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Napoli, via tre senatori (per ora). Il calcio non è “FIFA”…

Napoli, via tre senatori (per ora). Il calcio non è “FIFA”…

E’ piena estate e, come di consueto, impazza il calciomercato. Trattative già chiuse, altre entrano nel vivo. Altre ancora (tante) sfumano.

Il Napoli di Aurelio De Laurentiis opera attraverso il suo diesse Cristiano Giuntoli, impegnato a 360 gradi sul fronte acquisti e cessioni.

Nel capoluogo campano l’estate 2022 rappresenta uno spartiacque. La fine di un ciclo. E un nuovo inizio.

Il Napoli perde tre dei suoi pezzi pregiati, pedine che sono state fondamentali sia in campo che nello spogliatoio azzurro negli ultimi anni: Insigne, Koulibaly e Mertens su tutti.

E chissà se la lista finirà qui. Per ora sono ufficiali gli innesti di Kvaratskhelia, Olivera, Ostigard e Kim Min-Jae, in attesa della possibile staffetta tra Petagna e Simeone, dell’esito dei colloqui per Fabiàn Ruiz, di novità sul fronte ZielinskiWest Ham.

Il Napoli è in procinto di imboccare il sentiero delle novità. Dunque dei dubbi.

Le rivoluzioni, si sa, sono inevitabili. Ce lo racconta la storia. Ma richiedono tempo, periodi di assestamento necessari all’adeguamento del contenitore rispetto alla nuova forma del contenuto.

Anche nel calcio, il cambiamento delle rose a disposizione degli allenatori è naturale come un pallone che rotola. Ma che significhi anche giovamento non è affatto scontato. Il beneficio che ne deriva non è un automatismo: non siamo in presenza di un’equazione dal risultato certo.

La sostituzione di troppe pedine dello scacchiere può essere nociva sotto l’aspetto dei meccanismi da registrare e dei movimenti di reparto.

Troppo spesso si invocano acquisti e cessioni come se la sostituzione degli atleti di un gruppo fosse un atto facilmente gestibile, una pratica da sbrigare nel giro di qualche secondo con un controller tra le mani. Ma il calcio non è la Play, nè la Xbox.

Il calcio è uno sport di squadra che vede dinamiche complesse, gruppi composti da uomini oltre che da professionisti. Come accade in ogni contesto lavorativo, il cambiamento impone a chi ne è soggetto una curva di apprendimento, che può essere più o meno ampia a seconda di innumerevoli fattori. E non è detto che quella stessa curva toccherà il punto segnato sulla lavagna come risultato sperato.

E’ per questo che bisogna andarci piano con i facili entusiasmi o con le soluzioni approssimative proposte da improvvisati dirigenti, allenatori o quasi-calciatori (la categoria più folta). “Basterebbe cedere X e acquistare Y, cacciare Tizio e prendere Caio, cambiare 8/11 della squadra titolare (etc…)”.

Il calcio non funziona così. Ci piace pensare che “o’ pallone è ‘na cosa semplice”, ma in cuor nostro sappiamo che la realtà e la storia ci suggeriscono altro.

Ci sono contratti con le relative scadenze, schemi da recepire prima e memorizzare poi. C’è l’ambientamento in una città diversa. Ci sono individui, ognuno con il proprio bagaglio personale.

Non un semplice “2+2 fa 4”, per intenderci.

Rivoluzione e rifondazione sono possibili (in alcuni casi, come dicevamo, addirittura necessarie) a patto però che si abbia la pazienza di attendere per ricostruire. Attesa e pazienza: virtù che nel calcio sono sempre più rare.