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L’altra campana: intervista a Nicola Diliso

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Intervista a Nicola Diliso per la rubrica “l’altra campana”

Dopo Marco Zamboni (al LINK l’intervista completa) la redazione di CasaNapoli.net ha intervistato in esclusiva, per la rubrica l’altra campana, Nicola Diliso. Di seguito vengono riportare le parole dell’ex calciatore del Cagliari.

Raccontaci dei due anni a Cagliari da calciatore. Che esperienza hai vissuto?

“Ho trascorso a Cagliari due stagioni, una in A e la seconda in B. Nella prima stagione ero al mio terzo anno di Serie A. All’epoca era una piazza molto bella sotto tutti i punti di vista, a partire dalla location. Poi avevamo il Presidente Cellino che era un tuono, un fuoco in tutto e per tutto. Aveva voglia, investiva per comprare i giocatori, cambiava allenatori. E ho vissuto proprio quella fase della società. Inizialmente avevamo Oscar Tabarez come allenatore, che era rientrato dopo la parentesi al Milan. Già dopo il ritiro il rapporto tra i due scricchiolava, infatti dopo poche giornate venne esonerato ed al suo posto ritornò dopo anni Renzo Ulivieri. E’ stata un’annata particolare con il cambio di allenatore, un anno storto. Poi siamo andati in Serie B e ci siamo salvati tranquillamente, ma Cagliari è sempre stata una piazza calda e da prima categoria”.

Hai avuto come compagni di squadra grandi calciatori. Quali sono stati i più forti con cui hai giocato in quegli anni?

“Avevamo giocatori forti. Su tutti ricordo Mayélé, Mboma, Suazo, Morfeo. Poi c’erano anche O’Neill e Luiz Oliveira che erano dei fuoriclasse assoluti. Pensa che dopo quella retrocessione Macellari andò all’Inter, Zebina alla Roma e O’Neill alla Juve. Eravamo uno squadrone, ma purtroppo in una stagione in cui non te ne va bene una e siamo retrocessi”.

Per il Cagliari questa stagione è iniziata con una campagna acquisti importante e la squadra è candidata a fare bene. Dove può arrivare? Tra i nuovi arrivati che ruolo possono avere Nainggolan e Simeone? Può essere per loro la stagione del riscatto personale?

“Ha alcune individualità importanti ma è azzardato dire che possa puntare all’Europa. Credo che possa fare un campionato dignitoso oltre la salvezza. Ci sono squadre come Parma, Bologna, Udinese, Spal e Sassuolo che competono allo stesso livello. Mettiamo anche il Brescia che gioca bene e può essere una rivelazione. Il campionato è equilibrato ad ogni livello e ben venga perché così noi che lo seguiamo da spettatori ci divertiamo di più. Nainggolan qualitativamente non si discute. E’ un giocatore che, se è in partita, ti fa la differenza. Bisognerà vedere l’altro aspetto del giocatore, quello caratteriale. Arrivare a giocare in top club e ritornare poi in compagini meno blasonate significa che evidentemente qualche problema lo ha avuto o lo ha tuttora. Averlo in rosa è un’arma a doppio taglio: può essere trascinatore o controproducente alla causa. Deve dimostrare di essere un campione sempre, dentro e fuori dal campo. Non solo quando dice o vuole lui. Quando giocavo io al Cagliari il capitano era Matteo Villa ed era un trascinatore. Era un leader soprattutto nello spogliatoio e riusciva con il suo carisma a colmare le lacune tecniche che poteva mostrare. Noi lo seguivamo perché ci guidava. Oggi giocatori così non ci sono più. Simeone forse può dare un apporto maggiore tra i due perché è giovane, forte e vuole mettersi in mostra. Se la squadra farà bene, e me lo auguro, sarà grazie al lavoro ed alla voglia del collettivo”.

Nicola Diliso  Nicola Diliso

Che partita sarà Napoli-Cagliari? Un tuo pronostico per l’altra campana?

“Per la piazza che è Cagliari il Napoli non deve sottovalutare la gara. Sono partite che se le sblocchi subito, per i giocatori che ha il Napoli, ti viene tutto facile. Allo stesso tempo sono partite particolari perché, se hai l’ansia di vincere perché giochi in casa e devi rimanere legato alle prime posizioni in classifica, puoi sbagliare. Comunque Ancelotti cercherà di inculcare calma ai suoi giocatori, perché obiettivamente non c’è paragone tra i calciatori delle due squadre. Il Napoli parte favorito ma il Cagliari è una squadra rognosa”.

Cosa ti aspetti dagli Azzurri in questa Serie A? Rimangono gli antagonisti della Juventus?

“Il Napoli non ha niente da invidiare alla Juve e all’Inter. La Juventus sta facendo fatica e si è visto contro il Verona. Ma questi tre sono i club di testa e se la giocheranno tra loro. Io auguro al Napoli che possa vincere. Anche se non ci ho mai giocato immagino per un calciatore cosa possa significare essere del Napoli. Sono stato in piazze importanti dove i tifosi ti facevano sentire a casa. Ricordo Catania, Reggio Calabria, Verona e Vicenza; città in cui il calore dei tifosi si sente molto, anche se in maniera diversa tra Nord e Sud. Oggi giocare nel Napoli rappresenta il sogno di molti bambini perché squadre come questa in Italia non ce ne sono”.

De Laurentiis a Bari: che aria tira in città?

“Dopo gli ultimi Presidenti penso che chiunque fosse arrivato sarebbe stato accolto bene. Eravamo stanchi di alcuni personaggi e delle loro promesse non mantenute. Poi è arrivato De Laurentiis che ha un progetto serio ed un programma. Nel primo anno ha vinto il campionato di Serie D e ha costruito una squadra per vincere quello di C, anche se è partita male con l’esonero di Cornacchini. Personaggi come De Laurentiis fanno bene al calcio. A prescindere dagli interessi personali, se fa cose buone per la città ben venga. Stiamo passando degli anni difficili a Bari ma sogniamo in grande. Ha realizzato grandi cose a Napoli, che negli ultimi anni è sempre in Europa”.

Hai smesso di giocare a 37 anni per dedicarti alla carriera di allenatore, con particolare attenzione ai giovani. Qual è l’obiettivo più grande per i tuoi ragazzi? Quali insegnamenti ci tieni a trasmettere ai giovani della tua Scuola Calcio?

E’ stata una scelta di vita. Avrei potuto intraprendere una carriera da professionista affiancandomi a qualche allenatore, avevo la strada spianata. La scuola calcio è nata quando giocavo in promozione nel mio ultimo anno di carriera. Poi mi sono affezionato e ho voluto continuare. Le prime cose che gli insegno sono il rispetto e l’accettazione della sconfitta all’insegna del divertimento. Ho creato un ambiente sano in cui mi impegno a costruire l’uomo prima del calciatore. Pensa che statisticamente su 10000 bambini solo 3 diventano professionisti, quindi non prometto loro nulla su quella che potrà essere una carriera da calciatore. Poi se un ragazzo vale e merita lo segnaliamo alle società più prestigiose per dargli una possibilità. Penso di essere leale con tutti e la cosa che mi gratifica di più è che tantissimi genitori hanno sposato il mio progetto. Non ho speculato sul mio nome, sul mio passato e sulle mie conoscenze professionistiche per i miei interessi. Sfrutto il mio nome e la mia esperienza per trasmettere valori sani ai giovani. La Diliso Scuola Calcio di Bari (clicca il LINK per aprire la pagina Facebook) oggi conta circa 300 iscritti ed è affiliata alla SSC Bari”.

I napoletani sono molto spesso vittime di cori razzisti e Cagliari è purtroppo una delle città chiave in tal senso. In caso di ennesimi cori cosa sarebbe meglio fare, secondo te, per arginare questo spiacevole fenomeno?

“A Cagliari purtroppo si vedono spesso brutti episodi. Credo che la Federazione debba prendere controllo della situazione e dare sanzioni, ai tifosi e soprattutto alla società. Dico anche alla squadra perché i tifosi tutti, anche quelli che provocano questo, ne sono parte integrante. Forse si creerebbe una rottura tra la tifoseria e la squadra, ma utile per cercare di fare qualcosa e contrastare il fenomeno fino ad estraniare questi personaggi. Definisco queste persone vandali , perché uno intelligente non si sognerebbe di fare un buu ad un giocatore. Per me è inconcepibile che nel 2019 si paghi un biglietto per entrare allo stadio ed insultare un atleta per il colore della pelle, la razza o la provenienza. Oltre tutto se questo giocatore mi crea spettacolo devo ammirarlo ed applaudirlo, non insultarlo. Dico inoltre che c’è sempre stato astio tra tifoserie, giocatori e presidenti di squadre avversarie. E questo crea spettacolo ed alimenta il business in Italia, non facendo del bene al movimento calcistico. Per questo è difficile prendere una posizione dura da parte della Federazione, che secondo me dovrebbe iniziare a dare pene pesantissime”.

 

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