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Casale: Con il 4-3-3, Jack potrebbe essere sacrificato, anche se l’ottantuno azzurro può adeguarsi a diversi ruoli

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto . Di seguito, un estratto dell’intervista.
Che Napoli si aspetta dalla gestione Mazzarri?
“Mazzarri dovrebbe riportare la squadra sul modello di gioco di Spalletti, anche se un allenatore caratterizza sempre la propria espressione di calcio. Non vedremo una fotocopia del Napoli di Spalletti, ma molto vicino ad esso”
Sicuramente diverso da quello di Garcia?
“Anche su questo avrei da ridire. Si è parlato molto delle differenze tra il Napoli di Spalletti e quello di Garcia, ma molto passava dalle prestazioni dei giocatori. Quanto questo possa essere attribuibile a Garcia o i calciatori stessi lo vedremo con Mazzarri. Sicuramente molti calciatori non erano in forma, come Kvaratskhelia, Anguissa e Lobotka. Molto era determinato dalle prestazioni individuali. Ma Walter avrà un vantaggio importante proprio per questo. I calciatori dovranno dimostrare tanto e non potranno deludere ulteriormente. Non si potranno, dunque, addossare altre colpe alla guida tecnica”
I calciatori, dunque, non possono più scaricare tutte le colpe sul tecnico?
“Il problema di Garcia è che i calciatori erano campioni d’Italia e l’allenatore no. Ho visto qualcosa che non andava proprio su questo doppio piano psicologico. A prescindere dai problemi tattici, una buona parte delle responsabilità è da individuare nei calciatori. Ci sono stati tratti di gara e circostanze in cui il modulo conta poco ed a fare la differenza sono stati gli errori tecnici dei giocatori. Si parla tanto dei sistemi di gioco, eppure ieri Kvara ha giocato in un 3-5-2 in cui è riuscito a fare la differenza. A fare la differenza sono le intese più che i moduli”
Parte della colpa, però, va anche a chi ha scelto Rudi Garcia, nonostante non avesse vinto nulla…
“Anche Sarri non aveva vinto nulla, e Spalletti veniva da momenti difficili. È relativo, a volte si guardano anche tanti altri aspetti, pur sottovalutando l’aspetto psicologico. Forse, si sarebbe dovuto operare anche qualche cambio tra i calciatori. Il Napoli dello scorso anno dimostrava una determinazione che, sino ad oggi, non si è vista. Magari c’è sato un allenatore che non è riuscito a trasmettere i suoi dettami, ma anche i calciatori non hanno seguito appieno il proprio tecnico. Non escludo che sia un atteggiamento in buona fede, ma è necessario cambiare marcia con l’arrivo di Mazzarri. Walter è un allenatore che è riuscito sempre a motivare molto i propri uomini”
Tra i principi che porterà Mazzarri a Napoli ci sarà anche la notevole aggressività che si era vista nella sua prima esperienza in azzurro?
“Quando andai all’Atletico Catania cambiai il modulo dopo una sola partita, portando la squadra a salvarsi con la miglior difesa del campionato. Prendiamo ad esempio la Nazionale. Acerbi, Darmian e Bastoni giocano sempre a tre, eppure in azzurro riescono a disimpegnarsi in uno schieramento a quattro. La verità è che, se riesci ad assemblare i giocatori nel modo giusto, puoi fare quel che vuoi. Quel fa la differenza è l’intesa, dunque. Sono sicuro che, se Mazzarri dovesse ritenerlo necessario durante il campionato, il Napoli potrebbe anche cambiare modulo. Sono convinto che Walter abbia un piano B e, soprattutto, il cambio modulo non è così difficile come si può pensare. Quel che è necessario, infatti, è ritrovare il giusto entusiasmo e la determinazione. L’allenatore toscano dovrà lavorare proprio su questo”
Quale sarà il destino di Raspadori con il rientro di Osimhen?
“Continuo a dire che Garcia non aveva torto a pensare che il Napoli, con giocatori così forti in attacco, non potesse non giocare con due attaccanti. Mazzarri, forse, lavorerà anche su questo. Con il 4-3-3, però, Jack potrebbe essere sacrificato, anche se l’ottantuno azzurro può adeguarsi a diversi ruoli”
Crede di non aver raccolto quanto meritato, sinora, nella sua carriera da allenatore?
“Il mio è un caso strano. Ho fatto dieci anni di C, ereditando sempre squadre ultime in classifica e cambiando modulo da un giorno all’altro. C’era gente che parlava sempre del campo, dell’amalgama e della nebbia. Io ho sempre preferito parlare delle cose che contano. Abbiamo visto quanto è accaduto recentemente con le scommesse, ma io ho sempre rifiutato tutto, qualsiasi accordo e, forse, questo mi ha penalizzato. Mi arrivavano messaggi subliminali che non ho percepito bene. L’ultimo anno che ho fatto in C1, penso di aver fatto una delle storie più clamorose della categoria. Con una squadra che veniva da dieci sconfitte e quattro pareggi sono riuscito a fare cinque punti più del Napoli. Da allora, però, non alleno più in C1. SI raccontano sempre tante storie su di me. Conviene sempre dire che sia una persona scomoda”
Secondo lei, pertanto, Garcia può aver pagato il fatto di non aver saputo aggraziarsi piazza e stampa?
“Nel calcio italiano succede questo… Alla fine, gli allenatori sono tutti ex capitani e, soprattutto, toscani che sanno farsi passare per quelli che non sono. In Italia non basta essere bravo. In certi momenti devi saper fare buon viso a cattivo gioco. Due anni fa, Antonio Corbo mi disse che ero l’unico calciatore di Serie A che non chiamò mai un giornalista… Capisco che si debbano anche mantenere dei rapporti, per tutelarsi dalle nomee che ti affibbiano. Sono sicuro che la meritocrazia mi avrebbe portato ad allenare. Ho sempre portato le mie squadre alla salvezza. Ho fatto una lezione a Coverciano ad allenatori come Colomba, Prandelli, Ventura sulla capacità di subentrare. Mi era riconosciuta, infatti, la capacità di incidere da subentrante. Eppure, oggi sono qui, a casa”