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La lettera di Maurizio De Giovanni per Diego: “Non te ne sei mai andato”

Maradona morte

La lettera di Maurizio De Giovanni per Diego: “Non te ne sei mai andato”

 

 

 

 

La lettera di Maurizio De Giovanni per Diego: “La verità è che non te ne sei mai andato”. Parole bellissima lette ieri sera dall’attore Gianfranco Gallo

 

 

 

Ieri sera, nella cerimonia dedicata a Diego Maradona, mentre la statua faceva il giro del campo per “salutare” i tifosi, è stata letta da Gianfranco Gallo la lettera scritta da Maurizio De Giovanni, letterato e mente eccelsa nato proprio sulle sponde di Partenope.

 

 

 

Di seguito la lettera:

La verità è che non te ne sei mai andato. Da quel pomeriggio di luglio, quando salisti questi gradini e uscisti nel sole e nell’amore di ottantamila pazzi di te, stretti da ore nel caldo solo per sorriderti. Ti guardasti attorno e lo capisti in un attimo, che questa era la tua erba e la tua luce. Perché i grandi amori se sono veramente grandi si sentono sulla pelle del cuore. La verità è che non te ne sei mai andato, perché questa è l’unica grande città che ha una maglia sola, ed è una questione di colore.

Perché se è vero che siamo figli della nostra montagna piena di fuoco e sempre pronta a esplodere, è anche vero che siamo immersi in un azzurro che assomiglia al paradiso. E tu diventasti subito nato qui. Perché può essere un caso nascere in un posto, ma non lo è mai quando ci si guarda attorno e si dice sì, questa è proprio casa mia. La verità è che non te ne sei mai andato. Perché ti ci volle un attimo per decidere, con assoluta chiarezza, che avresti vinto per noi e che noi avremmo vinto con te.

E se ci pensi adesso è strano. Perché né tu né noi avevamo vinto mai. E tuttavia fu chiaro che da quel momento cambiava tutto. Perché tu avevi trovato la tua aria e la giusta temperatura, e noi avevamo trovato il nostro capitano. La verità è che non te ne sei mai andato, perché certe emozioni rimangono impresse sull’anima per il lampo intenso che le fissa, come su una pellicola, per sempre.

E quell’emozione sei tu. Perché sei venuto a insegnarci che non è vero che qui si può solo perdere, che siamo subalterni. Che le decisioni importanti si prendono altrove e possiamo solo subirne gli effetti. Tu, piccolo e fiero, petto in fuori e mento alto, occhi allegri e felici di correre dietro a un pallone. E genio, genio, genio senza fine, contro il quale nessuno poteva fare niente, nessuno può fare niente.