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Napoli, un weekend di speranze tra Bennato e Calzona

Napoli. Grande annata quella del 1989. E non solo per la conquista della Coppa UEFA da parte di Maradona e compagni (che all’epoca assomigliava maledettamente all’odierna Champions League). Già. Perché nel variegato universo musicale del belpaese, tra le altre cose, imperversavano i singoli scanzonati ed oltremodo pungenti, estratti da uno degli album più iconici e patinati di uno degli Artisti napoletani più geniali di sempre: Edoardo Bennato.

Il disco in questione, si chiamava (e si chiama) Abbi Dubbi ed al suo interno conteneva pezzoni quali “Sogni”, “La Chitarra”, il mega-successone “Viva La Mamma” e, soprattutto, “Vendo Bagnoli”. Ecco. Quest’ultimo brano potrebbe essere stato scritto ieri per quanto risulti attuale ancora oggi. Anche a distanza di quasi quarant’anni. Sì. Perché il leitmotiv del suo celeberrimo e gustosissimo refrain recitava pressappoco così: “Ma che affare! Vendo Bagnoli… chi la vuol comprare? Colline verdi, mare blu: avanti, chi offre di più?”.

Parole, quelle del ritornello della canzone scritta e cantata dal buon vecchio Edo, che oggi sanno di antica profezia. Altroché. Epperò, mentre De Laurentiis studia il da farsi circa le papabili sedi di un eventuale nuovo impianto in cui far giocare gli azzurri nella seconda metà degli Anni Venti del Duemila, Di Lorenzo e compagni stanno salutando mestamente le opportunità per qualificarsi alla prossima edizione della Champions. Per provarci, quantomeno. Come definireste, del resto, i tre punti buttati alle ortiche nella gara disputata contro il Toro di Juric? Se non si tratta di una croce definitiva sulle speranze europee dei furono Campioni d’Italia, poco ci manca. Con buona pace di chi ha fatto dell’ottimo Ciccio Calzona il suo nuovo Messia.

Va da sé, naturalmente, che il tecnico calabrese sia la persona meno responsabile della situazione in cui versa il Napoli. Ci mancherebbe. Dopo il successo ottenuto contro la Juventus, però, l’entusiasmo in città aveva toccato delle punte così vertiginose che sembrava quasi di essere ritornati indietro nel tempo, quando bastava battere i bianconeri per definire “gloriosa” una stagione che è, invece, alquanto mediocre. Martedì, intanto, si va a Barcellona con la mesta consapevolezza che quella con i blaugrana sarà una sfida che apporrà il sigillo definitivo al percorso dei partenopei: perdere in Catalogna, infatti, significherebbe ridurre quello che è il futuro prossimo del club con il tricolore sul petto ad una semplice e deprimente comparsata. O veramente pensate che guardare ai risultati di Bologna, Atalanta e Roma, sperando in potenziali passi falsi da parte di queste tre compagini, sia il massimo della vita?

Ad ogni modo, comunque la si pensi, non è ancora il tempo di catastrofismi e di processi alle intenzioni. Fino a quando la matematica lo consentirà, infatti, sarà giusto provare a dare la caccia alla quarta (utopia) ed alla quinta (difficile, ma decisamente più fattibile) posizione. Mai dire mai. Nel Calcio come nella vita spesso accadono cose impensabili. Proprio come in quella dolce, dolcissima primavera dell’89. Quando all’ombra del Vesuvio si festeggiò a lungo (e meritatamente) un traguardo europeo che ai più, fino a qualche anno prima, era apparso oltremodo irraggiungibile. Bell’annata, il 1989. Non c’è che dire. Tra coppe, Campioni e belle canzoni.

Ma che affare! Vendo Bagnoli… chi la vuol comprare? Colline verdi, mare blu: avanti, chi offre di più?”.