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Altro che Argentina, Napoli è una città fondata sui suoi idoli

Verso Empoli-Napoli con la Scozia nel cuore e la scaramanzia di Sorrentino

Napoli. Banale sottolinearlo, ma è pura verità: da quando si è insediato sulla panchina azzurra, Antonio Conte ha già realizzato dei piccoli miracoli. Uno su tutti? Quello di regalare tranquillità ai tifosi partenopei durante la fatidica “sosta” di campionato. Sì, perché nella scorsa, inspiegabile stagione, i quindici giorni di stop per la nazionale avrebbero significato tre o quattro segni della croce e un paio di imprecazioni in dialetto stretto. In parole povere, la musica è cambiata e Partenope se la gode tutta.

Del resto, appena qualche giorno fa, in occasione di una bella intervista rilasciata nel corso di “Che Tempo Che Fa” – programma pop-televisivo condotto da Fabio Fazio – lo stesso Paolo Sorrentino (che di Partenope se ne intende), regista e genio tifosissimo degli azzurri, ha dichiarato – non senza una piccola punta d’orgoglio e di sana scaramanzia – che quest’anno, all’ombra del Vesuvio, si è ritornati a guardare le partite. E se non è un altro miracolo Contiano questo, cos’altro potrebbe esserlo?

Detto ciò, il Napoli va a Empoli con consapevolezza e autostima, ma non deve commettere l’errore di sottovalutare l’avversario. Già, perché la compagine toscana – che per chi scrive indossa una delle divise più cool della Serie A – è squadra oltremodo organizzata e che sta attraversando un ottimo momento di forma. È presto, prestissimo, per guardare alla classifica, ma imporsi in terra toscana equivarrebbe a lanciare un altro imponente segnale alle proprie rivali.

Va da sé, naturalmente, che non sia tutto oro quello che luccica. Kvaratskhelia, per esempio, deve ritrovare i guizzi di un tempo e provare a non incaponirsi in quei dribbling di troppo che spesso divengono frustranti. Soprattutto per sé stesso. Certo è che se il georgiano comincia a girare come nel suo prime, per i competitors del Napoli non ci sono pullman schierati davanti alla porta che tengano.

In città, intanto, continua la Scott McTominay mania. Bambini, adulti, persone di ogni sesso ed età, si sono ritrovate improvvisamente appassionate della Scozia e dei suoi usi e costumi. Altro che Argentina, il capoluogo partenopeo, oramai, è una sorta di Glasgow (anche se il caro vecchio Scott è originario di Lancaster) un po’ più chiassosa e colorita. Insomma, manca davvero poco all’abiura del mandolino e della pizza fritta in favore del gonnellino e della cornamusa. Napoli è una città fondata sui suoi idoli.