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Nessuna pozione magica, il Napoli è tornato ad essere semplicemente una squadra di calcio

Chiuso il rapporto morboso tra il Napoli e Napoli: con i nuovi gli azzurri sono tornati ad essere solo una squadra di calcio che diverte e si diverte.

Il Napoli è tornato ad essere semplicemente una squadra di calcio.

Con la vittoria di ieri in casa contro l’Ajax, il Napoli batte ancora record. Vola agli ottavi con due gare di anticipo, come mai accaduto nella propria storia, rifila 10 gol ai Lancieri in 180 minuti, trova la nona vittoria consecutiva tra campionato e coppe (riaggiornando di fatto il record centrato appena domenica scorsa, ndr) ed è la migliore squadra italiana, nella storia della Champions, a registrare 17 gol fatti in appena 4 gare del girone eliminatorio.

Una squadra che manda in visibilio i 50mila di Fuorigrotta (e non solo…) e che non sa far altro che vincere che sia Champions o campionato che sia contro la Cremonese o contro il Liverpool.

Onore a Spalletti e soprattutto (ed è il caso di dirlo, facendo un po’ tutti mea culpa…) alla società che con la competenza di Giuntoli e del suo scouting, oltre alla lungimiranza (e fortuna) di De Laurentiis, hanno costruito una squadra nuova, giovane, economicamente sostenibile.

Sembrano lontani anni luce i giorni della contestazione, dei fischi di Dimaro con il patron barricato in albergo. E’ un Napoli che, con l’addio dei senatori, ha rotto definitivamente con il passato. Parola fine anche al rapporto “morboso” tra il Napoli e Napoli,  di battaglie identitarie e sociopolitiche che avevano appesantito e logorato i vecchi protagonisti.

Napoli, non ci sono più gerarchie e ora in campo si regala divertimento. Sempre.

In un solo colpo Giuntoli e il club hanno cambiato tutto rispetto al passato, allestendo (e i numeri lo certificano, ndr) una squadra più forte dell’anno scorso.

Nello spogliatoio si respira aria nuova. Annullate le vecchie gerarchie, cambiando anche il “rapporto ambientale”.

Il nuovo Napoli di Kvara, Raspadori, Kim e di tutti gli altri è tornato ad essere solo una squadra di calcio. Con l’addio, tutto di un botto, dei senatori, si è frantumato quel rapporto morboso con la città. Rapporto, a volte carico di tensione, che erigeva quasi il Napoli squadra ad ambasciatore di una città che si sente in guerra contro tutti.

Questa squadra costruita da Giuntoli e plasmata dalle sapienti mani di Spalletti si è alleggerita. Lo stesso Spalletti nelle varie interviste non fa più riferimento a nessuna missione per un popolo ma punta a far divertire quel popolo appassionato di calcio.

E’ un gruppo di calciatori giovani e bravi ai quali piace giocare al calcio e che magari vedono Napoli come punto di slancio per la loro carriera (e non c’è nulla di male…).

Loro si sentono calciatori del Napoli, di una squadra che punta a qualcosa di, sportivamente parlando, importante. Non sono napoletani, non difendono la città da chissà quale nemico. Il loro unico obiettivo e far volare la maglia azzurra e divertire il suo pubblico durante i 90 minuti, che non per forza deve essere napoletano.

Si può far sognare tanti tifosi anche senza conoscere la storia, anche senza immedesimarsi nella napoletanità. Si può avere cazzimma anche senza conoscerne il significato.

Questa è stata la vera rivoluzione di Spalletti e De Laurentiis.