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Argurio: Samardzic, nello specifico, è un calciatore che può vantare disciplina teutonica

calciomercato.com - Roma
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Christian Argurio, direttore sportivo ed ex osservatore della Juventus. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Come si vive un periodo come quello degli azzurri?
“Si vive male perché, tra l’altro, è un periodo particolarmente negativo. Solo qualche mese fa gli azzurri erano lì a festeggiare strameritatamente la vittoria del tricolore. È la bellezza e, per i tifosi partenopei anche il brutto, del mondo del calcio. Il momento negativo coinvolge tutti, compresi i calciatori. Quando si entra in questo tipo di situazioni non è facile uscirne. Soprattutto, è la differenza di ambizioni che definisce le difficoltà psicologiche. Passare dal primato all’esclusione – attuale – dalle competizioni europee. In questo momento, indipendentemente dal gioco, il Napoli dovrà cercare di raschiare il fondo del barile per ottenere risultati positivi che possano garantire nuova fiducia”
Una rivoluzione di mercato a gennaio può davvero cambiare le sorti del campionato o l’obiettivo è portare a casa questa stagione senza alcuna aspettativa?
“Dati alla mano, il mercato di gennaio difficilmente riesce a stravolgere l’andamento di una stagione. Può migliorarlo, come nel caso del Napoli. Le prime mosse, infatti, sono delle idee proiettate a migliorare il momento attuale. Tuttavia, non mi aspetto una rivoluzione. Bisognerebbe anche considerare i tempi di adattamento che i nuovi acquisti richiedono”
Samardzic sembra essere già il secondo tassello del mercato azzurro…
“L’Udinese è un club abituato a fare mercato, vedere giocatori e fare plusvalenze. Pozzo è uno dei migliori dirigenti del nostro calcio e, per me, poterci lavorare è stata una grande fortuna. Ciò detto, i friulani sanno fare affari ed agire in un certo modo. Per questo, se c’è interesse in uno dei calciatori bianconeri, bisogna saper trovare un equilibrio di interessi con i dirigenti dell’Udinese. Samardzic, nello specifico, è un calciatore che può vantare disciplina teutonica – tipica dei tedeschi – ed il fuoco balcanico. Può essere un ottimo colpo”
Come devono operare le squadre italiane per anticipare la (ricca) concorrenza sui giovani talenti?
“Non è facile, sappiamo bene che il patrimonio dei club italiani non è paragonabile a quello delle squadre inglesi. Si potrebbero fare tanti esempi, ma cito il caso di un giocatore che conosco bene. Parlo di Gvardiol, che cresce nella Dinamo Zagabria, club che sa formare e vendere i propri talenti, seppur non a cifre esorbitanti. Arrivarci prima (del Lipsia, nel caso del difensore croato), quando hanno diciotto o diciannove anni e giocano già come titolari nei rispettivi campionati, potrebbe consentire di non concorrere a cifre proibitive. Serve coraggio, naturalmente. Capisco non sia facile investire dieci milioni di euro sui giovani, ma quel coraggio può consentire di assicurarsi un calciatore di qualità ed una sicura plusvalenza in futuro. È quel che ha provato a fare il Milan con de Ketelaere, e quel che ha fatto il Napoli con Osimhen e, soprattutto, Kvaratskhelia. Parliamo di giocatori pronti, come lo stesso Gvardiol che ha saputo disimpegnarsi da titolare in Champions. Saper investire determinate cifre su calciatori di prospettiva, seppur richieda coraggio da parte dei presidenti, potrebbe dunque essere fondamentale”
Vitik potrebbe essere, in tal senso, la scelta giusta per il Napoli?
“Dopo tanti anni da osservatore internazionale, posso dire che la Repubblica Ceca sia uno dei Paesi che possono dirsi affidabilissimi sulla formazione dei propri talenti. Un po’ come la Slovacchia, Paese d’origine di un talento azzurro come Hamsik. I giovani cechi garantiscono grande applicazione anche nell’adattamento ai nuovi campionati. Nello specifico, Vitik è un difensore di qualità e struttura, un 2003 che gode ancora di ampi margini di miglioramento. Può essere un buon investimento”