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Il paradosso “Kafkiano” del Napoli e la (delicatissima) sfida con il Monza

Osimhen, intanto, è partito per la Nigeria…

Napoli-Monza. Victor se n’è andato e non ritorna più. O meglio, ritornerà, ma dopo un’assenza prolungata di (almeno) quattro-cinque gare che – a questo punto della stagione – risultano più che decisive. È stranissima la piega presa dall’annata in corso. Quasi Kafkiana. Quello attuale, infatti, doveva essere il campionato in cui il Napoli, forte del tricolore sul petto, avrebbe potuto far saltare definitivamente il banco. Ed invece, a saltare, sono stati solamente i nervi dei tifosi azzurri e dell’ambiente tutto.

In città, del resto, non si parla d’altro. Maglia azzurra e pallone, si sa, rendono piccola, piccolissima, la terza metropoli d’Italia. Già. Perché soprattutto in tempi di crisi e di Calcio Mercato, le voci si rincorrono tra i vicoli di Partenope come randagi in uno spiazzo. Elmas, per esempio, ha salutato la compagnia quasi in sordina. Come se non fosse stato uno degli artefici principali della cavalcata trionfale della scorsa stagione. E lo stesso destino potrebbe toccare pure a Piotr Zieliński e Matteo Politano.

Il polacco, che è in scadenza di contratto, a giugno potrebbe essere libero di accordarsi con chi gli pare. In molti, tra l’altro, lo vedono già a Milano, sponda Inter. Con buona pace della “napoletanità” acquisita e del senso di appartenenza alla maglia. Politano, invece, sarebbe fortemente lusingato dalle sirene arabe. Insomma, c’è aria di smantellamento in quel di Castel Volturno. Se ce lo avessero raccontato a maggio, avremmo subito pensato ad uno di quegli scherzi un pò stronzi organizzati dalla redazione de “Le Iene”.

In tutto ciò, domani pomeriggio, ci sarebbe pure il “piccolo” particolare della sfida interna con il Monza. Altra compagine ben allenata (da Palladino) e che verrà al Maradona con la tranquillità tipica di chi non ha nulla da perdere. Walter Mazzarri, oramai, da molti tifosi partenopei non viene più visto – in maniera bonaria – come la Nonna che corre al capezzale dei nipotini in fuga dai genitori per qualche marachella commessa, ma come uno dei mali di questa squadra. Nulla di più sbagliato. Certo, il tecnico di San Vincenzo non è esente da colpe, ci mancherebbe. Anche a Roma il Napoli ha giochicchiato. Vittima del proprio periodo nero e dell’altro “equivoco” di questa stagione.

No, tranquilli. Per una volta non nomineremo il “fantasma di Certaldo” – sì, proprio lui, il nome più venerato (e rimpianto) dai napoletani dopo quello di Maradona. -. L’equivoco di questa stagione – l’ennesimo – non è altro che il modulo. Sì. Perché sembra che a Napoli, oramai, si possa giocare solo con il 4-3-3. Uno schema di gioco che è diventato un pò l’equivalente dei “tre fiorini” famosi di quel capolavoro del Cinema nostrano che è “Non Ci Resta Che Piangere”, blockbuster genialissimo della coppia (altrettanto geniale) composta da Massimo Troisi e Roberto Benigni.

Ciò detto, siamo così sicuri che Mazzarri sia convintissimo della difesa aquattro? Ai posteri l’ardua sentenza. Napoli-Monza, dicevamo. Contro i brianzoli andrà in scena l’ultima partita dell’anno. E che anno! Comunque vada, infatti, questo 2023 sarà ricordato con affetto eterno dai tifosi partenopei. Come il ‘90 e l’87. Nessuna stagione storta – neanche la più buia in assoluto – infatti, potrà mai cancellare l’eco di un trionfo così insperato, e per questo, così celebrato. Va anche sottolineato, ad onor del vero, che questa città potrà ritenersi definitivamente guarita dai suoi complessi atavici quando vittorie e sconfitte saranno salutate con lo stesso equilibrio. Fantascienza, forse. Ma lo era pure ipotizzare lo scudetto della scorsa stagione.