fbpx

Psv-Napoli 6-2: Sotto le luci di Eindhoven, il Napoli si spegne

EINDHOVEN (Olanda) 

Eindhoven la chiamano la città della luce, ma per il Napoli questa sera è stata solo un pozzo di ombre. Al Philips Stadion, dove campeggia la scritta “l’unione fa la forza”, gli azzurri si sono disuniti minuto dopo minuto, travolti da un PSV feroce, compatto, quasi spietato.

Finisce 6-2, e il risultato racconta tutto, forse anche più di quanto si vorrebbe ammettere: una disfatta, un campanello d’allarme, un grido d’allerta in piena Champions League.

L’illusione e il crollo

E dire che era cominciata nel modo giusto. Il Napoli di Conte era entrato bene, coraggioso, deciso. Il gol del vantaggio di McTominay, tornato a brillare dopo settimane difficili, aveva acceso una speranza che però si è spenta troppo presto. Bastano quattro minuti: un autogol di Buongiorno e la rete di Saibariribaltano tutto, lasciando gli azzurri confusi, vulnerabili, improvvisamente fragili.

Nella ripresa, il copione si trasforma in incubo. Il PSV gioca come un’orchestra che non sbaglia una nota: Man segna due volte, Pepi e Driouech completano il massacro. In mezzo, solo l’espulsione di Lucca e un secondo, inutile lampo di McTominay, a rendere meno pesante un passivo che pesa comunque come un macigno.

Conte: “Dobbiamo ritrovare l’alchimia dello scorso anno”

Nel dopopartita Antonio Conte non cerca alibi. Il suo volto, scuro come la notte olandese, è quello di chi sa che la caduta è più profonda di quanto dica il tabellino.

“C’è delusione, ammette, ma nulla accade per caso. Dobbiamo capitalizzare questa sconfitta, ritrovare l’alchimia e la compattezza dello scorso anno. Ci vuole tempo, perché sono arrivati tanti nuovi giocatori e serve connessione, dentro e fuori dal campo.”

Parole lucide, quasi paterne, ma anche amare. Conte sa che la sua squadra è lontana anni luce da quella macchina perfetta che lo scorso anno aveva incantato l’Europa. E oggi, in questa Eindhoven illuminata solo per gli altri, il Napoli ha mostrato il volto più spento della sua storia recente.

Quarta sconfitta stagionale, seconda disfatta in Europa. Numeri che fanno male, ma ancora di più fa male l’atteggiamento. Un Napoli senza cazzimma, incapace di reagire, come se il peso del proprio passato recente lo avesse inchiodato a terra.

E mentre gli olandesi esultano abbracciati sotto la pioggia leggera del Philips Stadion, resta l’immagine di Conte, fermo al limite dell’area tecnica, le mani sui fianchi, lo sguardo perso nel vuoto. Un’immagine che racconta più di mille parole: la consapevolezza che serve tempo, ma anche orgoglio, fame, anima.

Forse è proprio questo il punto. Il Napoli non ha perso solo una partita: ha perso, per una notte, il proprio riflesso. Quello di una squadra capace di credere fino all’ultimo, di lottare insieme, di trasformare le difficoltà in energia.

A volte serve cadere per capire quanto forte si può tornare a correre. Ma per rialzarsi davvero, servirà che questa sconfitta non resti soltanto un brutto ricordo: dovrà diventare una ferita che insegna, un dolore che forgia.

Perché la luce di Eindhoven, stanotte, ha illuminato solo gli altri, ma il buio, se affrontato, può ancora diventare la fiamma da cui ripartire.