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Verona-Napoli è una sfida per romantici, il ricordo di Garella e Giuliani

Fonte foto: profilo ig SSC Napoli

I due ex portieri azzurri protagonisti di un Calcio che non esiste più

Verona-Napoli. Claudio Garella non l’ho mai visto giocare. Faccio parte, infatti, di quella generazione che – per motivi anche anagrafici – venerava come un santo il grande Pino “Batman” Taglialatela (per il sottoscritto fra i primi cinque portieri della storia del Napoli). Quella di “Garellik”, però, è una di quelle leggende che, prima o poi, ad ogni tifoso del Napoli che si rispetti, piomba addosso come un soffio di vento inaspettato.

Già, perché Garella non è stato solamente “un portiere”. Garella è stato “Il” portiere. Quello del Napoli di Maradona e del primo scudetto. Le sue parate, spesso con i piedi, sono entrate nel mito e nell’immaginario dei tantissimi appassionati della maglia azzurra. Sarà per quell’aria un po’ ribelle e scanzonata, sarà per quel sorriso un po’ sornione, ma se non avesse fatto il calciatore, Garella l’avrei visto bene in un film di John Landis. In una pellicola tipo i “Blues Brothers”, tanto per intenderci.

Il vecchio Claudio arriva all’ombra del Vesuvio, ed al cospetto di Diego Armando Maradona, nell’estate dell’85. Dopo aver conquistato uno scudetto, tra l’epico e il romantico, proprio con l’Hellas Verona. Ed epiche sono pure le immagini di repertorio che, sovente, vengono trasmesse in tv e che immortalano il portierone piemontese, sorridentissimo, alle prese con le magiche punizioni di D10S e con la pioggia battente. Due miti. Quando “Garellik” lascia il Napoli, nell’estate dell’88, gli succede un altro portiere proveniente dagli scaligeri, Giuliano Giuliani. Ecco. Pensare a Giuliani mi rattrista un po’. E non solo per la sua morte improvvisa e prematura. Per chi scrive, infatti, Giuliani aveva gli occhi profondi e tormentati di chi si era dovuto guadagnare, con fatica e sudore, ogni vittoria. Ogni centimetro di gloria. Quella di essere il portiere del Napoli del secondo scudetto (e del successo in Coppa UEFA), per esempio.

Possedeva un animo artistico, Giuliani. Nel tempo libero, infatti, amava girare per le gallerie d’arte e collezionare quadri. E’ venuto a mancare nell’autunno del 1996. Due o tre settimane prima di un Napoli-Verona che è ancora impresso negli occhi (e nel cuore) di molti sostenitori partenopei, poiché legato indissolubilmente al goal (bellissimo) siglato al ‘90 da Mauro Milanese. L’ex esterno sinistro azzurro, quel giorno, decise di travestirsi da Roberto Carlos e di far partire un bolide che, ancora oggi, a distanza di quasi trent’anni, resta tra i ricordi più belli di chi ha vissuto l’epopea sciagurata del Napoli post-Maradona e di quello pre-De Laurentiis.

Ritornando per un attimo alla stretta attualità, quanto sarebbe epico, invece, se domani, le tifoserie di Napoli e Verona – almeno per una volta – deponessero la metaforica “ascia di guerra” e si ritrovassero unite proprio nel ricordo di Garella e Giuliani? Si tratterebbe di un miracolo, probabilmente. A volte, però, i miracoli possono pure accadere. Del resto, si tratta di due figure che, per quello che hanno dato al Calcio in generale, meriterebbero questo ed altri omaggi.