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Editoriale: Il tifo che vorremmo

Dopo la brusca notizia dell’interruzione del gemellaggio tra napoletani e genoani non possiamo non fare una riflessione sul tifo che vorremmo. 

Si, sogniamo un tifo in cui ci si possa incontrare allo stadio, essere seduti spalla a spalla e tifare la propria squadra anche se si è tifosi di squadre diverse. 

Speriamo dopo i recenti accadimenti che le due tifoserie, quella napoletana e quella genoana, comunque non perdano il rapporto di civiltà e rispetto che si è creato durante il loro lungo gemellaggio, durato 35 anni. 

Negli innumerevoli anni di calcio moltissime sono state le vittime degli spalti, forze dell’ordine e tifosi hanno dovuto dire addio alla propria vita per essersi recati ad incitare la propria squadra del cuore o per essersi recati semplicemente a lavoro. 

In un mondo ideale sogno un calcio “pulito” che permetta ai tifosi di lanciare “sfottò” verso gli avversari che possano far sorridere gli stessi. Senza violenza e senza sangue. 

Cosa significa tifo nello sport? Sulla enciclopedia più consultata al mondo, Wikipedia si recita: 

Il tifo è un fenomeno sociale per cui un individuo, oppure un gruppo, si impegnano a sostenere con entusiasmo la partecipazione di un atleta o di una squadra in una determinata disciplina. Lo sviluppo della passione del tifo in un individuo è generalmente riconducibile all’ambiente sociale in cui egli interagisce.

Il termine deriva dal greco antico «typhos» nell’accezione moderna di “fumo”, in quanto gli spettatori delle antiche olimpiadi erano soliti festeggiare le vittorie dei loro beniamini riunendosi intorno a un falo’. Il medesimo significato di “febbre”, della parola <typhos>, ha erroneamente portato a credere che l’etimologia del termine fosse riconducibile ad esso, quindi a una sorta di malattia che in casi estremi si manifesta tra i tifosi piu passionali“.

Sul sorriso che dovrebbero innescare i tifosi mi viene da ricordare una partita non molto distante disputata tra Palermo ed Empoli a casa dei siciliani, era il 28/05/2017. Il Palermo era ormai retrocesso e l’Empoli provava a salvarsi in quella che era l’ultima gara di campionato. 

Il risultato finale fù di 2-1 in favore del Palermo, al secondo goal dei padroni di casa (che si portarono sul 2-1) i tifosi siciliani iniziarono ad intonare un coro, sulle note della canzone di Jovanotti “ti porto via con me”. Proprio quella frase di quella canzone ripetettero più volte. “TI PORTO VIA CON ME, IN QUESTA NOTTE FANTASTICA….. TI PORTO VIA CON ME!”, proprio per sottolineare che con quella sconfitta segnarono la retrocessione dell’Empoli.

Questo episodio è fondamentale per lasciar intendere il “tipo” di tifo che vorremmo. Chiediamoci come sarebbe andare allo stadio e sorridere sugli “sfottò” diretti agli avversari e viceversa. Non ci sarebbe cosa più simpatica di episodi come quello descritto sopra. Da sottolineare che dopo quella gara e quel coro non ci furono conseguenze tra le tifoserie. 

Un sogno? Un utopia? Noi intanto sogniamo, molte volte i sogni si avverano….

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