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Si scioglie il sangue di San Gennaro: il miracolo si compie, ma a porte chiuse

San Gennaro compie il miracolo: si scioglie il sangue ma il duomo è a porte chiuse. Il cardinale Sepe compie il rituale, senza la presenza del pubblico

San Gennaro compie il miracolo: si scioglie il sangue ma il duomo è a porte chiuse. Il cardinale Sepe compie il rituale, senza la presenza del pubblico.

Il sangue di San Gennaro si è sciolto alle 19.04 durante un rito a porte chiuse a causa del coronavirus. Niente processione per la memoria della traslazione della reliquia di San Gennaro. A causa dell’emergenza Coronavirus, l’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe ha celebrato la funzione in un duomo deserto, in collegamento streaming.

Come spiega “Il Mattino”, quest’anno non si è tenuta quindi la tradizionale processione dal Duomo alla Basilica di Santa Chiara in ricordo della traslazione delle Reliquie dell’Agro Marciano alle Catacombe di San Gennaro. Pertanto, l’ampolla con il Sangue, nella cassaforte alle spalle dell’altare della Cappella del Tesoro, è stata prelevata dal cardinale Sepe che, da solo, l’ha portata sull’altare maggiore della Cattedrale per dare inizio alla celebrazione.

Al termine della messa, Sepe ha riportato l’ampolla nella Cappella. Secondo la tradizione, nel pomeriggio del sabato che precede la prima domenica di maggio, si è sempre tenuta la processione dal Duomo alla chiesa di Santa Chiara, con la teca contenente il sangue e con il busto del Santo Patrono di Napoli e della Campania, unitamente alle statue di alcuni Santi compatroni.

 

Molte parole toccanti usate dall’arcivescovo durante l’omelia:

“Oggi con questa particolare liturgia ricordiamo la traslazione del corpo di San Gennaro dal luogo del suo martirio, nei pressi di Pozzuoli, alle Catacombe che poi avrebbero preso il suo nome. Quest’anno però tale ricorrenza non può essere celebrata con la tradizionale processione a Santa Chiara.

L’emergenza sanitaria, che in maniera inattesa ha colpito e sconvolto le nostre comunità e il mondo, ci impone misure precauzionali per tutelare la salute di tutti e, quindi, una liturgia essenziale, austera, ma non per questo meno intensa e toccante.

Pur in questo stato di quasi solitudine, mi sento circondato dalla raccolta partecipazione di voi che seguite da lontano. Dei tanti devoti che in tale ricorrenza abitualmente affollano la cattedrale e di tutti quelli che, sparsi nel mondo, ci seguono con costanza e attenzione.

In questo clima di sconcerto generale avverto la silenziosa angoscia della nostra gente, l’inconsolabile dolore di chi ha perduto i propri cari, la preoccupazione di tante famiglie per un domani che appare ancora molto incerto”.

Poi continua:

Eppure noi – grazie a San Gennaro – possediamo una marcia in più. Una riserva di fiducia immensa e rassicurante e quando sono a rischio le sorti stesse della Città, il bene comune, allora interviene direttamente San Gennaro, che – come in passato – placa il Vesuvio. Libera dai contagi. Prende per mano il destino di tutti e l’avvia con mano decisa verso un approdo di salvezza.

Quante volte Egli è intervenuto per proteggere la Città dalle eruzioni, dalle epidemie, dalla peste e dal colera! È stato detto che San Gennaro è l’anima vera di Napoli che trova sempre la forza di sperare, di lottare, di vincere. Napoli non sì è mai arresa davanti alle pur numerose sciagure che l’hanno colpita.

In queste congiunture in Città si è sviluppata ogni volta una grande voglia di fare, una grande energia spirituale, una generosa vicinanza ai più bisognosi”.

Infine conclude:

“Oggi, nella drammatica situazione del nostro Paese, Napoli – come il suo Patrono – sta dando ancora una volta il meglio di se stessa. Si vanno moltiplicando le iniziative di sostegno per chi è in difficoltà. Si assicura a tantissimi un cesto di viveri, un piatto caldo, un sorriso di incoraggiamento.

C’è una folla di volontari – veri “santi della porta accanto” – che ogni giorno moltiplicano le loro iniziative e coinvolgono un numero crescente di persone disponibili.

In modo che nessuno resti digiuno. E commuove anche l’immagine di un cesto calato da un anonimo balcone con l’indicazione: chi può metta, chi non può prenda. A tutti costoro e soprattutto al personale sanitario che si sta prodigando nella cura dei contagiati con grande umanità ed estrema abnegazione fino al sacrificio della propria vita, vanno gratitudine, vicinanza e sostegno.

Ma c’è un altro fronte che mi preoccupa come pastore. Penso ai quartieri più a rischio della nostra Città, là dove il bisogno può creare occasioni per la camorra di inserirsi e di esercitare il suo nefasto potere. C’è chi è bravo a far fortuna in tempi di epidemia”.

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