguardia dei conti economici, vuole vincere e basta. Io lo capisco, il calcio è il suo sfogo e non ci sono delle logiche societarie in quello. C’è anche chi a freddo poi ragiona e capisce che c’è sempre un limite a tutto. Il silenzio stampa secondo me è stato una panacea. Non bisogna mai dimenticarsi che noi siamo tenuti incollati davanti alla TV fino all’una del mattino per assicurarci che non si dicano fregnacce. E l’intervistatore è quasi sempre un ex calciatore o allenatore. Nei confronti di un allenatore ex giocatore c’è un rimbalzo che può far cadere anche lui in qualche trappola.

L’intervistatore vuole fare lo scoop. Deve cercare di trovare qualcosa da dare in pasto ai media. Per evitare tutto ciò, per via del Covid e di tante altre situazioni, e per non rovinare il rapporto fra la società e l’allenatore, abbiamo deciso questo. L’ho imposto dopo aver sentito cose inappropriate. L’ultima partita non c’entra. Si era in silenzio stampa già da 3 mesi. In quel momento difendo l’allenatore per non farlo massacrare da voi. Gli avreste chiesto sempre le solite cose, dei giocatori spompati e cose del genere. Non c’era motivo di togliere il silenzio stampa. La cosa migliore sarebbe stata vincere e poi andare davanti ai microfoni.

In campo non è andato lui, ma i calciatori. Lui in allenamento era altamente concentrato e dedicato, sempre l’ultimo a uscire da Castelvolturno. Non ho nulla da rimproverare a Gattuso.”

 

La sua opinione sul caso Salernitana?
“E’ difficile dare un giudizio schierandosi da una parte o dall’altra. Credo che ci siano delle interpretazioni, sportive e giuridiche, che non sono solo tutte da una parte o dall’altra. E non so in questa situazione quanto abbia giocato la diatriba personale o quanto ci sia solo quella miopia istituzionale della quale ho già parlato. Certo è che se io so che in Serie A non posso avere una seconda squadra, nel momento in cui sto lottando per arrivarci devo avere già le carte in ordine per la cessione. E’ la stessa cosa che può capitare al Bari di mio figlio. Se ricominci dai non-professionisti puoi avere due società. Poi quando siamo arrivati nel professionismo io mi sono dovuto fare da parte. Che però tu possa mantenere una quota di minoranza o meno è tutto da vedere.

In realtà, ricorsi alla Corte Europea o al TAR non ce ne sono stati. Non c’è una giurisprudenza consolidata. Per dare un buon esempio uno anzichè accendere gli animi mediaticamente dovrebbe accettare di sedersi un tavolo. E non all’ultimo momento, magari molto tempo prima.”

 

E’ difficile far quadrare i conti ed essere competitivi. Quali sono le strategie attuabili per non ridimensionarsi?
“Se non avessimo fatto giocare alcuni giocatori così poco, forse adesso avrebbero avuto una maturazione migliore. E avrebbero potuto sostituire quelli che partiranno. Ora bisogna fare dei ragionamenti in primis con l’allenatore. Poi dovresti essere capace dell’impossibile. Ossia tenere il piede in due scarpe. Io dovrei prima vendere, per poi comprare. E bisognerebbe comprare senza comprare, per poi concretizzare dopo aver venduto. Sono acrobazie che difficilmente i direttori sportivi fanno. I tempi erano diversi e c’era libertà e capacità di fare certe cose. La pandemia ci ha reso consapevoli che siamo nell’età della maturità. Prima ce lo dimenticavamo e ci sentivamo eterni giovani.

Oggi bisogna fare delle riflessioni diverse, sulla vita in generale. E’ meglio prevenire che curare. La soluzione oggi come oggi non la ho. Ma mi reputo un atleta dell’imprenditoria e farò del mio meglio. A un certo punto mi sono buttato nei gelati perchè durante un film Unilever mi bocciava il product placement, e quindi anzichè fare pubblicità occulta mi sono creato io il prodotto da pubblicizzare con Steccolecco. Ho visto che negli USA vendevamo poche maglie, allora ho deciso che faremo noi lo sponsor tecnico. Mi prendono per pazzo a rinunciare ad Adidas, Puma e Nike che ci mettono 18 mesi per fare una maglia. E io invece ci metto la faccia per lavorare sulle maglie. A un certo punto bisogna creare delle svolte, anche a costo di rimetterci, ma bisogna essere innovativi.”

 

In questa conferenza De Laurentiis ha parlato di bilanci e squadre indebitate. Con Spalletti potrebbe ricominciare un ciclo. Fra 5 anni dove vede il Napoli?
“Io fra 5 anni potrei vedere il mondo del calcio altrove. E allora, se accadesse, vedrei anche il Calcio Napoli altrove. In un’altra Lega? No.”

 

Ha parlato di crisi e svolta. Come si inquadra il settore giovanile, ci sarà una svolta anche a Castelvolturno? Di recente si è puntato poco sui giovani del vivaio.
“Assolutamente sì. Ma nella vita post-Covid le priorità sono altre perchè non si può distrarre denaro. Ci sono molte infiltrazioni sul territorio campano che non lasciano serenità ai genitori, che spesso cedono alle lusinghe delle squadre del Nord. L’Empoli del mio amico Corsi prendono dal vivaio la compensazione mancante del fatturato. Non è un problema di strutture. Avevamo il vivaio a Castelvolturno, poi decidemmo che non era bello far vedere ai ragazzi il calciatore che arrivava in Ferrari. E quindi l’abbiamo spostato in un posto che poi è fallito. Ho provato a prenderlo dal Comune, che non ha voluto e mi sono spostato al Kennedy.

Anche lì ho capito che non tutto era a posto. E quindi adesso ci occupiamo di altre priorità. Quando sono andato in tribunale a prendere il Napoli che era fallito, un foglio di carta, i calciatori non c’erano. Strutture, uffici, centro sportivo, non c’era nulla. Vidi Pierpaolo Marino che andava in Tabaccheria a prendere le maglie e a Paestum organizzammo il primo ritiro. All’epoca non sapevo neanche cosa rispondere alle domande. Siamo partiti da zero. Però non bisogna dimenticare che dal primo anno di Serie A siamo in Europa. Prima con l’Intertoto. Siamo sempre andati in ascesa, e magari qualcuno si è illuso che avessimo il fiato per fare tutto.

Non tutti i genitori vogliono immaginare per i figli una permanenza in Campania. L’altra sera ho chiamato Fienga dicendomi che Grava mi riferiva che la Roma voleva fregarci un 14enne. Bisogna trovare una modalità per rispettarci di più. Altrimenti sguinzagliamo gli 007 solo per rompere le scatole agli altri. Probabilmente il genitore immagina un futuro migliore a Roma anzichè a Napoli. Figuriamoci Torino, Empoli, Verona o Milano. Quando mi fate queste domande sul vivaio, chiedetevi se volete un vivaio fortissimo e stare a metà classifica o andare avanti così. Non esiste l’equilibrio, esiste o A o Z.”

 

Quest’anno si farà la campagna abbonamenti? Magari in partnership con il basket?
“Se fossimo una Lega seria non dovremmo ripartire in campionato con il 25% di spettatori. Questo sarà un ennesimo indice negativo. Perchè mi sono rivolto a Draghi prima? Non credo sia così irresponsabile. Bisognerebbe riaprire solo all’80% come minimo oppure solo ai vaccinati con doppia dose. Questa sarebbe una spinta efficace, anche come comunicazione. In questo modo faremmo vaccinare gli italiani. Se poi sono vaccinati non devono rompere le scatole con il 25%. Il sottosegretario Costa parla di 25%? Si vede che ci darà i suoi soldi per ripianare le perdite, come risarcimento per queste stupidaggini. Come faccio a fare gli abbonamenti se lo stadio non è aperto? Io per fare abbonare 12-13mila persone ho dovuto fare i salti mortali, e in condizioni normali.”

 

Si potrebbe introdurre il VAR a chiamata come altri sport?
“Sono due anni che lo richiedo. Lei forse non ha capito che anche la classe arbitrale è un centro di potere. L’Italia è il Paese dei poteri forti. Ha presente la massoneria, forte anche in Inghilterra? Altrimenti noi parliamo di un altro Paese. I centri di potere esistono perchè uno deve esercitare il suo parere con forza e in modo discriminante, mandando avanti gli amici. Adesso in Europa stanno molto più attenti al VAR di quanto non lo siano in campionato. Ha notato quante cavolate fanno gli arbitri che il VAR poi smascherano? Gli europei dimostrano che arbitri e guardalinee certe cose non le vedono proprio. Ora chiedo a mio figlio e a Chiavelli come vedono il futuro del calcio italiano.”

 

L’intervento dell’ad Chiavelli nella conferenza stampa di Aurelio De Laurentiis.
“Il futuro è legato a chi lo governa dall’interno e orienta le scelte. Potrà avere un futuro solo se troveremo soggetti in grado di esprimere una visione collettiva del calcio e di come considerare le società professionistiche. Il calcio è un’industria, servono persone capaci di esprimere una visione di lungo periodo. Altrimenti faticheremo come negli ultimi anni.”

 

Interviene ora in conferenza stampa Edo De Laurentiis.
“Per me il problema è il non sapere che ogni presidente dopo aver investito dovrebbe poter decidere qualcosa. Qui decidono altri per noi. Poi non esiste un Fair Play Finanziario e non esisterà mai, perchè esistono banche che prestano soldi a prescindere. In un futuro riusciremo a rimodernizzare questo calcio vecchio? Bisogna rendere importanti i presidenti.”

 

Riprende le redini della conferenza Aurelio De Laurentiis.
“Il sistema federativo dovrebbe rendere le iscrizioni ai campionati dipendenti dalla situazione economica equilibrata. Con finanziabilità garantita e certificata dalle banche più importanti. Se lo chiedi alla FIGC ti rispondono che facendo così non si iscrive nessuno. Ed è sempre il Paese del compromesso. Se Perez ha combinato quel casino con la Superlega è perchè neanche il Real Madrid riesce a stare in regola. Il Barcellona stava per portare i libri in tribunale. Chelesea, PSG, neanche ne parliamo. Quando ho fatto il progetto la scorsa estate di produrre noi le partite di calcio e commercializzarle nei confronti dei tifosi a casa o sui dispositivi mobili, ho sentito gente gridare al miracolo. Ma l’abbiamo poi fatto? No. Dipende tutto se si vuole essere imprenditori o prenditori.

Per essere imprenditori bisogna avere una cultura. Molti preferiscono non fare impresa e aspettare la manna dal cielo, accontentandosi. Avremo altri tre anni inferiori ai precedenti come ricavi, anche quando l’estero è in sofferenza. Un imprenditore non sta con le mani in mano.”

 

 

Ha parlato di taglio degli stipendi, può essere un problema per giocatori come Insigne e Mertens? Può svelarci qualcosa sulle maglie?
“Mi hanno fatto vedere delle cose che non esistono. Faremo una conferenza stampa con Emporio A7 Armani che debbo poter fare quando ho dei campioni del materiale. Altrimenti sono chiacchere e non posso fare chiacchere. Sono in ritardo e probabilmente nella settimana prima dell’esordio in campionato potrei presentare le prime due maglie. Sa quanto ci mette una nave ad arrivare dalla Cina? 45 giorni. Poi devo pagare i dazi e gli sdoganamenti. Ci vorrà tempo, i 45 giorni diventano facilmente 60. Potremmo far vedere qualcosa nella settimana dal 7 al 15 agosto.

Il taglio degli stipendi non è un taglio chirurgico. Con Mertens abbiamo già rinnovato due anni fa ed ha ancora un anno di contratto. Insigne? Le due situazioni non sono paragonabili. Mertens fu utilizzato da Sarri quando dovetti cedere Higuaìn alla Juve. Adesso non ha più il ruolo di Insigne. Da un confronto che avrò con Spalletti verrà fuori quello che si può fare o meno, sulla carta. Poi bisogna vedere se si può realizzare in pratica. Spalletti sarà presentato l’8 luglio alle 15:00 a Castelvolturno in una conferenza stampa dove interverrà anche De Laurentiis.”

 

17:53 – Termina qui la lunga conferenza stampa del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis