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Juve-Napoli, ovvero: Osimhen, Kvaratskhelia e la solitudine dei numeri primi…

Osimhen il suo infortunio preoccupa

La situazione attuale del Napoli come il romanzo di Paolo Giordano

 

Napoli. È un periodo un po’ “così”. Dove giochi bene – a tratti benissimo – eppure la palla non ne vuol proprio sapere di oltrepassare la linea della porta avversaria. Juve-Napoli, in tal senso, è stata emblematica. “Nuie jucamme e loro segnano…“, direbbe mio zio. Per carità, alla fine conta sempre e solo il risultato, ma i bianconeri di Allegri assomigliano più alla (tanto) vituperata nazionale di Zoff (ricordate Euro ‘2000?) che ad una squadra europea del Calcio moderno. A Walter Mazzarri, invece, va dato atto di aver rilanciato gli automatismi di un gioco che oramai sembrava perduto nell’iperuranio, come un Super Santos lanciato un po’ troppo in là nelle acque estive di Varcaturo.

Ad onor del vero, andrebbero anche sottolineati tutti i limiti (evidentissimi) di una squadra che, com’è giusto che sia, prova a mettercela tutta, ma che non riesce a trovare quella chiave di volta che invece si manifestava quasi per magia durante l’epopea epica della scorsa stagione. L’”esperimento Natan” – che non è un protocollo sugli alieni dell’America Anni Settanta – sulla corsia di sinistra, può considerarsi definitivamente abortito. Almeno per chi scrive. Il brasiliano non è Mario Rui. E nemmeno Olivera. Appare del tutto evidente, oramai, che in quella posizione fa decisamente fatica.

Magari, provando a fare sempre di necessità virtù, si potrebbe azzardare l’innesto di uno dalla corsa facile e dalla spinta propositiva come Alessio Zerbin che, ad oggi, a Napoli, è noto soprattutto per essere uno dei nomi citati con più enfasi da Liberato in quel pezzone dal sapore nostalgico che risponde al nome di “’O Core Nun Tene Padrone”. Un altro dato di cui tenere conto in questa difficile, difficilissima fase che stanno attraversando gli azzurri, è quello relativo ai goal. I campioni d’Italia, infatti, sono andati in bianco sia con l’Inter di Simone Inzaghi che con la Juve di Gatti. Osimhen e Kvara, ne siamo certi, ritorneranno a ruggire. Ad oggi, però, i due appaiono in preda ad una sorta di solitudine da “numeri primi” che richiama un po’ quella del (famoso) romanzo di Paolo Giordano.

E cosa dire delle emotive montagne russe vissute dai napoletani negli ultimi giorni? Dalla (meritatissima) cittadinanza onoraria di Lucianone Spalletti alla gara di Torino, cuore (e fegato) dei sostenitori partenopei sono stati messi veramente a dura prova. Altro che il famoso goal di Maradona su punizione a Tacconi. I prossimi step, intanto, si chiamano Braga, Cagliari e Frosinone. Tutti e tre da affrontare, in rigoroso ordine cronologico, tra le mura amiche (mica tanto) del “Maradona”. Quella con i portoghesi, in particolar modo, si preannuncia come la prima, vera porta scorrevole della stagione. Bisognerà vincere e convincere per strappare non solo la qualificazione agli ottavi di Champions, ma anche punti utili ad un’eventuale partecipazione al mondiale per club.

In molti, nelle ultime settimane, si sono iscritti al club di quelli che canticchiano il de profùndis alla società di De Laurentiis, ignorando (faziosamente?) i risultati ottenuti dal club con la “enne” sul petto negli ultimi vent’anni. In talune occasioni – soprattutto nei momenti difficili – sarebbe meglio fare quadrato intorno alla squadra, che travestirsi da soloni. Anche se in fase di (momentaneo) appannaggio, il Napoli resta un’eccellenza della città.