fbpx

Rossi: Ad oggi, Juan Jesus, che nei precedenti club era utilizzato come riserva, è il titolare della retroguardia dei partenopei

Il caso Acerbi-Juan Jesus
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Delio Rossi, ex allenatore, tra le altre, di Atalanta e Bologna. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Come si prepara una sfida come quella di sabato, quando Calzona arriverà soltanto nella giornata di venerdì?
“Dipende dagli accordi presi con l’allenatore. Presumo che adesso sia leggermente diverso rispetto a prima. Credo ci sia un team di collaboratori che aiutano il tecnico, che rimarrà in contatto con il suo staff. Naturalmente, va anche considerato che il Napoli vanta diversi nazionali che, ad oggi, sono lontani dall’Italia. Non è una cosa usuale, l’occhio del padrone ingrassa il cavallo. Tuttavia, ci si potrà affidare alla professionalità dei calciatori”
L’Italia l’ha convinta di più con il classico 4-3-3 o con l’assetto a tre?
“Penso che il selezionatore della Nazionale debba vagliare tutte le soluzioni. Spalletti ha la certezza del 4-3-3, ma sta vedendo se inserire una nuova soluzione di gioco, anche considerando che molti azzurri giocano a tre nei rispettivi club. Sarà importante avere i giocatori nella migliore condizione quando si sceglieranno i calciatori da portare all’Europeo. Adesso, dunque, si parla di vagliare diverse soluzioni”
Quanto è importante la figura di un preparatore atletico in una società?
“In un club ce ne sono diversi. È importante, più che per la condizione fisica, per la prevenzione. Siamo arrivati ad un punto tale per cui è importante il mantenimento di certi livelli di eccellenza da una gara all’altra. Sotto questo punto di vista, è fondamentale l’apporto dei preparatori atletici”
Il Napoli può davvero ambire alla qualificazione in Champions?
“Non è facile, anche perché non è una corsa su una sola squadra. Sicuramente andranno inanellate una serie di vittorie. Tutto è possibile. Quella attuale, però, non è una buona base di partenza”
Non crede che quello tra Lookman e i centrali azzurri sia un mismatch piuttosto accentuato?
“Non credo sarà un duello uno contro uno. Sarà importante anche il supporto di Lobotka. Tuttavia, nelle squadre di livello ci sono diversi giocatori delle caratteristiche di Lookman. Il Napoli, però, sapeva dall’inizio del campionato di avere due centrali lenti. Non è un problema limitato alla gara di Bergamo. Si può dire ci sia stata troppa superficialità nel sottovalutare l’addio di Kim. Se si vuol difendere con aggressività, lasciando campo dietro, c’è bisogno di difensori veloci. Ad oggi, Juan Jesus, che nei precedenti club era utilizzato come riserva, è il titolare della retroguardia dei partenopei. Le grandi squadre si vedono nell’asse centrale, il Napoli vanta un buon portiere, un discreto difensore centrale, un ottimo centrocampista dinanzi alla difesa e ha un giocatore importante come Osimhen. Se il Napoli non ha Osimhen, e non può contare su centrali affidabili, non può dirsi squadra di grandissimo livello”
Al Napoli potrebbe arrivare Vincenzo Italiano. Crede sia il profilo giusto per gli azzurri?
“Non è importante quel che penso io, ma la strategia della società. In base ad essa si scelgono gli uomini. Ciò detto, quando arrivi a cambiare tre allenatori, significa che è stata sbagliata la strategia di chi era deputato alle scelte. Più che una sconfitta degli allenatori, è una sconfitta del club”
C’è qualcosa da salvare in questa stagione, per gli azzurri?
“Quando le cose non vanno bene, personalmente, penso al positivo. Devi soprattutto aspettare e ragionare a mente fredda. Bisogna finirla questa stagione, e poi fare le giuste valutazioni. Non può essere tutto giusto quel che è stato fatto lo scorso anno, e tutto sbagliato quel che è stato deciso in questa stagione. Sarà importante fare delle valutazioni adeguate, misurate, senza perdere razionalità
Cosa è accaduto, in questa stagione, alla Lazio di Sarri?
“Per dare dei giudizi, bisognerebbe vivere internamente le situazioni. Ho avuto la sensazione che la squadra fosse diventata un po’ troppo piatta. Dopo un po’ di tempo, bisogna rinnovare. Anche cambiare l’orario di allenamento può aiutare. I calciatori facevano fatica a recepire i dettami del tecnico. C’era assuefazione. La sensazione è che la squadra sia venuta meno”