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GDS- Demme è il braccio armato di Gattuso: l’italo tedesco ha colpito l’allenatore col quale si creato un feeling particolare. I due parlano la stessa lingua

Diego Demme è il braccio armato di Gattuso: con l’italo tedesco (sempre presente) sono arrivate 4 vittorie su 5 gare disputate. Con l’allenatore si è creato anche un feeling particolare: entrambi parlano il dialetto calabrese

Diego Demme è il braccio armato di Gattuso: con l’italo tedesco (sempre presente) sono arrivate 4 vittorie su 5 gare disputate. Con l’allenatore si è creato anche un feeling particolare: entrambi parlano il dialetto calabrese

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” analizza il rapporto tra l’allenatore del Napoli Gattuso e il centrocampista arrivato a gennaio, Diego Demme. Nonostante Rino straveda per il tedesco, il mister azzurro vuole da lui qualcos’altro ancora.

L’edizione odierna della rosea sottolinea:

“Diego puoi fare di più” gli urla. Motivo? Vuole maggiore verticalizzazione del gioco. Gattuso gli chiede di affinare quella giocata e di provarne anche altre per rendere la manovra del Napoli più offensiva e meno prevedibile. E proprio l’equilibrio che garantisce l’ex capitano del Lipsia sta giovando alla rinascita di due mezzali che apparivano un po’ smarrite: Piotr Zielinski e Fabian Ruiz. “

Il quotidiano sportivo, inoltre sottolinea, come la flessione dialettale del centrocampista e dell’allenatore sia pressoché identica. Aiutando i due a parlare anche tanto, per solidificare questo rapporto:

“Parla la stessa lingua di Rino Gattuso, in campo come in allenamento. Per questo motivo il fattore Demme sta influendo nella rinascita, finora abbozzata, del Napoli in questa stagione assurda. Diego è arrivato in gennaio, voluto dal tecnico che già lo seguiva quando allenava il Milan. Parliamo di un giocatore esperto, già affermatosi da anni nella Bundesliga e che ha fatto di dedizione e sacrificio le sue caratteristiche di affidabilità. Non ha avuto così problemi ad accettare la regola benedettina di Gattuso che a Castel Volturno predica l’«ora et labora». I due poi parlano pure lo stesso linguaggio perché anche l’italiano di Diego, figlio di un emigrante, ha forte accento calabrese, come quello di Rino”.

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