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Euro 2020 Italia – Grecia: nell’Olimpo del calcio torniamo noi

italia-grecia 2-0

Italia-Grecia 2-0: così finisce il match che ci qualifica per Euro 2020. Non una partita eccelsa, ma cinica per la qualificazione

Del bel calcio di Mancini, del suo tridente giovane e del suo centrocampo svecchiato stasera non c’è niente o quasi. L’Italia arranca e anche tanto nel primo tempo. Anche perché la Grecia scende all’Olimpico con un muro d’acciaio. Fatto nemmeno dai nostri italiani (Manolas in primis), ma da ragazzi giovani che costituiranno la futura nazionale balcanica. Mancini non si schioda dal suo fortunato 4-3-3 e spera che i suoi giochino una grande partita.

Convinzione errata, perché la Grecia gioca corta, pressa a livello difensivo, e riesce ad avanzare e indietreggiare all’unisono. Risultato: gli azzurri (oggi, in occasione degli anni Cinquanta, verdi) si bloccano. Pochi varchi, pochi dribbling, poche verticalizzazioni e molti lanci lunghi. Inutili.

Nel primo tempo addirittura zero tiri in porta. Con due marchiati S.V. sia per Donnarumma (dato positivo) sia per Paschalakis (dato negativo). L’Italia contratta e poco espansiva sulle fasce non crea alcun problema ai greci. Solo qualche rinvio a casaccio e qualche anticipo ordinario. In attacco Immobile è poco innescato e Insigne o non trova il controllo o non trova lo spazio per agire. Chiesa, che poi uscirà per infortunio al flessore, fa sempre quel che sa fare meglio: puntare e correre. Ma nulla scongela, in un Olimpico piuttosto freddo, lo schema fisso e l’anonimato del gioco azzurro.

Italia-Grecia secondo tempo: la scossa Bernardeschi

Ma Federico Chiesa si deve congedare anzitempo e subentra Bernardeschi. Il ragazzo della Juve, chiuso nel suo club, ha voglia di fare e si vede. Certo cerca troppo anche lui il fraseggio e quindi si perde contro la barriera greca.

Scherzo del destino nel secondo tempo è proprio la squadra ospite ad aver la migliore occasione: Limnios fa un buon movimento e trova con un rasoterra Bouchalakis  che a pochi passi calcia contro la rete esterna.

La fortuna dal Cielo ci assiste e noi Italia ne cogliamo l’attimo. In una fase della partita bloccata dialogano due piedi dolci come Verratti e Insigne e sul tiro del napoletano scatta il braccio del difensore greco.

Rigore ineccepibile e dal dischetto Jorginho non sbaglia. E’ un vantaggio dato più dalla foga iniziale e da un errore difensivo loro che da meriti tattici. Ed ecco che Bernardeschi, finora in sordina, si scuote.

Dalla sua fascia partono le idee e i suggerimenti per gli attaccanti. Il giocatore sente di esser parte della squadra e lo fa capire senza mezza intenzione con il raddoppio. Scoccata vincente da destra verso la porta, con il portiere che non può smanacciare la palla angolata e bassa. Federico mette quel 2-0 che chiude ogni dubbio e perplessità.

Gli azzurri/verdi non hanno giocato in stile “manciniano”, ma hanno forzato e accelerato quando serviva. Adesso possono entrare Belotti e Zaniolo per tentare di spingere ancor di più e ripartire. In realtà a parte qualche palla persa non accade nulla. Dalla radiolina o dal web arrivano le conferme che si aspettavano: la Finlandia oggi pomeriggio ha perso contro la Bosnia e l’Armenia s’è fatta fermare dal Liechtenstein. E’ quel pareggio che ci dà la certezza che volevamo: primo posto e qualificazione aritmetica acquisita. Così a punteggio pieno dopo il Belgio di Lukaku e Mertens e la Spagna ci arriviamo noi.

E lo facciamo dopo una batosta pesante (due anni fa eravamo fuori dal Mondiale) e già ci vedevamo un decennio di buio calcistico totale. Invece  è bastato il coraggio di Mancini, la qualità tecnica di nuovi interpreti e la pochezza degli avversari attuali per riportarci là, nell’Olimpo del calcio, almeno europeo.

Che l’ironia della sorte volesse che accadesse nello stadio Olimpico e al cospetto della Nazione che porta l’Olimpo come fregio del suo marchio è solo una coincidenza.

Il movimento italiano può ripartire e lo può fare dalla certezza che da noi il talento si può non escludere, ma controllare. Pur rispettando un’idea tattica e uno schema, la squadra di Mancini ha provato vari interpreti e non ha mai sbagliato. Ora riacquistiamo un po’ di fiducia verso questo primo europeo itinerante. Ma la strada per raggiungere le favorite ancora è lunga e il Mancio dovrà lavorare su tanti difetti della propria squadra.

Per ora godiamoci il primato e la qualificazione, ci sono sei mesi per migliorare le amnesie del gruppo azzurro. Quella di stasera è stata soltanto una delle tante volte in cui il gioco si isterilisce. A spazi chiusi. Dovremo trovare un modo per allargare in queste situazioni il gioco e magari dovremo anche pescare dei terzini più coraggiosi e temerari di quelli di questa sera.

Ma criticamente parlando riconosciamo al Mancio di aver modificato l’idea di Nazionale e di averle reso l’orgoglio di chiamarsi Italia. Per il resto che il verde delle maglie di Italia-Grecia sia foriero di prossimi successi internazionali.E questo ce lo auguriamo tutti.

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