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De Laurentiis, Conte e la “Washington” di Garcia

Il nuovo allenatore del Napoli

Analisi del “Caos Calmo” e della resilienza del tecnico francese

Caos Napoli. O meglio, caos calmo. Che poi non sarebbe altro che la citazione di un (bel) libro di Sandro Veronesi, oltre che di un (altrettanto meritevole) film interpretato da Nanni Moretti e diretto da Antonello Grimaldi. Oppure, per essere ancora più espliciti. “Sto andando a Washington, ma cosa vado a fare, non lo so.“. Parole e musica cantate nel 1983 da quel poeta metropolitano di Lucio Dalla. Sì, perchè se per un attimo provassimo a sostituire il nome della capitale statunitense con quello della città di Napoli, potremmo ottenere quel che deve essere stato il leit motiv dei pensieri di Garcia al principio di questa settimana. Già, perché dopo le dichiarazioni non propriamente dolci (che oramai avrete letto ovunque ed in ogni salsa) rilasciate dal presidente De Laurentiis durante un incontro tenutosi a Roma con gli studenti della Luiss, la posizione del vecchio Rudi è diventata ancor più delicata. Delicatissima. Anzi, è da ottimisti anche solo ipotizzare che una ‘posizione’ – nel club azzurro – per il tecnico francese possa esistere ancora. Diciamocelo chiaramente: in casa Napoli sono accadute più cose nelle ultime settantadue ore che negli ultimi tre anni. Manco si stesse parlando di una squadra retrocessa in malo modo dopo quaranta scudetti e centosette campionati consecutivi di Serie A.

Certo, la situazione è quella che è. Solo un abitante di Plutone non se ne accorgerebbe. La sconfitta subita contro la Fiorentina è stato un boccone difficile da digerire per tutti, anche e soprattutto per il patron partenopeo. Ma come sempre, quando si parla di Napoli, si respira sin troppa negatività in giro. In appena quattro mesi, infatti, siamo passati dal “tutti belli, tutti bravi, tutti buoni” alla depressione più profonda ed alle aspettative più catastrofiche. Ad un passo dal crepuscolo, insomma. Addirittura, fino alla serata di ieri, c’era già chi contestava l’eventuale (eventualissimo, come abbiamo visto) arrivo di Antonio Conte sulla panchina azzurra. Cosa che, purtroppo, la dice lunga sulla mentalità di un ambiente che ha sì vinto meritatamente lo scudetto, ma che non è ancora diventato vincente. Forse, la differenza con i team più blasonati, sta tutta lì. In verità, ci si è messa pure la sosta per le nazionali a dipingere, ancor più di grigio eterno, uno dei momenti più difficili vissuti dal Napoli negli ultimi anni.

Ad ogni modo, più che su Conte, più che su Tudor, più che su tutti gli altri nomi (alcuni davvero improponibili) accostati alla panchina azzurra negli ultimi giorni, bisognerebbe porre l’attenzione sul dettaglio più banale. Pur se (di fatto) delegittimato, pur se non scevro da colpe (ne ha eccome), pur se avviso a molti, Rudi Garcia è ancora l’allenatore del Napoli. E allora tanto vale fermarsi un attimo e prendersi una pausa da questa sorta di drammatico overthinking, che non porta davvero da nessuna parte.

Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, l’ex allenatore della Roma sta dimostrando grande personalità, anche in questa fase. Soprattutto in questa fase. E no, non mi si venga a parlare di contratti e di vil moneta. Nel Calcio, come nel mondo del professionismo sportivo in generale, non esiste beneficenza. Ci mancherebbe. Al netto di tutti i suoi errori, a Garcia va riconosciuta una certa dose di coraggio. E di resilienza. Provateci voi a metterci la faccia in simili polveriere…