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Napoli-Real Madrid, Verstappen e il goal di Francini

giovanni francini

Napoli-Real Madrid non è solo una partita di Champions

Napoli-Real Madrid. Una partita da VHS. Come lo definireste, altrimenti, un match che in tutta la storia del Napoli si è disputato solo un paio di volte in quel di Fuorigrotta? Chi ha più di trent’anni ed è cresciuto guardando religiosamente gli speciali di Salvatore Biazzo sui bei tempi Maradoniani, mi capirà: Napoli-Real Madrid non è solo una partita di Champions, Napoli-Real Madrid è un sogno. Un viaggio onirico fra passato e futuro. La certificazione concreta – semmai ce ne fosse stato bisogno – del fatto che gli azzurri sono lì, nell’elite del pallone. Comunque sia, comunque vada.

Certo, Diego non c’è più e nemmeno i ragazzi terribili di Sarri, quelli del 2017. Di quel gruppo, infatti, è rimasto il solo Zielinski. C’è il Napoli scudettato, però. Con tutta la sua voglia di dimostrare all’Europa calcistica che il cammino in Champions della scorsa stagione non è stato solo un fuoco di paglia. Non sarà facile sedersi allo stesso tavolo del Real e cercare di accalappiare le pietanze migliori. Statene certi, Chef Rudi (Garcia) ci proverà. Nel Napoli visto a Lecce, ancor più che contro l’Udinese, si sono iniziati ad intravedere i suoi ingredienti più prelibati. E se Kvara si conferma sui (grandi) livelli delle ultime due gare, beh, siamo abbastanza sicuri che pure per i galacticos la notte della vigilia della partita sarà alquanto insonne.

Una vittoria contro le merengues, oltre che un risultato storico, rappresenterebbe una sorta di rivincita anche per i Napoli precedenti. Chiedete ai vostri padri. Vi sapranno recitare a memoria la formazione di quel Real Madrid che con un goal di Butragueno mise fine ai sogni di gloria di D10S e compagni. E dei novantamila dell’allora “San Paolo”. Non solo. Vi racconteranno – quasi commossi – pure di come la formazione partenopea della stagione 1987-88, sia stata una delle più forti di sempre. Di sem-pre. Per far sì che certi miracoli possano accadere, però, oltre che affidarsi a Dio, all’universo, alle statistiche o ad un santino del Pibe, serviranno consapevolezza e garra. Oltre ad una buona dose di sfrontatezza. La stessa che lo scorso campionato ha permesso al Napoli di raggiungere traguardi inimmaginabili e di riuscire a stracciare il campionato con la stessa facilità con cui Verstappen vince i Gran Premi.

Ritornando per un attimo all’attualità, domani sera, sulla panchina degli avversari, si siederà Carletto Ancelotti. Uno che, vale sempre la pena ricordarlo, non è andato poi così male durante la sua esperienza all’ombra del Vesuvio. Il suo era un Napoli in fase di transizione, anche se non lo sapevamo ancora. Quello attuale, invece, al netto di tutti gli errori e di tutte le polemiche di questo inizio di stagione, può e deve pensare in grande. Se non altro, per continuare ad alimentare l’entusiasmo creatosi dopo le due ultime (vittoriose) partite. C’è da fare giustizia al goal di Francini, segnato contro quel Real di cui accennavamo qualche rigo più su, alla bella gara del sette marzo duemiladiciassette, ai pomeriggi trascorsi a fantasticare con le VHS di Biazzo, e ai sogni infranti dei nostri padri.