Corpo , la mente, le emozioni … la diversità in psicoterapia


CORPO, LA MENTE, LE EMOZIONI… LA DIVERSITÀ in psicoterapia
Ogni creatura è speciale, unica, originale e diversa da tutte le altre.
Senza questo presupposto di base non è possibile fare lo psicoterapeuta.
Per aiutare DAVVERO le persone a cambiare è necessario evitare le etichette e aprire il cuore all’accoglienza di qualcuno di cui non sappiamo NIENTE.
Ma proprio NIENTE.
Aggrapparsi alle patologie, alla diagnostica psichiatrica e alle tante classificazioni dei tipi psicologici significa indossare un salvagente che, certamente, aiuta a stare a galla nel mare della molteplicità individuale ma impedisce di scoprire l’autenticità dell’altro.

Fare lo psicoterapeuta vuol dire tuffarsi senza galleggianti e lasciarsi trasportare dalle correnti emotive cercando di non annegare nelle maree del coinvolgimento, nel bisogno di controllo e nelle proprie paure.
Significa lavorare costantemente su di sé in un cammino di crescita personale (svolto con un collega altrettanto disposto a mettersi in gioco) analogo a quello di chi siede dall’altra parte della scrivania.
Solo così è possibile comprendere che tra lo specialista e il paziente non esistono differenze né cura, ma solamente la capacità di guardare la vita con occhi nuovi.
Essere disposti a imparare da chi chiede aiuto è un requisito indispensabile per svolgere con competenza la psicoterapia.
Con questo non intendo sottovalutare la necessità di una formazione approfondita e costante.
Sostengo invece che a questa formazione (teorica e pratica, sempre in corso) vadano affiancate l’umiltà e la condivisione interiore capaci di generare un ascolto foriero di cambiamenti.
Nel terapeuta e nei pazienti.
Un bravo psicologo cambia e cresce insieme alle persone che segue, accogliendone le problematiche come se fossero le proprie e ricercandone le radici (anche) in se stesso.
La diversità è una ricchezza che fa bella la vita e si esprime nel corpo, nella mente e nelle emozioni.
Ognuno possiede un suo modo peculiare di leggere la realtà.
Ognuno possiede la propria REALTÀ.
Unica e diversa da quella di chiunque.
È così che è fatta la psiche.
Esiste senza regole in uno spazio intimo e individuale dove occorre entrare in punta di piedi, con rispetto, attenzione e stupore.
Lo stesso stupore che hanno i bambini quando esplorano il mondo per la prima volta.
La capacità di sorprendersi, quel non sapere cosa dire o cosa fare, la sensazione di inadeguatezza che si presenta anche davanti al milionesimo paziente… quella inesperienza… è il presupposto di un lavoro ben fatto, l’ingrediente che permette di guardare ogni cosa con occhi nuovi, di non avere pregiudizi e imparare insieme all’altro a trasformare le difficoltà in risorse.
Prende forma così la resilienza in psicoterapia e permette di evolvere il dolore fino a farlo diventare un punto di forza.
Nessuno nasce cattivo, brutto, patologico o sbagliato.
La sofferenza psicologica è frutto di esperienze terribili e coinvolgenti che nascondono le potenzialità necessarie alla crescita.
Per rivelare i tesori sepolti nel mondo intimo bisogna scendere insieme all’inferno.
E risalire piano la china del cambiamento fino a scoprire il diamante che illumina la vita di immensità.
Questo rende il nostro mestiere difficilissimo e bellissimo.
Fare lo psicoterapeuta è un percorso infinito, qualcosa che si sente dentro come una vocazione, un modo di essere e lavorare insieme alle proprie ingenuità, senza raggiungere mai la sicurezza che deriva dalle certezze, consapevoli che tutto (ma proprio tutto!) può sempre rivelare possibilità nuove e inaspettate.
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