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Bigon: Il presidente De Laurentiis, notoriamente, non è una persona con cui è semplice relazionarsi

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Riccardo Bigon, consulente tecnico del City Football Group ed ex direttore sportivo del Napoli
Con le recenti evoluzioni in casa Milan e Napoli e la nascita di gruppi di lavoro dirigenziali, come sta cambiando la figura del direttore sportivo?
“Sta cambiando in linea con il cambiamento dei club che, nel tempo, si stanno strutturando a livello aziendale prima che sportivo. Le proprietà straniere hanno, senza dubbio, portato una nuova filosofia di lavoro e visione della gestione, e con essa il cambiamento delle figure dirigenziali al suo interno. Ne consegue un’area tecnica molto più strutturata, con più persone, mezzi ed input a cui attingere per creare la squadra. Il direttore sportivo non può più essere, dunque, quella figura tradizionale a cui eravamo abituati. Un’evoluzione naturale delle cose, cambiano le dinamiche ed è essenziale per un dirigente sapersi adeguare. Ho cominciato la mia esperienza con il City Football Group proprio a tal motivo, ampliando la mia visione e le mie competenze in una nuova realtà, che forse è un po’ più organizzato rispetto al calcio italiano”
Quanto è importante, per un dirigente sportivo, seguire determinati step come fatto da Micheli e Mantovani che oggi raggiungono la vetta con il Napoli dopo il lavoro svolto a Bologna?
“Micheli e Mantovani li portai a Napoli nel 2009. Diciamo che la loro carriera, a livello di alta Serie A ed Europa, l’hanno iniziata con me. Sono stati riassunti da De Laurentiis dopo Bologna e Verona, ed hanno raggiunto ottimi risultati. Sono due dirigenti di alto spessore, forse Micheli è visto come la testa di ponte in virtù del suo carattere, ma anche Mantovani vanta grandi qualità dal punto di vista dello scouting, e del creare rapporti sottotraccia per poi passare alla fase successiva che un direttore sportivo prende in mano per concretizzare gli affari. Sono delle pedine fondamentali per un direttore sportivo, e lo saranno ancora per il futuro direttore, se arriverà, e certamente per le dinamiche del club”
Micheli è colui che scovato Kvaratskhelia in Russia, al Rubin Kazan?
“Beh, queste sono le leggende di chi ha scovato prima un calciatore. Ci sono mille racconti… E’ giusto, tuttavia, che la paternità dell’operazione resti al Napoli ed a quei dirigenti, come Giuntoli, Micheli e Mantovani, che vi hanno contribuito”
Campionato italiano non il migliore, ma nemmeno così negativo come si evince dalle offerte arrivate per i diritti televisivi…
“Sono questioni prettamente di business. Nella trattativa per i diritti televisivi rientrano molte altre questioni a cui noi professionisti del campo siamo meno avvezzi. Oggi, la competizione dal punto di vista economico non c’è più tra la Premier e gli altri campionati di prima fascia. Bisogna prenderne atto, e cercare di seguire quel modello per intraprendere un percorso di crescita concreto. Il calcio italiano, difatti, è rimasto fermo negli ultimi vent’anni. È cresciuto poco come movimento e questo dovrebbe far riflettere, ed indurre ad un cambiamento profondo. Dal punto di vista tecnico, con i risultati di questa stagione, abbiamo visto come il nostro calcio sappia esprimere valori. Il problema, dunque, più che tecnico e finanziario ed economico”
L’esempio del Napoli che, questa stagione ha vinto mantenendo i conti in ordine, è un’idea da perseguire o una meteora estemporanea?
“Il Napoli non è assolutamente una meteora. Ha sempre lottato per il titolo, è stabilmente in Europa da anni ed ha già vinto altri trofei, come Coppia Italia e Supercoppa. È la realtà più costante del calcio italiano. Un modello che andrebbe seguito. Tuttavia, tra l’essere virtuosi come club e come sistema, non basta una gestione come quella fatta dal Napoli. È necessaria una visione ed un cambiamento che possa inglobare anche altre componenti”
È davvero così difficile lavorare con De Laurentiis?
“Il presidente De Laurentiis, notoriamente, non è una persona con cui è semplice relazionarsi. Una persona intelligente, competente e convinta di posizioni, a volte, molto forti. È naturale potersi scontrare con lui, ma posso dire che avere un presidente come lui è un grande vantaggio. Per quanto possano essere conflittuali i rapporti, va riconosciuto l’apporto sostanziale che De Laurentiis riesce a garantire al club. I risultati del Napoli, ed il suo essere stabilmente al vertice, parlano chiaro. Non so quante posizioni del Ranking Uefa siano state scalate dall’acquisizione del club… De Laurentiis, alla fine dei conti, offre più di quanto si toglie. Un grande presidente”
Cosa manca ad Osimhen per arrivare ai livelli di Haaland? E qual è il prezzo giusto per privarsene?
“Ad Osimhen non manca nulla se non confrontarsi con quella realtà. Dal punto di vista tecnico, però, non gli manca nulla. Per quanto riguarda il prezzo, a farlo è sempre il venditore…”