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Pasolini, Rambo e un Napoli-Milan dai dialoghi surreali

Con i tedeschi è andata bene per il risultato, meno per la prestazione

Union Berlino-Napoli. Vittoria doveva essere e vittoria è stata. A sbloccarla, ci ha pensato quel diavolaccio con la faccia d’angelo di Giacomino Raspadori. Proprio colui che sembrava il meno indiziato a rendersi protagonista di una serata che, sin lì, era apparsa alquanto opaca per gli uomini di Rudi Garcia. Seconda vittoria esterna in Champions League, dunque. Seconda vittoria consecutiva, in generale, dopo il brusco stop subito in casa contro la Fiorentina. Ecco. Adesso non vorremmo scomodare i mostri sacri della letteratura italiana come Pier Paolo Pasolini, ma la domanda sorge spontanea (e qui la citazione è di Lubrano): qual è la vera gloria, quella che fa battere le mani o quella che fa battere i cuori?

Sì, perché è inutile girarci troppo intorno: ieri, il Napoli, è apparso tutt’altro che brillante. Per larghi tratti della gara, soprattutto nel primo tempo, i tedeschi dell’Union Berlino sono apparsi molto più in palla rispetto agli azzurri. Cajuste, per esempio, sembrava il cugino sbadato della sua versione vista all’opera contro il Verona. Lo stesso Lobotka, dispiace sottolinearlo ogni volta, non gira più come nella passata stagione. E allora, quella agguantata sul territorio teutonico, è una vittoria utile solo per il risultato. E per aver blindato, in maniera quasi definitiva, la qualificazione agli ottavi di finale. Che è fondamentale, ci mancherebbe.

Certo, il vecchio Khvicha continua a travestirsi da Kvaravaggio e a disegnare luce lì dove c’è ombra. Certo, Natan si è addormentato timido e si è risvegliato come una sorta di Rambo in versione brasiliana. Certo, la sostituzione del buon Kvara con Ostigard, pur se palesemente ispirata al Castagner di metà Anni Ottanta, è sembrata piuttosto funzionale. Ma il “gioco” lo abbiamo visto veramente a sprazzi. O meglio, con il lumicino. Contro il Milan – che non è l’Union Berlino – servirà un approccio diverso. Più spada e meno fioretto, più cazzimma e meno calcolo. Del resto, le pesanti sconfitte subite contro i rossoneri nella passata stagione, sia in Campionato che in Champions, dovrebbero essere ancora ben impresse nella mente e negli occhi dei campioni d’Italia.

Inutile nascondersi. Le immagini di Leao che, al Maradona, con fare baldanzoso, si avvicinava al suo partner in crime dell’attacco meneghino, sussurandogli “Ce pienze tu, Giroud?”, rappresentano ancora un pugno nello stomaco per i tifosi azzurri.

Si scherza, naturalmente. Ma neanche troppo.