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Covid in Campania, è record di contagi e tamponi: 4.601 positivi su quasi 26mila test

Covid in Campania

Covid in Campania, è record di contagi e tamponi: 4.601 positivi su quasi 26mila test

Nelle ultime 24 ore aumentano in Campania numero di positivi e di tamponi: 4.601 (4.309 precedenti) su 25.806 tamponi (22.696 precedenti).

Gli asintomatici sono 4.317, i sintomatici 284. I deceduti tra il 4 ed il 7 novembre sono 15 secondo il bollettino dell’Unità di Crisi regionale.

I guariti sono 440.

Per quanto riguarda i posti letto su base regionale ci sono 590 in terapia intensiva disponibili (di cui 186 occupati), in 3.160 quelli di degenza disponibili (di cui 1.817 occupati). (Dati ANSA).

I motivi per cui la Campania è diventata zona gialla 

La situazione Covid in Campania è peggiorata a dismisura negli ultimi giorni, eppure, dopo la crescita esponenziale dei contagi ad ottobre, la Regione è stata valutata zona gialla. Ovvero quella con meno restrizioni.

Sin da prima del DPCM con cui l’Italia è stata suddivisa in fasce colorate a seconda della situazione territoriale dei contagi, il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, era favorevole al lockdown.

Poi però, dal DPCM la Campania risultava essere classificata di colore giallo, ovvero come territorio con scarse problematiche legate a Covid-19.

A fare il punto della situazione è stato Il Mattino che ha esplicitato i motivi reali per cui nella zona rossa,

secondo l’analisi di rischio, finiscono le regioni in cui i casi aumentano in maniera esponenziale,

ovvero con Rt sopra a 1,5, e che fronteggiano una tenuta traballante del sistema delle cure in ospedale.

Per questo motivo la Campania non è stata definita zona rossa, proprio perché avrebbe gestito bene l’ondata dei contagi a seguito dell’estate.

Epidemia gestibile

Nonostante i tanti malati ed il tasso di occupazione dei posti in rianimazione che rischiano di far lanciare un allarme, l’epidemia risulta ancora gestibile.

Sono arrivati a disposizione della Regione anche la Croce rossa con gli ospedali da campo e le Case di cura con i posti letto accreditati.

“I parametri si rivelano inaffidabili e complicano oltre la soglia della comune comprensione le regole, il modo peggiore per prevenire l’epidemia” spiega al quotidiano l’epidemiologa Susanna Borriero.

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