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“Noi rispettiamo le regole” e fa già ridere così…

Fa ridere la gestione del caso Suarez: l’ Italia è quel Paese dove viene penalizzato chi rispetta (realmente) le regole…

“Noi rispettiamo le regole!”, fa già ridere così…

Un flash back è d’ obbligo: spostiamo l’ orologio indietro di un paio di mesi. Ore 22.00 circa di quel 4 ottobre scorso, siamo nella “pancia” dello Juventus Stadium.

Il Napoli del “furbo” De Laurentiis non si è presentato a Torino per la sfida ai bianconeri. Per prassi l’ arbitro attende 45 minuti prima di decretare la vittoria dei padroni di casa.

Agnelli, ligio alle regole (sempre!), si presenta ai microfoni di Sky. Con l’ arroganza del più forte sottolinea che “noi rispettiamo le regole”. E fa nulla se all’ esterno del suo impianto campeggiano due scudetti in più, va bè particolari, solita pignoleria “anti juventina”…

La società partenopea è “quella brutta e cattiva”, deve essere giustiziata in piazza, come monito per le altre: sconfitta e punto di penalizzazione.

Intanto si apre l’ inchiesta sul “caso Suarez”: Paratici, in estate, spinge con l’ Università di Perugia affinchè il centravanti uruguaiano possa avere (con l’ esame farsa) in tempi record lo status di comunitario. I più cattivi direbbero: “Certo con Suarez  ‘italiano’, l’ approdo alla Juve risulterebbe molto più semplice”. Ma ripeto, questo sarebbe il pensiero dei più cattivi. Noi crediamo a chi “rispetta le regole”...

Indagato Paratici, direttore sportivo della Juventus, ma il club non rischierebbe nulla. Ma come? Un dirigente è indagato per corruzione e la società (che lo paga) non rischierebbe nulla? Dov’è finita la responsabilità oggettiva? Risulta difficile credere che Paratici abbia messo in piedi tutto questo per non “avvantaggiare il proprio club”.

Agnelli si sente estraneo ai fatti, lui “rispetta le regole”, il direttore sportivo, con la stessa arroganza del suo presidente, ribadisce che “rifarebbe tutto”. Il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli si presta di aiutare il dirigente (ci sono le intercettazioni): “Mica è un reato rispondere al telefono?! Poi Fabio (Paratici, ndr) è piacentino come me…”, questa la stramba spiegazione di un ministro della Repubblica.

Tutti i piacentini si sentiranno autorizzati, quindi, a chiamare la dottoressa Paola De Micheli: “Sei di Piacenza? Devi rinnovare la patente? Chiama il ministro De Micheli. Sei di Piacenza? Non vuoi pagare una multa? Chiama il ministro De Micheli”... Ed io che sono di Fiorenzuola, in provincia? Beh arrangiati…”Abbiamo reso l’ idea, no?!

Le indagini, intanto, stanno andando avanti, ma le premesse sembrano già chiare: loro che “rispettano le regole” se la caveranno. Probabile qualche mese di inibizione al DS (forse…).

E tornando al Napoli sul caso della “partita fantasma” del 4 ottobre, con il senno di poi, sarebbe stato meglio avere la sede del club a Piacenza, magari una chiamata al ministro Paola De Micheli ci avrebbe evitato il fegato spappolato…

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