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Napoli, il “miracolo” di Østigård: nelle ultime ore è diventato Fabio Cannavaro

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Domenica, intanto, al Maradona arriva l’Hellas Verona

Napoli. È una delle regole non scritte della vita: le cose si apprezzano di più quando si perdono. O quando le si sta per perdere. Un pò quel che è avvenuto con Leo Østigård, del resto; che a Napoli, negli ultimi giorni, è diventato una sorta di incrocio fra Virgil van Dijk e Fabio Cannavaro. Un miracolo di San Gennaro posticipato agli ultimi giorni di gennaio. Altro che difesa monca e poco omogenea – così come asserito da più parti durante la prima fase della stagione (parafrasando, tra l’altro, un De Canio d’annata).

Nehuén Pérez, dunque, pare ufficialmente saltato e quello che probabilmente doveva essere il reparto più rimpinguato dalla riparatoria finestra di Calcio Mercato del primo mese dell’anno solare, attualmente sarebbe l’unico ad essere rimasto praticamente intatto. Ad oggi, naturalmente. Per carità, qui nessuno vuole mettere in discussione le qualità (indiscutibili) del difensore norvegese. Basti pensare al voto in pagella datogli – su queste pagine, ça va sans dire – dal sottoscritto subito dopo la sfida con la Lazio. Da qui a farne la panacea di tutti i mali (difensivi), però, ce ne passa.

Non vorremmo, infatti, che sulla riconferma del centrale di Hurlingham si ponessero delle aspettative alquanto esagerate e piuttosto fuori contesto. Salvo ricredersi alla prima partitaccia disputata dall’ex Genoa o al primo intervento sbagliato. È bene ricordare, infatti, che Østigård nel Napoli campione d’Italia rappresentava una buona, buonissima alternativa ai titolari. Ma pur sempre un’alternativa, per l’appunto. Idem nell’attuale e sin qui, disastrosa annata post-tricolore. Già. Perché Walterone Mazzarri si è ricordato di lui soltanto nei giorni di massima emergenza a causa di una rosa dimezzata. Detto ciò, non staremo qui a strapparci i capelli per il mancato arrivo di Pérez, ci mancherebbe. Il discorso sarebbe molto più ampio e oltremodo difficile da affrontare in poche righe.

In effetti, ci preoccupa di più lo scarso utilizzo di Jesper Lindstrøm in quel di Roma, contro una Lazio di certo non trascendentale e, soprattutto, considerate le numerose assenze con cui ha dovuto fare i conti Mazzarri prima della gara. Il quesito resta sempre il medesimo: com’è possibile che l’ex stella dell’Eintracht – nonchè uno dei talenti più brillanti del firmamento calcistico europeo – non sia stato schierato dall’inizio in una sfida che vedeva il Napoli completamente decimato? Logica vorrebbe, infatti, che anziché puntare su uno Zielinski oramai separato in caso, sarebbe cosa buona e giusta elargire una squintalata di fiducia in più ad un ragazzo che non può essere diventato un brocco da un giorno all’altro. O, almeno, non dopo soli sei mesi di Napoli.

Domenica, intanto, a Fuorigrotta arriverà l’Hellas Verona di Marco Baroni. Il “catenaccio” Anni Ottanta perpetuato – tatticamente – da Mazzarri a cavallo tra le finals di Supercoppa ed il match di domenica all’Olimpico, dovrà essere giocoforza accantonato.  L’unico dato certo, purtroppo, è che non solo non esista più il Napoli della passata stagione, ma anche e soprattutto quella mentalità arrembante che nelle ultime dodici annate (almeno), aveva apposto gli azzurri sulla mappa delle squadre più cool d’Europa. Altro che l’Inter di Inzaghi. Di Lorenzo e compagni avranno pure ritrovato una certa solidità difensiva, ma hanno perso tutto il resto. E, dispiace dirlo, non solo a Roma.