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Perchè Locatelli sì e Raspadori no?

Raspadori

Lo strano caso di Locatelli e Raspadori: Sassuolo servile con la Juve per la cessione appena un anno fa del mediano, intransigente con il Napoli.

Perchè Locatelli sì e Raspadori no?

Gli ultimi giorni di mercato stanno regalando alla tifoseria azzurra una delle telenovelas più assurde dell’estate. Una soap opera da fare impallidire persino gli sceneggiatori di Beautiful: la trattativi per portare all’ombra del Vesuvio Raspadori.

La domanda sorge spontanea, giusto per rispolverare qualche episodio storico: perchè il Sassuolo non ha fatto tutto questo chiasso all’atto della cessione di un altro gioiellino della propria rosa, Locatelli, quando, un anno fa, da fresco vincitore dell’ Europeo, fu avvicinato dalla Juve.

Cifre alte sì (35 milioni circa) ma  con un giusto equilibrio tra parte fissa e bonus vari. Opportunità, poi, di pagare il cartellino in comode rate come in una delle offerte che proprio FIAT pubblicizza per le auto.

Un prestito biennale con la prima rata che si pagherà più in là.  Magheggi vari per venire incontro al disastrato bilancio bianconero.

Per il Napoli no, nessuna clemenza (e ci mancherebbe). Richieste fuori mercato (35/40 milioni) con poche possibilità di trattativa.

Raspadori, la volontà del calciatore spezza l’ipocrisia.

Ma questa volta è la volontà del calciatore a spazzar via un’ipocrisia latente di quando si parla di correlazioni tra il Sassuolo e i bianconeri di Torino. Il ragazzo ha puntato i piedi: vuole fortemente il Napoli. La Juve (che pure aveva provato l’inserimento, ndr) è  fuori gioco.

Il Sassuolo però tergiversa, cerca di strappare le migliori condizioni a De Laurentiis che non molla. Il millenials neroverde non può valere un sudamericano qualsiasi: è italiano, è under oltre ad essere un vero e proprio jolly offensivo.

Caratteristiche queste che nel calcio moderno, oltre che alla compilazione della lista per la serie A valgono, eccome.

Ma a Sassuolo si sa, terra di ceramiche, la bottega è cara e soprattutto non vogliono sentir ragioni: portare moneta, vedere cammello. Soprattutto se a dover portar moneta è il Napoli, chiedere a Politano arrivato all’ ombra del Vesuvio solo qualche anno dopo via Inter.

Solo la volontà di Raspadori (e l’opera di persuasione del suo agente Tullio Tinti) possono far cambiare gli equilibri e rompere un servilismo che è ormai sotto gli occhi di tutti.