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Il Mattino, Bruno Giordano:«C’è chi allena anche dopo due retrocessioni perché è messo bene, a me nessuna chance»

Il Mattino di oggi riporta una bellissima intervista a  Bruno Giordano alla vigilia del Match Lazio-Napoli

Chiedere a Bruno Giordano per chi farà il tifo tra Lazio e Napoli è come domandare a un genitore quale dei due figli preferisce.

È la sua partita del cuore

La sua carriera comincio proprio nella Lazio nel 1975 continuò quindi nel Napoli di Diego Armando Maradona, dove arrivò nell’estate 1985 per la cifra di oltre 5 miliardi di lire,e col quale vinse nella stagione 1986-1987 uno storico double composto dallo scudetto, il primo nella storia del club partenopeo, e dalla Coppa Italia.

Negli anni sotto al Vesuvio Bruno Giordano fece parte del cosiddetto tridente “MaGiCa”, prima con Maradona e Andrea Carnevale, e poi nell’annata 1987-1988 con Maradona e il neoacquisto Careca.

«Diciamo che il mio cuore è abbastanza grande per fare spazio a entrambe le squadre».

Una carriera tra alti e bassi, anzi parafrasando il libro a lei ispirato, una vita tra le montagne russe.
Cosa fa oggi Bruno Giordano il bomber del primo scudetto napoletano?

«Aspetto che qualche società seriami offra una panchina, cerco una storia nuova per ricominciare».

Alla fine, la fissa è sempre quella: allenare.

«Mi piace da matti. Da calciatore avrei potuto ottenere di più però mi accontento di quello che ho avuto».

Giustamente etichettato come laziale doc ma visceralmente legato a Napoli da quello storico scudetto.

«Una giornata indimenticabile, la più bella della mia carriera».

È difficile per Bruno Giordano trovare una squadra con cui lavorare?

«Non è facile. Penso di possedere le qualità necessarie per allenare in A o in B però il nostro è un mondo strano, lo è anche per i dirigenti. Se esci fuori dal giro, fai fatica a rientrare».

Ameno che non fai parte del giro giusto.

«Ovvio. Ci sono allenatori che negli ultimi due anni sono puntualmente retrocessi eppure quest’anno sono tornati in serie A».

Il nome non conta più?

«Forse contano le amicizie. Io qualcosina ho fatto e ho vinto due campionati, gli addetti ai lavori preferiscono ricordare gli insuccessi e non ti concedono altre chance. A meno che, appunto, tu non faccia parte del giro buono».

A Gragnano l’ultima esperienza?

«Da dirigente, sì. Ho dato volentieri una mano a un amico che mi aveva chiesto di mettere su un certo progetto».

Anche una breve apparizione nel campo dello scouting, giusto?

«Mio figlio più grande s’è messo in testa di fare il procuratore, gli ho dato consigli, niente di più. Non mi sono mai visto dietro una scrivania».

E se arrivasse l’offerta di un club di serie C?

«Ne ho ricevuta una pochi giorni fa, una squadra che è a metà strada tra Napoli e Roma. Ho declinato perché non ero convinto: cerco un indirizzo intrigante, con una società solida alle spalle pronta a sostenerti nel bene e nel male. Anche in C, perché no? Purchè sia ambiziosa».

Come la Lazio di quest’anno, maturata lentamente e poi esplosa, con dirigenti preparati e un allenatore che sa il fatto suo.

«Verissimo, è cresciuta andando ben oltre le aspettative. Si è seduta al tavolo dello scudetto e ovviamente intende rimanerci. Questa squadra è sulla strada buona, anzi buonissima, per ripetere l’impresa delle altre formazioni biancocelesti che hanno vinto il tricolore».

Può farcela contro Juventus e Inter?

«Può sognare, anzi sta sognando. Arrivare terzi o secondi, come è accaduto in passato, conta poco, sono sempre i risultati che determinano i successi e gli insuccessi. Tanto dipenderà dagli altri, nerazzurri e bianconeri sono avversari importanti che difficilmente mollano l’osso».

Con questo Immobile però tutto è possibile. Ancora un gol e raggiungerà proprio Bruno Giordano al terzo posto nella classifica dei bomber laziali.

«Vediamo quanto tempo resterà nel club: potrà diventare il miglior marcatore dell’era moderna o di sempre. Quest’anno sta facendo cose pazzesche».

Ma domani c’è il Napoli.

«La Lazio è favorita perché gioca in casa e perché attraversa un momento di forma notevole. Non mi spiego il tracollo degli azzurri, sento molti parlare male di Ancelotti ma i giocatori hanno colpe maggiori per quello che è accaduto in campo e fuori».

Gattuso risolverà qualche problema?

«A me piace perché è un tipo semplice che mette i giocatori nella posizione giusta e sa trasmettere grande senso di appartenenza».

La società è molto attiva sul mercato.

«Fa bene, al Napoli mancano due centrocampisti. Uno è stato già preso ma non basta: inutile gettare la croce su Koulibaly e Manolas se poi si lascia la difesa in balia degli avversari senza adeguato filtro a centrocampo».

Domani allo stadio?

«Non vado proprio perché è la partita del mio cuore

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