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Mentre Napoli oscilla come Wall Street, Mazzarri a Torino si gioca tutto…

Gli azzurri sono attesi da una delle gare più toste dell’ultimo biennio

Torino-Napoli. Adesso possiamo affermarlo con un certo margine di certezza, sono scesi quasi tutti dal super-mega-carro del volemose bene. Diciamolo pure: lo scudetto aveva dopato i sentimenti di una città e di un ambiente che sanno essere equilibrati – purtroppo – solo nel loro disordine ancestrale. Atavico. Come spiegare, altrimenti, processi e simposi delle ultime settimane? A sentire certi discorsi, infatti, si corre il rischio di pensare che il Napoli sia retrocesso in B, mestamente, come nella stagione 1997-98. Ed invece è ottavo in classifica. Non un piazzamento all’altezza dei campioni d’Italia, sia chiaro, ma nemmeno la fine del mondo o dell’universo conosciuto.

Appena sei mesi fa il club presieduto da Aurelio De Laurentiis veniva descritto dai più come un modello indiscutibile di buona gestione, sia societaria che sportiva. Soprattutto sportiva. Oggi, come una sorta di “bancarella del torrone”. Nemmeno a Wall Street si oscilla così facilmente. Ad alcuni, probabilmente, suonerà alquanto strano – manco fosse l’Esperanto o un linguaggio alieno – ma pure il Napoli ha il (sacrosanto) diritto di sbagliare un’annata. Di topparla allegramente. Senza, per questo, dover buttare necessariamente il bambino con l’acqua sporca. Per carità, chi scrive non vuole fare una difesa ad oltranza del team partenopeo, ci mancherebbe. Solo ridare il giusto valore alle cose. O, almeno, provarci.

Intanto, domenica, gli azzurri giocheranno una delle gare più toste dell’ultimo biennio. Lungi da noi voler enfatizzare oltremisura la prossima partita con il Torino, ma il match con i granata equivale un pò a quella che fu la sfida con i bianconeri di Allegri allo Stadium nella scorsa stagione. Ovvio, la sponda torinista non risveglia mai le stesse sensazioni delle gare con la Juventus, ma il match contro gli uomini di Juric – a questo punto – assume un significato simbolico che va al di là del momento e della classifica. Soprattutto dopo l’insipido pari ottenuto contro il Monza. Espugnare Torino, vincere e convincere, darebbe slancio e fiducia al gruppo guidato da Walter Mazzarri.

Sì. Perché i problemi del Napoli hanno a che fare più con dei fattori psicologici che di campo. La situazione attuale degli azzurri, infatti, assomiglia maledettamente a quella di un tennista che dopo aver trionfato a Wimbledon non riesce più a ripetersi. Più che il braccino corto, dunque, il pallone che pesa. E se ci si mette pure la sfiga, il quadro è completo, altroché. L’ipercriticato – ma spesso decisivo – Meret, per esempio, si è infortunato sul più bello. Stava risalendo la china, il vecchio Alex. Come il protagonista metà “villain” e metà eroe di un vecchio romanzo di Stephen King. Il portierone friulano ne avrà per almeno quarantacinque giorni. Auguri.

Torino-Napoli sarà anche la prima gara del 2024, un anno che ovviamente non regalerà il bis-tricolore, ma che potrebbe assumere un significato quantomeno diverso se si riuscisse a vincere la Supercoppa ed a piazzarsi tra le prime quattro. Utopia? Forse.

Lo scopriremo solo vivendo.