Napoli Juventus, la grande bellezza

Napoli Juventus, la grande bellezza
La 18esima giornata di campionato è iniziata ieri sera 13 gennaio, al Maradona di Fuorigrotta tra il Napoli, capolista, e la Juventus, alla ricerca della sua nona vittoria consecutiva in campionato.
Lo squadrone di Massimiliano Allegri ha però dovuto soccombere nei confronti dei partenopei per il gioco proposto dall’undici di Spalletti e per il risultato altisonante con cui i blasonati piemontesi hanno contribuito in negativo allo score della gara.
Un 5 a 1 fin troppo loquace
5 a 1 è troppo per tutti, figuriamoci per la Juventus che, dall’alto del loro secondo posto in classifica, pensavano di affrontare Kvaratskhelia e compagni magari imponendo un risultato a loro favorevole, a partire dallo zero a zero, oppure tentare di addormentare la gara per poi poterla sbloccare nel finale con il golletto di rapina a cui, negli ultimi tempi, hanno abituato i loro tifosi.
Nulla di tutto ciò per il modo di affrontare il campo da parte dei napoletani, intenti a costruire le azioni d’attacco verticalizzando sul sentiero di sinistra e confidando nella buona vena del calciatore georgiano più rappresentativo del mondo, in questo momento, tale Khvicha Kvaratskhelia.
Non solo, ma anche le antiche armi di sarriana memoria, rivedute e corrette da Lucianone, quali il pressing alto, il dialogare negli spazi stretti, il cambio di corsia, la difesa alta, hanno permesso ai ragazzi napoletani di far vivere ai propri tifosi una serata indimenticabile, produttiva di pensieri nostalgici, pensando al Napoli di Maradona, e di idilliaci pensieri sul futuro che verrà per gli obiettivi che questo Napoli potrà raggiungere durante quest’anno da incorniciare.
La sconfitta negli occhi di Szczęsny
La sintesi di questa partita è impressa negli occhi del portiere juventino Wojciech Tomasz Szczęsny che, ad ogni rete subìta, levava lo sguardo nell’aere, attonito per la realizzazione, nonché alla ricerca di un perché.
Difficile potergli raccontare il perché di una cosi devastante e rocambolesca delusione, ma il merito è tutto di quel diavolo di Luciano Spalletti, che ha fatto dello spogliatoio asettico, un luogo di incontro e di aggregazione importante tanto da potersi permettere di tenere in panchina per lungo tempo un certo Raspadori e tale Simeone, questi, felice di restare in panca e ancor più per poi poter dire…io c’ero!
Un applauso a tutto il gruppo, sia chiaro…ad Anguissa che ha arginato la mediana consentendo a Lobotka di riavviare il motorino, a Zielinski che con la sua classe ha innescato le giocate di Kvara, a Di Lorenzo che ha spinto sulla destra per poi cambiare la corsia di gioco, e poi, a quel demonio di Osimhen che ogni squadra vorrebbe tra i suoi undici e invece soltanto De Laurentiis ha fiutato l’affare sin dall’inizio e lo ha fatto proprio.
Un Napoli super
Meret sta diventato il numero uno, di cui tanto si è parlato negli anni passati, e poi Mario Rui, i centrali Rrahamani (autore di una rete) e Kim (un’unica sbavatura, la sua, che ha permesso la rete di Di Maria), lo stesso Politano (troppo presto fuori dai giochi per preservarne il fisico), insomma tutta la squadra è in crescita e sta dando le risposte giuste a chi riteneva concluso il ciclo del Napoli appena dopo il mondiale in Qatar.
Sono 47 i punti in classifica e 10 di differenza dalla Juventus e forse 9 dal Milan se i ragazzi di Pioli oggi pareggiano a Lecce (la speranza è quella), ma i numeri non contano se si guarda il gioco del Napoli e la grande bellezza di questa squadra.
Finalmente il nostro Diego (e tutti gli altri), hanno di che sorridere e, chi scrive, non osa immaginare il casino che anche loro faranno lì, nell’oscuro mondo infinito, quando il Napoli…
Giornalista pubblicista. Speaker presso radio Radio Sud 95, Radio Marte negli anni 70-80. Redattore capo presso casanapoli.net; Redattore presso napolinew360 ed estenews.