Un punto alla volta, Mazzarri a Bergamo come Björn Borg a Wimbledon
Il “nuovo” Napoli dovrà essere glaciale come il campione svedese
Atalanta-Napoli. Va detto subito, senza girarci troppo intorno: quello di domani sera sarà l’Atalanta-Napoli più “AtalantaNapoli” che si sia mai disputato. Almeno negli ultimi anni. E non solo perché sulla panchina azzurra adesso siede “un certo” Walter Mazzarri. Sono parecchi, infatti, i motivi che rendono la sfida con gli orobici tanto pepata quanto interessante. In primis, bisognerà tastare la reazione della squadra. Il sottoscritto, in passato, si era già pronunciato sull’argomento. Ancor prima dell’oramai famoso striscione comparso pochi giorni or sono. Esonerato Garcia, per Di Lorenzo e compagni non è più tempo di alibi. I campioni d’Italia dovranno dimostrare a tutti – non solo alla compagine di Bergamo – che per scucire il tricolore dalla maglia azzurra, occorrerà sudare le proverbiali sette camicie.
Non sarà facile. Il “Gewiss Stadium” è notoriamente un territorio ostico per i partenopei. Sin dai tempi di Marco Sgrò e di Domenico Morfeo. E chi ha mangiato pane e pallone negli Anni Novanta verserà una lacrimuccia al ricordo di questi due nominativi (anche se avversari). Ritornando al mero presente, invece, Mazzarri è stato chiaro, chiarissimo. Fin troppo. Il suo sarà un Napoli da battaglia. Arrembante. Per lo meno nelle intenzioni. Per ora non si discosterà troppo dal 4-3-3 del romanzo spallettiano. In verità, pure il tecnico di San Vincenzo freme dalla voglia di riscrivere un nuovo, avvincente capitolo in riva al golfo. E se con Mario Rui e soci riesce a riaccendere la scintilla che era scattata in passato con il Pocho Lavezzi e gli altri “bastardi senza gloria” dei primi Anni Dieci, siamo certi che ne vedremo delle belle.
La stretta attualità, però, è come il tempo. Sì. Perché è l’unico specchio affidabile in cui riflettere sogni e certezze di questo primo quarto di stagione. Mentre i primi vivono (soprattutto) nelle menti (e nei cuori) dei tifosi, le seconde sono affidate alle giocate ed alla voglia di rivalsa dei calciatori. Va da sé, naturalmente, che l’Atalanta è solo il primo step di un ciclo che si preannuncia più che temibile. Real, Inter e Juventus, sono dietro l’angolo. Bjorn Borg – genio glaciale del Tennis che fu – amava spesso ripetere ,che per vincere nel medio-lungo periodo, occorre pensare un punto alla volta. La stessa regola vale pure nel – meno poetico – mondo del Calcio. Anche perché, se ci mettessimo ad elucubrare sugli avversari del trittico citato qualche rigo più su, finiremmo inevitabilmente tra le braccia dello scoramento. Non solo. In un moto di depressione post-post-tricolore, probabilmente, ce ne staremmo coartati in un angolino, intenti a guardare (per l’ennesima volta) le gesta eroiche di Kim e Kvaratskhelia col Monza. Oppure il goal scudetto di Victor Osimhen a Udine.
Vanno sottolineati con l’evidenziatore, tra l’altro, gli enormi attestati di fiducia che Walter Mazzarri ha espresso nei confronti del forte attaccante nigeriano, sin dal primo giorno del suo insediamento sulla panchina dei partenopei. Mazzarrone, del resto, è uno che di (grandi) attaccanti se ne intende. E se il buon Victor sotto l’abituale maschera, si travestisse pure un po’ da “Matador”, potremmo anche iniziare a divertirci. Di certo, più che ai tempi di Sgrò e di Morfeo. Borg, docet.
Su questa Terra dal 1987. Giornalista Pubblicista dal settembre 2009. Amo tutto ciò che ha a che fare con la comunicazione. Il mio motto è “La Musica a chi la sa vedere”, nell’arte e nella vita di tutti i giorni.