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La rivoluzione Mazzarriana ai tempi del carrozzone “Supercoppa”

È tornato al passato il vecchio Walter. Saggiamente, aggiungeremmo noi.

Napoli-Fiorentina. Il Calcio è una cosa seria, serissima. Ma è anche materia opinabile. Prendete la gara di ieri: alzi la mano chi si aspettava una siffatta rivoluzione Mazzarriana ai danni di una Fiorentina e (soprattutto) del suo allenatore – Vincenzo Italiano – che si sono fatti sorprendere, non poco, dall’abile contromossa tattica messa in atto dal tecnico di San Vincenzo. È tornato al passato il vecchio Walter. Saggiamente, aggiungeremmo noi, con il “sennissimo” di poi. Il Calcio-spettacolo e quella sorta di legame quasi morboso che si erano instaurati – nel corso del tempo – con il 4-3-3 sono stati finalmente messi da parte a favore di un modulo lapalissianamente meno propositivo ma ben più pratico e (ieri) vincente.

Scopriamo le carte (e l’acqua calda): in pratica, Mazzarri, contro i viola si è coperto con una difesa a cinque, in nome della regola “Primo, non prenderle”. Se vogliamo, un pò quel che accadeva un tempo con il (suo) Napoli arrembante dei primi Anni Dieci, quello di Grava e Campagnaro, tanto per intenderci. Ci ha messo la faccia, Walterone. L’esperienza. Del resto, i movimenti in campo dei protagonisti azzurri parlavano chiaro; l’ha preparata bene, benissimo, l’ex allenatore di Cagliari e Toro. Altroché. Basti pensare che persino nelle dichiarazioni post-gara, Italiano è apparso alquanto spaesato. In evidente stato di rosicamento. Un pò come quei pugili che vanno sul ring convinti di darle senza pietà al proprio avversario e che invece vengono stesi al primo cazzotto.

Il perentorio (e meritato) 3-0 rifilato dal Napoli alla Fiorentina è frutto – senza ombra di dubbio – della garra espressa da Simeone e compagni sul terreno di gioco. Dopo il primo quarto d’ora di fisiologico adattamento alla gara, infatti, gli azzurri hanno dato l’impressione di essere fortemente sul pezzo. Come forse non accadeva da illo tempore. L’ha controllata, il Napoli. Contenendo le (poche, in verità) folate offensive dei gigliati e ripartendo con spietata ferocia. Cazzimma e intelligenza tattica sono state le due armi vincenti di un gruppo che – dopo la vittoria con la Salernitana – sembra essersi avviato (lentamente) verso la tanto, agognata guarigione. E poco importa se Mazzocchi appare ancora in fase di ambientamento e se Kvara non riesce ad incidere quanto vorrebbe. Vincere è l’unica soluzione possibile per riuscire a tirarsi fuori dai pozzi neri. Soprattutto da quelli mentali.

Rrhamani, per esempio, dopo il goal decisivo siglato al ‘96 contro la Salernitana, sembra essere ritornato il difensore granitico della scorsa stagione. Mentre Di Lorenzo, pur facendo di necessità virtù, poichè impiegato in un ruolo che non gli è propriamente congeniale, ieri – nello sguardo – aveva nuovamente gli occhi della tigre. Certo, è ancora presto per voli pindarici e diagnosi entusiastiche. Epperò, il Napoli si ritrova in finale di Supercoppa. Dopo un periodo di imbarazzanti scivoloni che a contarli vengono le vertigini. Stasera scopriremo quale sarà l’avversaria dei campioni d’Italia. Ovvero, chi la spunterà fra la Lazio di Sarri e l’Inter di Simone Inzaghi.

Concludiamo sottolineando che in realtà, l’unica, vera sconfitta, è quella subita da chi ha organizzato – in barba ad appassionati e tifosi – un carrozzone così mesto in Arabia Saudita. Al netto di stadi vuoti e di striscioni polemici. Ne valeva davvero la pena?