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Napolitudine – O’ bancolott, e nummer’ e ‘a furtuna!

numeri

“Chisti song nummer…!!”. Quante volte abbiamo sentito dire questa frase o magari noi stessi l’abbiamo detta dopo lo stupore di qualche improvviso avvenimento. Ma “sti nummer” a cosa si riferiscono?

Per una città come Napoli, tanto legata alla magia e alle superstizioni, legarsi ai numeri e al gioco del lotto è diventata una vera e propria filosofia. Il gioco, inventato presumibilmente a Genova nel 1500, trapiantato a Napoli ha creato intorno a se una vera e propria mitologia: un mondo parallelo fatto di credenze popolari, misteri e personaggi particolari. Dove si mescolano sacro e profano.

L’origine genovese del Lotto sembra risalire al giro di scommesse illegali che si facevano sui novanta nomi dei candidati al Senato. Fin dall’epoca, e a seguire nei secoli, è sempre stato fortemente osteggiato dalla Chiesa in quanto pericoloso ed immorale.

Un espediente che invece il Governo italiano, per far fronte alla continua crisi finanziaria, decise di sfruttare e legalizzare, traendone profitto. Nel 1871, si stabilì che le estrazioni avvenissero ogni sabato, fino ad arrivare ai giorni nostri dove le estrazioni sono arrivate a tre volte a settimana. Oltre al fiorire di numerosi giochi similari.

Persino noti personaggi storici lo misero al bando, sia che fossero politici tra cui Vittorio Amedeo II e Giuseppe Garibaldi, che intellettuali. Tra tutti ricordiamo Matilde Serao, nota scrittrice e giornalista di origine partenopea che da conoscitrice della cultura partenopea, nel suo libro “Il Paese della cuccagna” esaminò tutti i mali morali, sociali, economici e psicologici che il gioco del Lotto apportò alla società napoletana.

La speranza in una vincita, nella continua sfida alla dea bendata, portava i ceti più bassi a scommettere tutti i suoi beni in scommesse spesso assurde. Anticamente, un sogno strano o un avvenimento incredibile, erano portati all’attenta analisi di impiegati del Bancolotto che studiando la Smorfia Napoletana li interpretavano ricavandone dei numeri da giocare.

Smorfia napoletana, o Cabala (kabbala) napoletana, significa proprio interpretazione dei sogni. Probabilmente il nome deriva da Morfeo, il dio del sonno. E se non si sognava in proprio si potevano sempre prendere in prestito i sogni di altri. Nel film “Così parlò Bellavista“, De Crescenzo ci regala la figura dell’assistito. Una persona che, dietro pagamento, raccontando un suo sogno forniva le indicazioni per giocare i famosi 5 numeri. Peccato che nell’interpretazione del sogno, i protagonisti del film sbaglino ad interpretare i numeri, perdendo così la vincita. Surreale e divertente, ma tristemente vero.

In ogni caso, il popolo napoletano credeva ciecamente che ogni cosa potesse avere un riferimento nel Lotto. Al tal punto che il Governo ha talvolta sospeso le scommesse su fatti di cronaca troppo giocati per non rischiare il fallimento delle Casse dello Stato.

Lo stesso Diego Armando Maradona, che è entrato di diritto nella storia e nella religiosità popolare partenopea per aver fatto trionfare il Napoli. Oltre ad essere dispensatore di fantomatiche “grazie”, vede spesso il suo nome associato alle combinazioni da giocare.

Ad esempio in occasione del suo compleanno: El Pibe de Oro ha festeggiato 50 anni il 15 ottobre.

Quindi 10 – 15 e 50 ovviamente sulla ruota di Napoli!

Ad ogni personaggio importante nella cultura partenopea corrisponde quindi un numero da giocare, come i più noti: 8 “A Madonna”, 13 “Sant’Antonio”. (Abate però, da non confondere con Sant’Antonio di Padova), 33 “Ll’anne ‘e Cristo”, 48 “O muorto che parla”, 57 “O’ scartellato”, 37 “O Munaciello”.

E ovviamente non può mancare il Santo Patrono della città che pur avendo origini diverse due volte all’anno compie il miracolo della liquefazione del suo sangue ed ha i suoi numeri.

L’avvenuto miracolo porta non solo felicità per l’avvento di per sé, ma anche la speranza di una vincita al lotto giocando i numeri dedicati al santo. Due sono i terni che di solito si giocano: 18-19-66, che stanno a significare il sangue, la data, e il miracolo, oppure 19-84-90, interpretati nella smorfia napoletana come la data, la chiesa e il popolo. Anche questi ovviamente sulla ruota di Napoli.

Alla fine un mondo magico, una cultura religiosa e popolare che con lo scandire dei secoli resiste a testimonianza delle sue origini.

Tentare non nuoce, e come si direbbe a Napoli: cu’ na bona fortuna!

 

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