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No, la storia d’amore tra Dries e Partenope non può finire qui

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No, la storia d’amore tra Dries e Partenope non può finire qui

Mertens, il Napoli e l’anno che verrà

 

L’anno che verrà. Il titolo di uno dei brani più noti dell’immenso Lucio Dalla.

Qui lungo il golfo, in vista della nuova stagione, sono più i dubbi che le certezze.

Napoli accoglie due acquisti che faranno certamente comodo al club: Olivera e Kvaratskhelia.

Tra gli addii si staglia, intenso, il nome di Lorenzo Insigne.

I (pesanti) dubbi riguardano tuttavia altri due calciatori che, così come l’ormai ex capitano, rappresentano un pezzo di storia della maglia azzurra: Dries Mertens e Kalidou Koulibaly.

Ma se per il centrale difensivo senegalese (corteggiato dai bianconeri) in caso di ‘impasse’, la SSC Napoli ha in mano un contratto ancora in corso di validità, la situazione del belga preoccupa.

Mertens – Napoli

Sono giorni decisivi per l’evoluzione della trattativa tra Dries Mertens ed il club. Attualmente ‘Ciro’ è senza squadra, essendo scaduto il contratto che lo legava al club.

Non gli mancano ovviamente le offerte (da Marsiglia l’ultima avance), ma lui attende.

Mentre De Laurentiis valuta il da farsi, mettendo sulla bilancia i pro e i contro di una eventuale prosecuzione del rapporto, la città freme con la speranza che un nuovo documento con le firme degli interessati sia depositato nel cassetto dei (maxi) contratti azzurri.

Troppo grande l’affetto reciproco tra il n.14 e la città. Troppo stretto il legame con la squadra. Troppo prezioso il contributo tecnico offerto da un calciatore che ha nel bagaglio la classe cristallina di Dries.

Si tratta di uno dei pochi casi nei quali mente e cuore viaggiano all’unisono.

Il desiderio che Dries vesta la maglia azzurra fino a fine carriera è forte almeno quanto la voglia dello stesso belga di restare a Palazzo Donn’Anna.

Che il messaggio al presidente giunga forte e chiaro: certe scelte hanno un peso specifico enorme sull’umore della piazza. Non lasciamoci scappare uno dei pochi che ha l’azzurro tatuato nell’anima. Uno dei pochi ‘professionisti del pallone’ che può permettersi di baciare la maglia che indossa.